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23.04.2014 - 16:460
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ticino a Expo: c'è chi tifa per l'exit strategy. Ma Bertoli: "Nessuna trattativa: niente di concreto"

Attilio Bignasca lancia il segnale: "Potrei tornare sui miei passi, ma tocca ad altri muoversi". Il presidente del Consiglio di Stati: "Non capisco cosa dovremmo fare. Le trattative si fanno semmai prima dei referendum"

BELLINZONA - Partiamo dalle certezze: la macchina del referendum leghista contro il credito di 3 milioni e mezzo per la partecipazione del Ticino all'Expo 2015 a Milano è partita. Le prime firme sono già state raccolte: ne occorreranno 7'000 perché i ticinesi possano votare. Online è anche stato lanciato il sito dei referendisti dove è possibile scaricare i formulari (per visitarlo clicca qui) e su Facebook è attiva ormai da giorni la pagina dedicata alla raccolta firme. Altra certezza: il coordinatore Attilio Bignasca ci ha confermato ancora stamattina che il referendum va avanti e che domenica sul Mattino dovrebbero essere inseriti i formulari. 

Attilio Bignasca sibillino

Poi c'è il però. E veniamo alle ipotesi. Il coordinatore leghista, infatti, al Corriere del Ticino ha rilasciato una dichiarazione sibillina: "Potrei tornare sulla mia idea, ma sono gli altri che devono muoversi". Ohibò, si sono detti in molti, dentro e fuori dalla Lega, chi con fastidio, chi con speranza, leggendo le parole di Bignasca: solo l'ennesimo fumogeno oppure tira aria di un nuovo e clamoroso ribaltone?

Ci siamo informati, innanzitutto con il diretto interessato. Il coordinatore della Lega ci ha spiegato che sono cinque giorni che in via Monte Boglia arrivano segnali. Segnali dalla controparte che fa presente alla Lega la propria disponibilità a costruire un exit strategy per salvare capra e cavoli. Ovvero evitare il referendum in cambio di un ridimensionamento del credito, sulla base di quanto chiesto dai leghisti in Parlamento. Ma da dove arrivano questi segnali di fumo? Dal Governo? Dai partiti pro Expo? Da chi? "Dei partiti non mi fido e il Gran Consiglio ha già deciso, solo il Consiglio di Stato potrebbe cambiare la situazione. Quindi faccia lei...". Bignasca si dice comunque scettico ("non ci credo") sul fatto che sul suo tavolo arrivi un'offerta interessante e concreta. Anche perché i tempi, sottolinea, sono molto stretti. E qui si ferma: non una parola di più da parte del coordinatore leghista che, però, sembra farci capire piuttosto chiaramente di rivolgerci ad ambienti governativi o comunque vicini al progetto Expo-Ticino se vogliamo capirne di più. 

I cinque punti e la voglia di exit strategy

Facciamo qualche telefonata. Nessuno si espone ufficialmente ma quattro punti sembrano coincidere nelle informazioni che ci forniscono i nostri interlocutori. Uno: il messaggio lanciato da via Monte Boglia è stato colto ma non è stato compreso ("Cosa vogliono in pratica?"). Due: non esiste allo stato attuale delle cose una proposta concreta su cui ragionare. Tre: il Consiglio di Stato è in pausa per le vacanze di Pasqua e quindi, semmai, se ne parla settimana prossima (non si avverte un urgenza tale da interessarsene durante le ferie). Quattro: c'è effettivamente chi spinge per imboccare una terza via e trovare una soluzione senza ricorrere alle urne. Cinque: tutti le persone che abbiamo contattato fanno presente che i 3 milioni e mezzo di credito sono un tetto massimo e che la decisione votata dal Parlamento dice chiaramente che qualora i vari progetti ticinesi (tipo Trenhotel) dovessero fallire quei soldi non verrebbero reinvestiti.  

Bertoli: "Niente di concreto"  

Compreso il clima, chiamiamo il presidente del Consiglio di Stato per verificare le informazioni raccolte. Manuele Bertoli, innanzitutto, conferma che non esiste nessuna ipotesi concreta di exit strategy. "E non capisco neanche bene quale potrebbe essere". Un nuovo messaggio che ridimensioni il credito, suggeriamo. "Non credo proprio: che tipo di nuovo messaggio dovrebbe fare il Governo? C'è una decisione del Parlamento che il Governo non può certo annullare e che - lo ricorda anche lui - fissa un tetto massimo di spesa e dice chiaramente che qualora alcuni progetti non andassero in porto i soldi verrebbero risparmiati. Più in là di così mi sembra difficile andare". E una trattativa con i referendisti, abbozziamo. "Solitamente non si fanno trattative sui referendum o, semmai, si fanno prima. Il referendum o si fa o non si fa", taglia corto.

Bertoli poi, pur ribadendo, che il ricorso al referendum "è un diritto democratico che ognuno può decidere di esercitare liberamente, ci mancherebbe", evidenzia quali a suo avviso sarebbero i rischi di una mancata partecipazione del Ticino a Expo. "Sarebbe una figuraccia colossale soprattutto verso i nostri partner svizzeri, che contano sul nostro appoggio, in particolare i cantoni gottardisti e la Confederazione. Se dovessimo ritirarci come potremo in futuro andare a chiedere la solidarietà e l'appoggio per i nostri problemi a questi partner? Il Ticino riceverebbe la patente di inaffidabilità. Con tutto quel che ne consegue...".

I Giovani leghisti: "In prima linea per il referendum"

E torniamo all'inizio. Alle certezze. Nel tardo pomeriggio il Movimento Giovani Leghisti ha diramato una nota stampa in cui dichiara di volersi impegnare "in prima linea per la riuscita del referendum . Dal prossimo weekend i Giovani Leghisti vi aspettano dunque con un gazebo in Piazza Dante a Lugano per combattere insieme ai cittadini questo assurdo regalo a Fallitalia. In un momento in cui i partiti storici vogliono tagliare i sussidi di cassa malati ai ticinesi bisognosi e preparano l'aumento delle imposte tramite l'assurdo moltiplicatore cantonale, è per noi un dovere verso la popolazione investire tutte le nostre risorse in questa battaglia a difesa degli interessi del Ticino".

"Il Movimento Giovani Leghisti - si legge ancora nel comunicato - non può che denunciare anche come a quasi tre mesi dalla votazione Contro l'immigrazione di massa, ancora nulla si sia mosso per applicare concretamente la volontà popolare. Torniamo quindi a chiedere con forza l'immediata introduzione dei contingenti. Contingenti che, se la Confederazione continuerà a tergiversare, il Ticino dovrà introdurre in maniera unilaterale, considerato che il 70% dei ticinesi lo ha richiesto il 9 febbraio. E in questo contesto, dunque, oltre al referendum sul credito per l’expo di Milano, ribadiamo la necessità che il Governo blocchi il più presto possibile i ristorni dei frontalieri".

AELLE

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