BELLINZONA – La pubblicazione sul Mattino della domenica di un documento riservato della Polizia cantonale non l’ha certo lasciato indifferente. Anzi! E la sua reazione è più che comprensibile, anzi doverosa. Il comandante Matteo Cocchi è immediatamente intervenuto richiamando tutti gli agenti e i collaboratori della Cantonale al rispetto della confidenzialità e del segreto professionale. Lo ha fatto inviando una mail collettiva.
Il domenicale leghista ha divulgato la fotografia scattata con un telefonino di una pagina del “giornale” dove vengono registrati tutti gli interventi di polizia. E la pagina si riferiva al fermo della colf filippina che lavorava in casa Item, il caso al centro della cronaca politica di questi giorni.
“Ho preso spunto dalla pubblicazione di quella foto – dice Cocchi a liberatv, confermando il suo intervento – per esprimere la mia preoccupazione per le fughe di notizie in generale. Al di là del caso in questione, dunque. Tra i doveri dell’agente di polizia c’è anche il segreto professionale, che va assolutamente rispettato. La confidenzialità su ciò che gli agenti vengono a sapere durante la loro attività professionale è un fattore fondamentale per la credibilità dell’intero corpo di polizia”.
Al “giornale” – e alle informazioni che vi sono riportate - hanno accesso centinaia di collaboratori della Cantonale. Quello che il comandante pretende è che la fiducia che viene concessa, autorizzando i poliziotti alla consultazione di informazioni riservate, venga ricambiata da ogni singolo agente.
“Non era mai accaduto che un documento di questo tipo finisse su un giornale. E se imbocchiamo questa strada senza che nessuno lanci un chiaro richiamo ai doveri dell’agente di polizia diamo un segnale negativo sia all’interno del corpo sia nei confronti dell’opinione pubblica. Ne va della nostra immagine e della nostra professionalità. Per questo ho deciso di scrivere una mail chiara e perentoria, mettendo i puntini sulle ‘i’. Una comunicazione che, ripeto, solleva un problema che va oltre il caso in questione”.
So perfettamente, conclude Matteo Cocchi, che la stragrande maggioranza degli agenti si comporta in modo corretto, “ma non tollero che per colpa di uno soltanto venga messa in discussione la credibilità di tutti”.
emmebi