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Cronaca
23.04.2014 - 12:430
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Papa e divorziati, Don Feliciani: “Pienamente d’accordo, vanno accolti a braccia aperte. E su gay, contraccettivi e aborto…”

L’occasione ce l’ha data direttamente il Pontefice: abbiamo pertanto raggiunto l'arciprete di Chiasso per un'interessante e ricca chiacchierata, toccando il tema dei divorziati, ma anche tutti quelli più "spinosi" per la dottrina cattolica

CHIASSO – “Un divorziato che prende la comunione non sta facendo nulla di male". Parola di Papa Francesco. “Sono pienamente d’accordo, tutti sono chiamati all’eucarestia, senza distinzioni”. Parola di Don Feliciani, arciprete di Chiasso. 

La notizia questa mattina arrivava dal Vaticano: il Papa ha chiamato personalmente una donna argentina che gli aveva scritto e l’ha rincuorata alla cornetta affermando che non c’è nulla di male nel prendere la comunione da divorziati (leggi articolo correlato). Una dichiarazione importante, non certo la prima che questo Pontefice “rivoluzionario” ci regala, ma di sicuro di grande rilevanza e che imprime una svolta nella dottrina cattolica classica e ai suoi dogmi. 

Ne abbiamo pertanto parlato con l’arciprete di Chiasso Gianfranco Feliciani che, in un’analisi non certo banale o strettamente ortodossa, ci spiega il suo punto di vista e la presenza di questi temi dalle nostre parti. 

Don Feliciani, un primo commento sulla dichiarazione ‘telefonica’ del Papa? È d’accordo con la concessione della comunione anche ai divorziati? 

“Senz’altro, io sono anni che mi batto a favore di questo problema, che è un problema di pedagogia pastorale, non si tratta di un dogma, in quanto tutti sono chiamati all’eucarestia, senza distinzioni. La Chiesa aveva posto dei paletti in passato, ma il contesto culturale era profondamente diverso, 100 anni fa c’era un divorzio o una separazione ogni cento, poteva dunque aver senso dire: ‘guarda che si divorzi non ti faccio più la comunione’, che poteva servire anche da deterrente. Ma in una situazione come quella odierna, dove le coppie divorziate o separate superano il 50 percento, una pedagogia del genere non va assolutamente più bene: se una pedagogia d’amore viene interpretata come punitiva dev’essere cambiata, in quanto deve scaturire solo dall’obiettivo del bene.”

Crede dunque che le regole ecclesiastiche formali e ufficiali vadano riviste in questo senso? 

“Certo! Il nucleo del Cristianesimo e del messaggio della Chiesa è l’amore di Gesù per noi, il nucleo eterno. Si può invece discutere su metodi e modalità, che vanno rivisti in ogni momento storico. Dopodiché va da sé che questo amore abbia bisogno di essere difeso dalla banalizzazione e dalla strumentalizzazione, penso ad esempio ai preti dell’Italia del sud che coraggiosamente rifiutano la comunione ai capi mafiosi, che tentano di strumentalizzare l’approvazione ecclesiale in proprio favore. Ma di fronte a un divorziato dobbiamo solo spalancare le porte e le braccia, non credo proprio che in questo modo si rischino strumentalizzazioni da parte dei credenti, e anche se ci fossero sarebbero trascurabili.”

Crede che il discorso legato alla comunione possa essere allargato anche agli omosessuali? 

“Assolutamente sì, tutte queste situazioni vanno accettate. Quando qualcuno cerca onestamente il bene, anche se dovesse aver sbagliato in modo grave o fallito o non so che, c’è sempre un perdono che ci viene dato. La comunione non è una medaglia per le anime sante, è piuttosto una “medicina” per chi è in difficoltà. E anche per quanto riguarda le unioni omosessuali non posso che essere d’accordissimo con quanto affermato da Papa Francesco: ‘Chi sono io per giudicare un gay’. Si tratta più di un problema culturale che religioso e non possiamo assolutamente desumere dalla parola di Dio questa impostazione anti-gay. La bibbia è figlia e risente delle impostazioni culturali del suo tempo e ovviamente non vedeva di buon occhio questo fenomeno, ma è un fatto culturale risalente a un’epoca dov’era fondamentale mettere al mondo tanti figli. L’unico criterio che deve prevalere su tutto è l’amore.”


