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18.04.2014 - 10:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Salario minimo, duello Bertoli-Beltraminelli. Il socialista: "Meno effetti negativi del frontalierato". Il pipidino: "No, più frontalieri"

I Consiglieri di Stato dipingono due visioni opposte qualora l'iniziativa in votazione il 18 maggio venisse accolta dal popolo. E sullo sfondo del dibattito resta sempre il voto del 9 febbraio

BELLINZONA - Il dibattito sull'iniziativa sul salario minimo in votazione il 18 maggio è più vivo che mai. Fautori ed oppositori dibattono dipingendo scenari opposti sulle conseguenze che produrebbe la misura qualora venisse accettata. Una discussione che coinvolge pubblicamente anche due Consiglieri di Stato: il socialista Manuele Bertoli e il pipidino Paolo Beltraminelli. E sulla sfondo del dibattito resta comunque molto forte l'onda lunga del voto del 9 febbraio e le variabili, ancora molto incerte, su come l'iniziativa UDC verrà implementata. Il duello a distanza fra i due ministri va in onda su Facebook. Cominciamo da Bertoli: "Chi è costretto a lavorare molto senza guadagnare abbastanza deve accontentarsi di case piccole o disagiate, deve sottrarre tempo prezioso alla cura dei propri figli e, se non ha parenti disponibili nelle vicinanze, non può permettersi di affidare questo compito ad altri, fatica a permettersi delle vacanze e magari è pure obbligato a doversi rivolgere allo stato per avere aiuti finanziari complementari". "Salari minimi obbligatori dignitosi, sufficienti per vivere adeguatamente in Svizzera - argomenta ancora il ministro socialista - sono quindi prima di tutto una questione di giustizia e di dignità che un Paese civile non può e non deve ignorare. La determinazione di salari minimi decenti permetterebbe anche di ridurre i fenomeni negativi legati al frontalierato, in particolar modo il dumping salariale, che provoca una concorrenza sleale tra lavoratori indigeni e lavoratori d’oltre confine, questi ultimi disposti a lavorare per salari troppo bassi per vivere in Svizzera. È inutile attendere i contingenti per lavoratori residenti che faranno seguito al voto del 9 febbraio scorso, perché se i posti di lavoro proposti nel quadro di questi contingenti saranno offerti ai residenti con salari da fame, nessuno li accetterà e torneranno a essere proposti ai lavoratori che vivono oltre confine". Di tutt'altro avviso Beltraminelli: "In teoria il salario minimo di 4000 franchi - scrive - sembrerebbe rappresentare la soluzione ai problemi del lavoro... sembrerebbe! In verità per il canton Ticino avrebbe conseguenti molto pesanti: più disoccupazione, soprattutto giovanile, aumento dei prezzi, minor mobilità professionale per crescere professionalmente, meno stimoli per la carriera, aumento della già altissima pressione dall'estero per venire a lavorare in Svizzera, soprattutto frontalieri che non spendono qui, lavoro nero, problemi per ceto medio e pensionati e purtroppo potrei continuare. Beltrameditiamo:)".
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