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Cronaca
02.04.2014 - 19:140
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Job Contact, i retroscena dello scandalo: disdette in bianco e curricula taroccati. E le donne incinte? Meglio licenziarle

Tra la documentazione prodotta dall'OCST, che ha spinto la Sezione del lavoro a segnalare il caso al Ministero pubblico, anche un vademecum che il direttore forniva ai collaboratori

LUGANO - Al di là dei risvolti penali – che se le cose stanno come pare stiano non sarà difficile provare -, la vicenda che coinvolge l’agenzia interinale Job Contact di Lugano e le sue filiali ha i contorni di uno scandalo. L’ennesimo scandalo che tocca direttamente il mondo del lavoro.
Fenomeni di sfruttamento e illeciti (stando alla documentazione raccolta) attuati per aggirare le leggi. Tutto, ancora una volta, e come sempre, in nome del denaro, della speculazione e del guadagno sulle spalle dei più deboli: di chi ha disperato bisogno di lavorare o di chi, pur di portare a casa un salario è disposto a tutto.

La segnalazione al Ministero pubblico è partita oggi dalla Sezione del lavoro (leggi l’articolo correlato), che ha ricevuto dal sindacato OCST una documentazione che fa rabbrividire. E dopo averla sottoposta ai propri giuristi ha deciso di procedere per via penale.

Tra i documenti c’è – stando a fonti di liberatv - anche una sorta di vademecum che il direttore della Job Contact distribuiva ai suoi collaboratori. Nel frattempo, il direttore è stato licenziato dagli azionisti della società, che si dicono ignari di tutto, anzi, sostengono (stando alla RSI) che il provvedimento non ha nemmeno a che fare con questa vicenda.

Ma veniamo al “vademecum”. Ecco, sulla base della documentazione raccolta dal Sindacato cristiano sociale, le raccomandazioni che il direttore faceva ai suoi collaboratori quando assumevano personale da “prestare” alle aziende in cerca di manodopera “flessibile”. Personale locale, residente o frontaliero.

Al momento dell’assunzione ai disoccupati o ai cercatori di impiego veniva fatta firmare una disdetta in bianco. Così, in caso di lunga malattia (i primi 30 giorni sarebbero stati a carico della Job Contact), potevano essere licenziati pre-datando la disdetta stessa. Poi, al termine della malattia avrebbero potuto ripresentarsi per un nuovo impiego.

Non solo: ai collocatori veniva anche raccomandato di “taroccare” i curricula delle persone eccessivamente formate, in modo da poterle “vendere” sul mercato come poco o non qualificate. In questo modo, le tariffe orarie praticate alle aziende erano decisamente concorrenziali, a parità di prestazione, rispetto ad altre agenzie interinali. Alle persone in cerca di lavoro veniva consigliato di accettare questa pratica perché sarebbe stato più facile farle lavorare e quindi guadagnare.

Un terzo illecito riguarda la maternità. La direzione raccomandava ai collaboratori di convocare le donne incinte e di convincerle a licenziarsi. Così, per qualche mese avrebbero beneficiato della disoccupazione e poi il loro guadagno sarebbe stato coperto dall’assicurazione maternità.

Non sappiamo se queste raccomandazioni (documentate nero su bianco) venissero applicate in modo sistematico e quanti lavoratori abbiano coinvolto. Sarà l’inchiesta penale a stabilirlo, come pure verificare la fondatezza della documentazione prodotta. Ma in questo mercato del lavoro ormai dilaniato da uno sfruttamento dilagante non è difficile credere che queste cose siano potute accadere.

Intanto, il 31 marzo, il direttore ha scritto una mail ai suoi collaboratori per informarli di essere stato licenziato con effetto a fine giugno per decisione degli azionisti di maggioranza della Job Contact. Ma da subito, ha aggiunto, non sarò più in azienda. “Motivazione? Job Contact ha bisogno di una scossa”. Il direttore esprime delusione per il provvedimento, sostenendo di aver fatto il suo dovere. “Ho offerto agli azionisti la mia consulenza anche per il futuro - conclude -. Credo che 30 anni di esperienza nel settore potrebbero giovare al futuro dell’azienda. La mia proposta è stata però respinta”.

Ora, alla luce di quanto sta emergendo, il licenziamento del direttore e la sua mail ai collaboratori, desta qualche perplessità. Che andrà chiarita nell'ambito dell'inchiesta.

emmebi

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