Su aborto e contraccettivi il Papa non ha invece ancora espresso una chiara inversione di tendenza, ma ha semplicemente, parole sue, evitato di parlarne troppo spiegando che è inutile insistere solo su questi temi, visto che d’altronde la posizione della Chiesa è conosciuta. È d’accordo o crede che ci voglia una svolta anche su questi temi come per i precedenti?

“Io credo che non possiamo mettere la fede e la morale sullo stesso piano, perché il comportamento etico cristiano scaturisce dalla fede, e quindi conosce il confronto con la contingenza storica e la sfida della cultura. Basti pensare al cambiamento nella considerazione della donna nell’ultimo secolo. Dunque dobbiamo ricavare dalla fede, dentro le sfide del nostro tempo, qual è il nostro comportamento. Anche perché è necessario farlo:  se leggiamo la bibbia nelle prime pagine è scritto ad esempio che Dio benedice la poligamia, come mai? Ecco, la bibbia non ha le ricette pronte, serve quindi il confronto con il contesto storico. Anche sui contraccettivi, mentre l’aborto è un discorso un po’ differente, il criterio è sempre lo stesso: l’amore e la dignità umana. Se la pillola serve a banalizzare un gesto d’amore è un conto, ma in altri casi è sicuramente accettabile. Insomma: una pillola in mano a una bambina di 15 anni è una cosa, la pillola presa da una donna di 40 anni che ha già tre figli ha decisamente un’altra valenza.” 

E per quanto riguarda il preservativo? Spesso la Chiesa è stata criticata per la sua posizione “anti”, soprattutto in un continente come l’Africa afflitto dalla piaga dell’AIDS. 

“Capisco, e può essere sicuramente un aiuto in certe zone del mondo, in ogni caso è necessario andare al cuore del problema, ovvero mirare ad avere un comportamento  sessuale fondato sulla responsabilità. Non credo che sarà il preservativo a risolvere il problema, certo non va demonizzato è può essere certamente un aiuto, ma non è di certo la panacea a tutti i mali, anche perché non è sicuro al 100 percento e anche se lo fosse non potrebbe da solo cambiare le cose. Le malattie sono un brutto male, ma lo sono anche il disprezzo del corpo umano e la banalizzazione della sessualità.”

E invece sull’aborto qual è la sua posizione?

“È un discorso differente, certamente non è facile mettersi nei panni di chi ricorre a questa pratica. Credo infatti che si tratti di un problema umano prima ancora che di fede. Io quando parlo con persone confrontate con il problema chiedo sempre loro: ‘Quella piccola cosa che hai in grembo è vita o non è vita? E, se è vita, ci sono ragioni per uccidere la vita?’ Certo, se viene un ladro e con una pistola minaccia me i miei bimbi, per usare una metafora, io posso reagire e le ragioni possono esserci. Noi non abbiamo le norme morali già preconfezionate e pronte, credo che ognuno debba trovare la propria strada, perché come insegna la Chiesa l’ultima istanza non è né la parola del Papa né il comandamento di Dio, ma il primato della coscienza. La Chiesa questo lo ha sempre detto, anche se in passato ha sicuramente troppo “tagliato” sui problemi della sessualità e della famiglia, ma ora un cambiamento sembrerebbe prospettarsi, ad iniziare dal sondaggio promosso dal nuovo Papa in tutto il mondo proprio su questi temi, che conferma anche che il Pontefice non ha tutte le ricette in tasca, ma ha bisogno di confrontarsi con le famiglie, i medici, gli scienziati, la società, tutti insomma.”

Un’ultima domanda: anche in Ticino dai fedeli sono sentite queste problematiche? Lei riscontra nel quotidiano queste sensazioni di esclusione da parte dei fedeli? 

“Da noi il clima ecclesiale è sempre stato un po’ più aperto rispetto ad altre zone, anche solo della vicina Italia. I preti in Ticino e in Svizzera generalmente si sono sempre espressi con meno rigore e più apertura d’animo, così come i diversi vescovi nostrani che si sono susseguiti. Io, come credo la maggioranza dei miei colleghi ticinesi, ho sempre accolto tutti alla comunione e non ho mai ricevuto rimproveri o reclami. Certo che poi era facile che si insinuassero dei dubbi nei fedeli, che si chiedevano: ‘Ma questo atteggiamento è solo vostro o corrisponde anche a quello del Vaticano?’. Ecco, direi che ora con questo nuovo Papa molte nuvole sono state spazzate via e il clima sia cambiato.”

dielle 

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