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Politica e Potere
18.07.2014 - 15:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il nuovo super radar sull'A2 e le multe per raddrizzare le finanze

L'ANALISI - Il nuovo apparecchio posizionato sull'autostrada servirà anche per far cassetta. Il vento anti-radar sta cambiando ma Gobbi spieghi fino in fondo qual è il suo pensiero e che tipo di politica vuole fare

di Andrea Leoni

Il nuovo super radar posato sull'autostrada servirà anche per far cassetta. Questa è la verità e non devono esserci dubbi. È la logica che lo dice: l'apparecchio posato nei pressi di Monte Carasso produrrà nuovi e benvenuti incassi per lo Stato. Questo fatto non nega gli altri argomenti con cui Norman Gobbi ha presentato lo strumento. Tutti i fattori sono intrecciati e ognuno di questi avrà un risultato da raggiungere: sicurezza e incassi in primis.  

Il nuovo super radar è stato presentato a pochi giorni dalle indiscrezioni sul prossimo preventivo che avevano seminato un certo imbarazzo in casa Lega. In particolare proprio per la misura che punterebbe a un aumento delle entrate tramite a un incremento delle multe via radar sull'autostrada. Nell'unica presa di posizione ufficiale diramata dal Consiglio di Stato sul prossimo documento finanziario, questa ipotesi non era stata né smentita né confermata. Da Palazzo solo un silenzio imbarazzato. Il susseguirsi di questi due avvenimenti - l'indiscrezione sull'aumento del gettito delle multe e la posa del nuovo radar – o sono frutto di una straordinaria coincidenza, e di un grosso scivolone nella comunicazione, oppure sono la conferma di ciò che accadrà. 

Il ministro leghista si trova nuovamente al centro di un'accesa polemica politica. Lo accusano di aver tradito uno delle coniugazioni del Verbo leghista. E anche in casa sua la mossa non è piaciuta granché e si somma ad un altro voto mal digerito in via Monte Boglia: quello a favore del salva Expo che il suo collega Zali non ha votato. Ora, capiamoci bene: radarismo non fa rima con leghismo, su questo non ci piove. E non c'è bisogno di scomodare la taglia di Giuliano Bignasca. È sufficiente il sospetto di far crescere le entrate piazzando le "infernali scatolette" per contribuire a raddrizzare i conti. 

Ma il punto vero è un altro: il Canton Ticino prevede di arginare il dissesto finanziario anche attraverso un maggior incasso dalle multe. E ne farà una stima a preventivo. Senza cadere nello scandalo facile - perché questa pratica è corrente in quasi tutti i comuni, con al Governo anche PLR, PPD e PS - vien da chiedersi se sia giusto che il risanamento passi anche da qui. Se sia corretto cioè che l'Ente pubblico alzi l'asticella degli introiti a questa voce, di fatto incoraggiando una politica che miri a raggiungere il risultato stabilito. O se al contrario non si debba avere un atteggiamento passivo e di fiducia verso i cittadini. In parole pavore: noi consideriamo che gli automobilisti si comportino correttamente e ciò che frutterà dalle multe, quantomeno oltre la media storica, è da considerarsi come un'entrata straordinaria. Quindi verificabile solo a consuntivo. 

Personalmente sono tra quelli che si è sempre battuto contro il radarismo e continuo a pensarla allo stesso modo. Ricordo ancora una vivace discussione con l'allora ministro Luigi Pedrazzini, quando definii i risultati della sua politica in materia una sorta di "mattanza da tonnara" per gli automobilisti. Il Consigliere di Stato PPD, da casa Lega ma non solo, fu duramente criticato per la posa dei radar sulle cantonali - oltre all'unico fino a ieri presente sull'A2 - e più in generale per la strategia, considerata eccessiva, con cui la polizia cantonale faceva capo agli apparecchi. E ancora non c'erano i trucan e i super radar.   

La sensazione però è che anche in Ticino il vento stia cambiando. Gli anti-radaristi stanno piano piano diventando minoranza e le richieste di chi desidera maggiori controlli, soprattutto nei tratti di strade più sensibili, crescono a dismisura. Forse i ticinesi stanno in qualche modo digerendo e accettando quel che nel resto della Svizzera è una realtà consolidata. Oltre le Alpi l'utilizzo dei radar avviene a tappeto e senza remore: vista in quest'ottica il Ticino è ancora un'isola felice. Anche sul tasso di alcolemia la consapevolezza sta crescendo. I ticinesi continuano a considerare questa infrazione - quando la vita altrui non è messa in pericolo e quando il palloncino non sfora limiti insostenibili - come un reato bagatella, il frutto della sfortuna, una "disgrazia" verso la quale esprimere solidarietà. Ma non è più considerata la grave ingiustizia con cui all'inizio si viveva il limite dello 0,5. 

Tornando a Gobbi. Ha scelto la via della trasparenza assoluta presentando il nuovo super radar e mettendoci la faccia. Ha fatto bene. Lui non è Giuliano Bignasca e da lui non si può certo pretendere né che abbia le stesse idee su tutto del fondatore e neppure che da uomo delle istituzioni persegua la "provocazione" della taglia. 

Quel che forse gli è mancato in questa occasione è la chiarezza. Dovrebbe dire tutto d'un fiato, e senza calcoli, qual è il suo pensiero sul tema dei radar e come intende impostare complessivamente la sua politica in materia. Magari sottolineando ciò che molti cittadini hanno scritto sui social network: meglio che paghi chi commette un'infrazione piuttosto che un aumento delle imposte che dovrebbero pagare tutti. Introdurre la tassa sul sacco cantonale - se parliamo di bestemmie in Chiesa - non è diverso che piazzare il super radar. La differenza sta nella risoluzione complessiva di una problematica e nella chiarezza, oserei dire nella determinazione, con cui le due proposte sono state mesyse sul tavolo.

Gobbi è parso tentennante, quasi dovesse giustificarsi per quel che stava facendo. In altre occasioni è stato molto più convincente: quando ad esempio ha avuto il coraggio di proporre e difendere, senza il dovuto sostegno del suo Movimento, riforme fondamentali per il futuro di questo cantone. Come il Piano delle aggregazioni o la polizia unica. Certo le critiche degli irriducibili poltronari non sono mancate, ma la determinazione del ministro, e il "peso" delle proposte, ha fatto e farà la differenza nel dibattito.      

  

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