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Cronaca
23.04.2014 - 16:090
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Berna: GastroSuisse contro il salario minimo. Lanciato anche l'allarme 'contingenti'

L’associazione di categoria svizzera si è espressa oggi nell’annuale conferenza stampa. Dure parole anche sulla votazione del 9 febbraio: “Dovremo investire molte energie per scongiurare i disastrosi danni derivanti dall’approvazione dell’iniziativa”

BERNA – “È importante respingere con determinazione la dannosa iniziativa del salario minimo sulla quale si voterà il 18 maggio”. È questo il principale messaggio emerso dalla conferenza stampa annuale di Gastrosuisse, che si è tenuta stamane a Berna. 

I rappresentanti dell’industria alberghiera, il quarto datore di lavoro per dimensioni in Svizzera, si sono espressi con parole dure anche contro l’esito della votazione sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, sull’IVA e sulla situazione generale del settore. 

E cominciamo proprio dall’esito della votazione del 9 febbraio, sul quale l’associazione di categoria non le ha certo mandate a dire, come si legge nel comunicato: “Dovremo investire molte energie per scongiurare i disastrosi danni derivanti dall’approvazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa”, così Klaus Künzli ha commentato le conseguenze del risultato elettorale del 9 febbraio, aggiungendo: “Chiediamo contingenti sufficientemente corposi, meno burocrazia e l’abbattimento degli svantaggi nei confronti dei settori più forti sul piano del valore aggiunto.”

Dopo aver, come di consueto, contestualizzato il settore nel panorama economico svizzero, sottolineando le difficoltà del momento causate dalla crisi, in particolare nelle regioni periferiche dove la “moria delle osterie è ormai un dato di fatto”, l’attenzione dei presenti si è subito spostata sulla votazione sul salario minimo prevista il prossimo 18 maggio. 

Il no al salario minimo

“È importante – si legge nel comunicato – respingere con determinazione la dannosa iniziativa del salario minimo sulla quale si voterà il 18 maggio”. “L’esperimento del salario minimo avrebbe effetti particolarmente negativi sull’industria alberghiera e della ristorazione”, ha affermato risolutamente Ernst Bachmann, vicepresidente di GastroSuisse. “I ristoranti e gli alberghi sono legati al territorio e non possono delocalizzare all’estero le loro attività. Il salario minimo imposto dallo Stato non farebbe che indebolire ulteriormente la concorrenzialità della Svizzera ed è paragonabile a un’imposizione salariale”, ha aggiunto il signor Bachmann, anche in veste di presidente della Commissione per il diritto del lavoro e gli affari sociali di GastroSuisse. “Siamo a favore di un’efficace collaborazione sociale in seno all’industria alberghiera e della ristorazione”, ha proseguito Ernst Bachmann. “Il comportamento di determinati sindacati mina tuttavia questa consolidata collaborazione sociale, compromettendo a tutti gli effetti il rapporto di fiducia esistente.”

“L’industria alberghiera – continua la nota – e della ristorazione è un settore sociale con datori di lavoro pragmatici, con i piedi per terra, “vicini alle persone”. Molti di loro oggi non guadagnano più dei loro collaboratori, talvolta anche meno, ha spiegato Ernst Bachmann. “Noi paghiamo i salari che la nostra redditività ci consente.” L’industria alberghiera e della ristorazione si avvale da anni di un valido contratto collettivo di lavoro nazionale e negli ultimi anni ha fatto enormi sforzi sul piano delle condizioni di lavoro. L’industria alberghiera e della ristorazione fa quello che le è economicamente possibile.”

“IVA: basta con l’ingiustizia”

Le attenzioni di albergatori e ristoratori si sono poi spostate sulla questione dell’Iva e dell’imposizione all’8%, vissuta dal settore come un’ingiustizia: “Da anni GastroSuisse – continua il comunicato – si batte per ottenere condizioni quadro che tengano conto dell’importanza economica del settore e chiede soprattutto pari trattamento a livello di IVA. “Invece continuano a metterci i bastoni tra le ruote”, ha criticato Hannes Jaisli, vicedirettore di GastroSuisse. Dall’introduzione dell’IVA nel 1995, l’industria alberghiera e della ristorazione è discriminata rispetto al commercio al dettaglio e, in parte, ai take-away. Le prestazioni delle strutture ricettive – pur essendo incentrate sulle derrate alimentari – vengono tassate all’aliquota normale dell’8 per cento e non a quella ridotta del 2,5 per cento. “Se era sbagliato allora, al giorno d’oggi è del tutto ingiustificabile, poiché le forme di ristorazione sono sempre più simili”, spiega Hannes Jaisli. Le conseguenze interessano tanto il settore quanto, soprattutto, i suoi clienti” conclude il comunicato. 

red

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