ImmigrazioneMassa
24.02.2014 - 16:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Immigrazione di massa, Roberto Saviano: “La Svizzera rinnega la propria storia e cede alla paura”

“Il referendum svizzero contro la circolazione degli stranieri è ispirato da timori che sono frutto della disinformazione. Decidere su queste basi fa violenza agli stessi cittadini che l’hanno votato” ha commentato Saviano sul sito dell’Espresso

ROMA – “Cosa accade quando vince la paura? Cosa accade quando una nazione dimentica la sua storia? Può accadere che contro le stesse intenzioni del Governo, della maggioranza del Parlamento, delle associazioni, delle imprese e dei sindacati, si voti un referendum che introduca limitazioni alla libera circolazioni di cittadini stranieri in un determinato paese.” Inizia così l’articolo firmato dal famoso scrittore italiano Roberto Saviano, autore del best seller “Gomorra”, che appare oggi sul sito del noto settimanale italiano L’Espresso. 

Un commento dai toni non certo comprensivi per la scelta svizzera espressa nel voto sull’immigrazione di massa del 9 febbraio, scelta che secondo Saviano si ritorcerà contro la Confederazione: “Pur non facendo parte dell’Unione, la Svizzera ha un ruolo centrale in Europa, non fosse altro che per la sua posizione strategica. Eppure, senza averne la necessaria consapevolezza, i cittadini svizzeri che hanno votato sì, rischiano di fare un danno incredibile al loro stesso paese che, nonostante la crisi profonda degli Stati confinanti, ha comunque mantenuto la disoccupazione sotto una soglia accettabile e ha continuato ad avere un’economia in crescita, seppur minima, ma in crescita. E tutto questo è stato possibile grazie alla capacità che la Svizzera ha continuato ad avere negli anni di attrarre investitori, di attrarre lavoratori specializzati da ogni parte del mondo.”

Il problema, secondo lo scrittore, va visto anche alla rovescia per capirne la portata: “Ma se è vero che in Svizzera vivono e lavorano almeno un milione di cittadini europei, sono quasi cinquecentomila gli svizzeri che hanno lasciato il proprio paese per andare a vivere e lavorare altrove. Cosa accadrebbe a queste persone se la chiusura fosse a doppio senso?”

Saviano poi, elogiando in parte il sistema referendario svizzero, commette però un errore che in tutta Europa sta “spopolando” nei commenti al voto espresso dai cittadini svizzeri, che sono stati chiamati a votare su un’iniziativa popolare e non su un referendum. Al di là del comprensibile errore, soprattutto per chi non ha dimestichezza con la democrazia diretta e i suoi strumenti, Saviano giudica lo strumento “prezioso”, ma che “può anche diventare un’arma pericolosa che rischia di dare immediata attuazione a timori che di fondato hanno poco. Di timori frutto e conseguenza di disinformazione.” Continua lo scrittore. 

La Bossi-Fini e la ferita del Ticino

Roberto Saviano paragona successivamente l’iniziativa UDC alla legge italiana Bossi-Fini sull’immigrazione, varata secondo lo scrittore nello stesso clima di paura: “In Italia l’esperienza fallimentare della Lega Nord e i danni che ha prodotto la Bossi-Fini sono un esempio clamoroso di come prendere decisioni sulla scorta di paure contingenti e dimenticando la propria storia di immigrati, nel caso degli italiani, e di accoglienza, nel caso della Svizzera, equivalga a far violenza a se stessi. Una violenza che nel tempo si paga.”

Non poteva poi mancare anche un rimando al clamoroso risultato ticinese, ritenuto contraddittorio: “In tutto questo non mancano delle contraddizioni che a raccontarle ci si sente feriti. In Svizzera gli immigrati italiani sono i più numerosi e non è un caso, forse, se nel Canton Ticino, ovvero nella Svizzera di lingua italiana, la percentuale dei sì sia stata più alta che nel resto del paese, vicina al 68 per cento. Le restrizioni infatti riguardano anche i frontalieri.”

La conclusione dell’articolo è invece dedicata interamente alla storia di accoglienza della Confederazione, secondo Saviano appunto tradita con l’iniziativa UDC: “È così, dunque, che la Svizzera risponde alla crisi, sacrificando una parte fondamentale dei propri diritti, illudendosi di difendere in questo modo i privilegi. Eppure così ha solo rinnegato la sua storia, una storia di accoglienza durata secoli. In Svizzera si sono rifugiati matematici e filosofi, scrittori e artisti di ogni orientamento politico e di ogni religione. La Svizzera ha accolto chiunque fuggisse da dittature e persecuzioni e ora addirittura il diritto d’asilo viene messo in discussione e sarà sottoposto a restrizioni. La Svizzera ha fatto della sua neutralità, della sua apertura mentale e della trasparenza delle sue frontiere una forza incredibile. Ha salvato più vite questa attitudine all’accoglienza che migliaia di soldati armati fino ai denti. Rinunciare all’accoglienza, per la Svizzera, significa rinunciare alla propria storia.” Conclude lo scrittore.

red

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