ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
04.05.2014 - 14:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

JunaProject: tre Grazielle in viaggio per il mondo… un progetto made in Ticino

Tre bici che passano di mano in mano e cento missioni da realizzare per donare altrettante biciclette a cento bambini nel mondo. Lucas Realini, principale ideatore, spiega il progetto che ha preso il via sabato

LUGANO – Tre bici, tre mitiche Grazielle, che partono dal Ticino e, passando di mano in mano, attraverso ‘mirabolanti imprese’, riescono a raggiungere gli angoli più disparati della terra e, perché no, anche a tonare poi al punto di partenza. Questo è in sintesi JunaProject.

Ne abbiamo parlato con il suo principale ideatore, Lucas Realini: “È un progetto nato per divertimento – racconta –. Volevo far partire le bici per poi vedere fin dove potevano arrivare. Lo spunto mi è venuto dal booksharing, con il passaggio dei libri di mano in mano. Solo che in questo caso si tratta di tre biciclette e l’idea di base è proprio farle viaggiare condividendole. Ma poi, parlandone con amici e parenti la cosa ha cominciato ad evolversi fino a dar vita, dopo due anni di lavori, a JunaProject”.

L’idea a Realini era venuta quando era in possesso di una sola di queste bici. Poi, un po’ per caso, come spiega, gli sono capitate fra le mani altre due Grazielle: “Sono tutte e tre molto particolari: una è pieghevole, la seconda si può allungare e accorciare mentre la terza si divide completamente. Sono tre bici molto adatte al trasporto anche su altri mezzi e che quindi ben si prestano allo scopo”.

Ma come funzionerà, in concreto, questo viaggio per il mondo? Il tutto è cominciato sabato, quando ‘lo staff’ (composto da Realini, il fratello e il fotografo Jacek Pulawski, “ma anche i molti altri amici che ci hanno dato una mano”) ha effettuato la prima consegna delle tre bici ad altrettante persone. Da qui è partita la catena. Ogni persona che riceverà la Graziella potrà tenerla per un po’ e affidarla poi a un suo amico o famigliare e così via.

Chi riceve la bici può anche decidere di partecipare in maniera ancora più attiva al progetto: in ballo ci sono infatti cento missioni fra cui è possibile scegliere. “L’idea è venuta a mio fratello – racconta Realini –. Oltre a rendere ancora più divertente il tutto, hanno anche lo scopo di dare una motivazione in più a chi si troverà fra le mani le nostre bici e uno stimolo a mandare avanti il messaggio. Non sono obbligatorie, ognuno è libero di farle o meno, compierne quante vuole, rifare quelle già fatte e, perché no, anche proporcene di nuove”.

E scorrendo la lista delle cento missioni, visibile sul portale del progetto junaproject.com, si ha davvero l’imbarazzo della scelta: da “guidare vestito da super eroe e aiutare le persone nelle loro attività quotidiane” a “pedalare in tacchi a spillo”, da “prendere l’aereo” o il treno a “pedalare sotto la luna piena vestito da Dracula” e molte altre ancora. Ma la più ambiziosa in assoluto, commenta Realini, “è la missione che prevede che le bici facciano ritorno a casa. E non a caso è la centesima. Sarebbe davvero un sogno che tornassero indietro sane e salve”.

Le missioni non hanno però solo lo scopo di aumentare il divertimento, dietro c’è anche una componente benefica. Se si riusciranno a compiere tutte le missioni infatti, i ragazzi di JunaProject si sono impegnati a regalare cento bici a cento bambini nel mondo. Per trovare i fondi necessari, spiega Realini, “siamo aperti a qualsiasi forma di collaborazione: da contributi personali, anche piccoli, a sponsoring. I preparativi per raggiungere la cifra necessaria sono cominciati: qualcuno ha già fatto delle donazioni. E presto partirà la campagna di crowdfunding”.

Indicazioni più precise su come poter contribuire sono disponibili sul portale del progetto. Ma non è tutto, dal sito si potranno seguire anche le imprese delle tre “Juna”. Ogni persona che entrerà in possesso di una delle bici potrà infatti condividere, inviando foto e video agli organizzatori, la propria esperienza o, se deciderà di compiere una delle missioni, la ‘prova’ della sua realizzazione: “Noi aggiorneremo il sito e i social media su cui siamo presenti con i materiali che ci arriveranno. C’è poi anche una cartina dove, nel limite del possibile, si potranno seguire gli spostamenti delle tre bici e per ognuna di loro ci saranno le statistiche con missioni compiute, chilometri percorsi e chi le ha usate”.

“Quello che sicuramente ci incuriosisce – aggiunge Realini – è vedere se le bici riescono davvero ad andare avanti ‘da sole’ e fin dove potranno arrivare. Ci sono naturalmente dei rischi, potrebbero andare perse o essere rubate, ma noi speriamo succeda il più in là possibile”.

I messaggi alla base del progetto non si limitano quindi solo al promuovere lo spostamento sostenibile, l’attività fisica e la salute. Per lasciare libere le tre “Juna” ci vuole anche una bella dose di fiducia. “Certo, noi vogliamo proprio anche mandare il messaggio che ci si può fidare delle persone. E poi c’è sicuramente un aspetto sociale, di amicizia e rapporto umano. Con il passaggio delle bici di mano in mano, l’unica richiesta che facciamo è che chi consegna la bici si prenda il tempo di parlare col prossimo proprietario e spiegargli cos’è JunaProject e quale il suo obbiettivo. Non volevamo mettere troppe regole, abbiamo preferito lasciare più libertà e contiamo quindi sulla responsabilità personale di chi avrà le bici”.

Per seguire gli sviluppi e la strada che percorreranno le tre “Juna” non resta quindi che tenere d’occhio il portale del progetto. E a viaggio appena iniziato, chiediamo infine a Realini, quali sono le aspettative?

“Devo dire che fin da subito, parlandone con le varie persone con cui sono entrato in contatto, l’idea suscitava molto interesse. Sono in molti a essersi già proposti per guidarle. Per questo magari, per le missioni, pensiamo di organizzare una community in cui ognuno può mostrarci come le ha realizzate con la propria bici. Per il viaggio delle tre Juna invece le aspettative sono già grandi e internazionali. Abbiamo costruito il sito in inglese proprio perché speriamo che il progetto possa allargarsi molto. Infatti cercheremo di mandare le bici, già dopo qualche passaggio, fuori dai ‘confini’: probabilmente una andrà a Zurigo, un’altra verso l’Italia e la terza a Madrid o Vienna. Cercheremo di partire fin da subito a livello internazionale. È una scommessa, ma ho deciso di provare”.

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
realini
bici
missioni
progetto
mano
juna
viaggio
mondo
idea
via
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved