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12.04.2014 - 18:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Marco Bazzi: "Lugano, passata la festa gabbato lo santo. I "padroncini" se vanno, rimane soltanto l'amarezza"

L'ANALISI - Il caso dell'evento Medacta ha indignato molti cittadini e indignarsi è legittimo quanto sono legittime le scelte di Alberto Siccardi

di Marco Bazzi

LUGANO – Intendiamoci, e lo ribadiamo per l’ennesima volta: nel libero mercato, ognuno è libero di fare le scelte che vuole. Però, se è un personaggio pubblico, e magari fa anche politica, deve anche assumersi le responsabilità delle proprie scelte di fronte all’opinione pubblica.

L’industriale Alberto Siccardi, già fervente militante UDC e ora esponente di Area Liberale, ha scelto una ditta di catering italiana per l’evento della sua Medacta, che ha portato a Lugano tra venerdì e sabato un migliaio di persone, in particolare chirurghi che adottano le protesi prodotte dalla sua azienda. Ha detto che la ditta di catering di Lugano che era stata contattata costava il doppio di quella che alla fine ha scelto, la Piaceri d’Italia di Lecco.

Legittimo. Nulla di illegale, ovviamente. Ma di poco elegante sì, trattandosi di un evento che ha avuto un fortissimo impatto pubblico, occupando ben tre piazze di Lugano e il Palazzo dei congressi. E fosse poi solo il catering! Le maxi strutture tendate (dette tensostrutture) sono state realizzate dalla Kairos, una ditta che in Ticino ha soltanto un sito internet e una bucalettere a Stabio. Operai, camion e strutture sono infatti arrivate dall’Italia, fornite dalla ditta a cui la Kairos fa capo. Così, il centro di Lugano è stato invaso dai “padroncini”. Sabato sera hanno smontato quasi tutto e se ne sono andati.

Per inciso, la Kairos, come ha giustamente rilevato Siccardi, ha già realizzato diversi eventi pubblici a Lugano, dove la Città magari non ci ha messo un franco, ma ci ha messo l'immagine. E l'immagine conta!

Non c’è nulla di illecito in tutto questo, ma non possiamo stupirci se la gente si sente presa in giro e alla fine non crede più alle parole dei politici, che sono già in campagna elettorale.

Dopo il voto del 9 febbraio (ma anche prima) abbiamo assistito a un teatrino impazzito, con esponenti e partiti che facevano a gara a chi la sparava più grossa: fermiamo i padroncini, basta notifiche on line, mettiamo l’ufficio di registrazione a Cevio, denunciamo l’accordo sui frontalieri, blocchiamo nuovamente i ristorni, reintroduciamo i contingenti, e chi più ne ha più ne metta…

Va bene, ci sta, è il gioco della politica. Ma poi alla fine si accetta che il “salotto buono” di Lugano, dove governa tra l’altro una maggioranza leghista, sia letteralmente invaso da camion, furgoni e operai provenienti da oltre confine. Per dirla tutta, solo per il catering, l’evento Medacta ha impiegato una sessantina di lavoratori italiani con permessi temporanei. E lasciamo stare che i camion non erano refrigerati. Questo evento poteva essere realizzato da aziende ticinesi, e la scelta non mancava.

Siccardi ha fatto le sue scelte. Poteva anche scegliere di realizzare il suo evento a Como, o a Varese. Ma ha scelto Lugano. Come ha scelto, anni fa, di trasferire la sua industria in Ticino. E chi opera in Ticino, pur creando indotto economico e posti di lavoro, dovrebbe avere più rispetto per i cittadini, anche a costo di spendere di più per un evento.

Qualcosa di simile – un andirivieni di “padroncini” – si è visto recentemente anche a Espoprofessioni. Pure lì, il solito gioco della ditta “ticinese” che monta le strutture, ma alla fine fa capo a manodopera italiana. Tra l’altro la ditta in questione è accreditata anche sul sito del Palazzo dei congressi.

Nel caso di Espoprofessioni - dove i padroncini si sono diluiti nel grande ambaradan organizzativo - le scelte avrebbero dovuto essere ancora più rigorose, trattandosi di una manifestazione finanziata dal Cantone e rivolta ai giovani che guardano (con preoccupazione) al loro futuro professionale. Nulla di illecito nemmeno in questo caso, s’intende, ma se non cambia la mentalità le cose andranno peggiorando, perché le offerte italiane saranno sempre più concorrenziali.

E come sempre, sono i ticinesi – privati, aziende e imprese – che chiamano i “padroncini”. La colpa è nostra, non di chi, più o meno onestamente (e sull’onestà si potrebbe aprire un capito a parte), viene a lavorare in Ticino.

In conclusione, è inutile agitarsi e strepitare se poi alla fine non ci indigna nemmeno quando le cose succedono sotto gli occhi di tutti. Non una riga finora, da parte della politica, sul caso Medacta… Indignarsi è legittimo esattamente quanto sono legittime le scelte di Siccardi. Finita la festa gabbato lo santo, dice il proverbio, e così è, in effetti. I padroncini se ne sono andati. Rimane soltanto l'amarezza.

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