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Scuola e Lavoro
30.03.2013 - 13:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Io, 50enne, ex quadro di una banca, oggi pulisco pavimenti e gabinetti a 13 franchi all'ora"

La struggente lettera di Pietro che, dopo aver letto il Manifesto sul lavoro, ha deciso di raccontare la sua storia

Sono uno di tanti. Cinquantenne ticinese mezzosangue (1/2 ticinese, 1/4 sangallese e 1/4 appenzellese) nato e cresciuto in questo triangolo di terra a tratti impervia e ormai solo a volte baciata dal sole. Abito da sempre nel "mio" comune d'origine nel Luganese.
 
Vi seguo giornalmente e voglio farvi i complimenti per questo vostro giornale; avete creato e state sviluppando un ottimo prodotto d'informazione con uno stile tutto vostro che, per quanto può contare il mio giudizio, oggi vi rende unici in Ticino. 

Finalmente ho a disposizione dei cronisti che non lavorano a compartimenti stagni a dipendenza di quale connotazione politica, sociale o economica si voglia impressionare o evidenziare. Sono schivo a fare commenti e a partecipare sui social network, perché sono un po' alla vecchia ed amo piuttosto il guardarsi negli occhi quando si parla; gli occhi non mentono mai; invece ho la sensazione cutanea che tanti commenti non rispecchino il profilo dello scrivente.
 
Sono di ideologia liberale e credo fermamente in quest’area di pensiero. Non ho però più fiducia nella politica e nello stato, perché alla base della libertà sta la responsabilità e purtroppo in ogni dove, non solo in Ticino, nessuno sa ancora assumersi le proprie responsabilità e quindi tutti prima o poi la perdono e la fanno perdere a tutto il popolo. 

Penso tristemente che l’attuale Cantone Ticino, fino al 1802 non era altro che un baliaggio; del ducato di Milano, della curia di Como, dei cantoni primitivi ed infine l’arrivo di niente popò di meno che Napoleone.

I ticinesi purtroppo hanno nel DNA quella voglia incontrollata di dare la propria terra, il futuro della propria gente in mano al primo che passa con una ciotola di polenta e latte.

Una buona formazione e una discreta carriera, non mi hanno mai fatto desistere dal mettermi sempre in discussione e ricercare esperienze uniche nel mondo del lavoro. Poter creare, riorganizzare, migliorare, era l’acqua per dissetarmi professionalmente. Non ho mai detto al mio datore di lavoro o ai miei superiori un NO, o un rifiuto a fare, provare, combattere. 

Poi tutto cominciò a cambiare inspiegabilmente. Per una serie di contingenze mi ritrovai alle prese con un lavoro che non faceva per me (o io non facevo per questa mansione) e quindi il cambiamento di posto di lavoro e lì subire mobbing in modo sublimemente somministrato da tutte le parti (colleghi, superiori ecc) ma come dimostrarlo?

Come se mi fossi svegliato mio malgrado nella storia di quel burattino di legno scritta da Collodi (ma per me rivista da Dario Argento),  mi sono ritrovato nei panni di Pinocchio ma con il naso di dimensioni normali, perché ho imparato sin da piccolo ad ascoltare il mio grillo ben piantato sulla spalla, vicino all’orecchio. La fata Turchina che però non ne voleva sapere di aiutarmi se prima non avessi schiacciato il mio grillo sotto le scarpe. Lo Stato, nei panni di Mangiafuoco, che ordinava ai carabinieri di portarmi nel paese dei balocchi per farmi crescere le orecchie d’asino e dappertutto una miriade di società create e dirette dal Gatto e la Volpe con la mano tesa che mi volevano aiutare.

Sono ormai al settimo anno che mi arrabatto per tirare avanti e soprattutto per non far perdere il tanto agognato tetto sulla testa ai miei figli e a mia moglie (la proporrò almeno a beatificazione); lavo pavimenti, gabinetti, vetri e quant’altro per 13.40 netti all'ora e cerco disperatamente di riprendermi, almeno quale indipendente, l'attività di consulente che ricoprivo precedentemente con passione e dedizione in assicurazione e in banca dove lavoravo come membro dei quadri.

Non ho mai ricevuto o voluto ricevere un aiuto o un soldo dallo stato, nemmeno l'assicurazione disoccupazione; solo precetti esecutivi. Non mi do per vinto e non mi rassegno, ma credo che denunciare questa situazione sia solo fiato o inchiostro sprecato. Sono però convinto che l’unione fa sempre la forza e che agire sia sempre meglio che piangere.

Mi ritengo un uomo dell'ORA (che oltre ad un riferimento temporale si riferisce a Osserva, Rifletti e Agisci) ed ho un sogno nel cassetto: un progettino messo lì già tempo fa prima che si arrivasse a tanto con il problema occupazionale. D'altronde bastava solo guardarsi attorno, ascoltare i mugugni della gente, leggere il resoconto dei lavori nei diversi parlamenti e fare una piccola somma di 1+1-4: senza pallottoliere non era tanto difficile intravvedere dove si fosse potuti arrivare. 

Se guardiamo la storia, l'attuale crisi non è che la fotocopia delle precedenti (1873-1825, 1929) e quale è il perno? Il lavoro. Se manca il lavoro alla massa, tutto prima o poi cade!!! I politici e statisti di quei tempi l'avevano capito, vedi fortini della fame appena fuori dalla nostra porta di casa fino al New deal, come pure, ma è meglio non arrivare a tanto, il colonialismo e le grandi guerre.

I politici e statisti o pseudo tali di oggi non credo che lo stanno capendo e qui ancora la storia ci insegna che se all'ultimo piano non si capisce o non si vuole capire, bisogna partire dalla cantina e quindi è il popolo o meglio almeno chi desidera uscire dalla cantina per prendere una boccata d'aria senza funghi o muffe a dover montare la china: in modo educato, corretto, responsabile e liberale. 

Bisogna lavorare sull'opinione pubblica, sulla popolazione che non vede o preferisce non vedere, parlarne appunto guardandosi negli occhi e non solo attraverso un muro con internet o giornali. Lavorare ai fianchi dei padroncini e delle ditte dei diversi "Gatto e Volpe", con un po' di sana e buona concorrenza.

L'ho proposta a diversa gente che è nelle mie condizioni, come anche a persone che politicamente potevano essere a mio giudizio capaci. Ho sempre ricevuto un giudizio positivo da tutti, ma nessuno mi ha detto "dai che ci proviamo". Il Ticino è terra di persone che hanno in bocca e in mente solo il detto "ARMIAMOCI E PARTITE".

Tanti cordiali saluti e l'augurio che possiate continuare a fare questo sano giornalismo per il quale avete sicuramente le qualità,
 
Buona Pasqua,

Pietro

NOTA DELLA REDAZIONE

Ringraziamo di cuore Pietro per la sua preziosa testimonianza. E invitiamo chiunque voglia raccontare la sua vicenda a scriverci all'indirizzo info@liberatv.ch . Noi, fatte le dovute verifiche, le pubblicheremo anche, se richiesto, con la garanzia dell'anonimato. Saremo il megafono delle vostre storie. Del vostro disagio e della vostra rabbia, certo, ma anche delle vostre speranze e delle vostre idee. Pensiamo che il racconto della vita reale, attraverso la narrazione dell'esperienza direttamente vissuta dalle persone, sia uno strumento potentissimo per smuovere le acuqe.

Lo abbiamo scritto nel nostro Manifesto a difesa del lavoro in Ticino: non abbiamo più un secondo da perdere, è giunto il tempo di agire concretamente, tutti. La politica, le associazioni economiche, i sindacati, ma anche noi, comuni cittadini siamo chiamati a prenderci un pezzo di responsabilità in più. È necessario e urgente riscoprire e ricostruire una comunità. Per questo vi chiediamo di aiutarci e di venire allo scoperto.

Si può fare! 

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