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Cronaca
18.04.2014 - 14:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Una cena tra amici, l'attaccabrighe che mi insulta e vuol tagliarmi la gola. Meglio una denuncia pubblica che penale

Una storia di ordinaria follia accaduta mercoledì sera in un ristorante di Lugano. Il piantagrane è già stato diffidato da diversi locali pubblici, ma insiste

LUGANO – Questa è una storia che voglio raccontare perché forse è più efficace un articolo di una denuncia penale.

Metti un mercoledì sera qualunque. Un gruppo di amici decide di mangiare una pizza in centro a Lugano dopo l’aperitivo. Ci si siede a tavola e poco dopo si avvicina un tizio sui sessant’anni visibilmente alticcio, che stava al bancone, e che inizia a parlare a voce sempre più alta con la persona seduta a capotavola. Senza nemmeno chiedersi se magari sta importunando chi in quel locale è entrato per cenare e non per sorbirsi le sue esternazioni.

Io sono seduto all’angolo del tavolo e a un certo punto, mentre il tizio sbraita, ricevo una telefonata.

Mentre rispondo mi alzo per andare fuori dal locale e dico al mio interlocutore “aspetta che esco che qui c’è un signore un po’ agitato e non sento”. Apriti cielo! Il tizio inizia a insultarmi sotto gli sguardi allibiti di camerieri e commensali. “Bazzi lascia parlare le persone!”. E giù una sfilza di epiteti ingiuriosi. Terminata la telefonata rientro e il tizio continua a insultarmi – dà anche della tro… a una ragazza che interviene per calmarlo -, poi cerca di aggredirmi invitandomi ad andar fuori a fare a botte.

I camerieri lo trattengono e io mi risiedo a mangiare. A un certo punto il tizio mi prende per i capelli e mi strattona, al che mi alzo e gli dico di star calmo. Nel frattempo i camerieri hanno chiamato la polizia, che arriva poco dopo.

Gli agenti prendono le generalità mie e del tizio, che viene accompagnato fuori dal locale dove continua a discutere con gli agenti e a un certo punto li spintona anche. Dalla vetrata mi invita ancora a uscire facendo segno che mi taglia la gola. E io gli faccio una foto.

Quando l’agente mi riporta la carta d’identità mi dice che, se voglio, l’indomani posso sporgere denuncia in Gendarmeria. Vie di fatto e ingiurie ci stanno tutte. Ma che senso ha? Meglio rendere pubblica questa storia di ordinaria follia. Senza fare il nome del tizio, che comunque si vede in lontananza nella foto. Poi scopro che questo piantagrane, questo attaccabrighe, trasferitosi in città da un paesino sopra Lugano, è già stato diffidato da diversi locali pubblici (e ora lo sarà dal ristorante in cui ha fatto la sceneggiata). È un becero che cerca rogne, non so se per natura o soltanto quando alza troppo il gomito. Faceva anche il galoppino per un partito.

Se fosse uno straniero qualcuno ne avrebbe già chiesto a gran voce l’espulsione. Ma è un ticinese DOC e dobbiamo tenercelo. Se vi capita di incontrarlo non dategli corda.

emmebi

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