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29.07.2014 - 09:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Elisabetta Lara Gianella: "Gli sportivi d'élite, i capricci dei prof di ginnastica e il caso della famiglia Nesurini"

SECONDO ME: "Oggi essere una sportiva d'élite non basta per prendere una bella nota in ginnastica. Qui, oltre a cadere nel ridicolo, siamo di fronte a un vero e proprio atto di arroganza per non dire di megalomania"

di Elisabetta Lara Gianella*

Essere uno sportivo d’élite, in qualsiasi disciplina, è sicuramente un privilegio perché il mondo dello sport, soprattutto in tenera età, ti permette di vivere un'esperienza parallela di vita gratificante ed istruttiva. Ma una carriera agonistica non è solo questo. Sacrificio. Costanza. Determinazione. Serietà. Delusione. Stanchezza. Queste sono solo alcune delle parole che rappresentano il retro della medaglia per un adolescente che decide di inseguire il suo sogno sportivo.

Proprio ricordando tutti i sacrifici che io e la mia famiglia abbiamo fatto durante la mia carriera tennistica, prima e dopo il trasferimento al centro nazionale di Bienne, comprendo perfettamente lo stato d’animo della famiglia Nesurini e lo sfogo del papà di Gaia su Facebook. Gaia Nesurini è una promessa della ginnastica artistica svizzera. È stata recentemente protagonista degli Europei che si sono svolti a Sofia. E presto andrà alle Olimpiadi. Gaia vive a Gnosca ma dovendosi allenare al Centro sportivo di Tenero trenta ore alla settimana per praticità ha frequentato le medie a Gordola. I lunghi e intensi allenamenti sostenuti per affrontare al meglio la competizione Europea, come è normale, hanno inciso sui suoi risultati scolastici. Ma neppure troppo …. tanto che alla fine della quarta ha ottenuto una media del 4,5. Media che tuttavia le impedirà di accedere, a settembre, agli studi superiori alla scuola sportiva. Per farlo le sarebbe bastato il 4,6…lo 0,1 in più rispetto a quanto ottenuto! A non far quadrare i conti della media, e a far arrabbiare giustamente la famiglia Nesurini, un 4 in educazione fisica!

Lo sanno tutti: frequentare una scuola pubblica ed allenarsi ad alto livello, rosicchiando un po’ di ore scolastiche qua e là, non è facile. Spesso si decide di sacrificare le lezioni di educazione fisica per non perderne delle altre oggettivamente più importanti. Questa scelta però, troppo spesso, urta alcuni professori di ginnastica che, per riaffermare il valore accademico della loro materia, siglano una pagella con un 4 o, come nel mio caso, ti aspettano nel parcheggio della scuola quando si è in procinto di salire in macchina per corrente agli allenamenti un’ora prima della campanella (anche se il direttore della scuola aveva dato il suo assenso). Quello che fa ancora più sorridere, per non piangere, sono le motivazioni fornite dalle istituzioni scolastiche: oggi essere una sportiva d'élite non basta per prendere una bella nota in ginnastica. Qui, oltre a cadere nel ridicolo, siamo di fronte a un vero e proprio atto di arroganza per non dire di megalomania. Qualsiasi persona che si interessa di sport d'élite sa che  ci sono ore dedicate alla specialità e altrettante ore dedicate alla condizione fisica in senso stretto (palestra, corsa, coordinazione, stretching, ecc…). Asserire che una sportiva di questo calibro abbia a mala pena la sufficienza in educazione fisica perché non raggiunte il livello base del programma e della filosofia che lo ispira (ma per carità!) è un mero pretesto per nascondere i capricci di certi professori che non accettano che le loro lezioni vengano sacrificate. Così fanno ricorso all'unica "arma" di pressione di cui dispongono sull’allievo e la sua famiglia: il voto finale in pagella. Minacciare l'uso della nota bassa denota già una scarsa attitudine all'insegnamento, utilizzarla davvero è scandaloso. Questi professori feriti nel loro orgoglio professionale dovrebbero prendere esempio dai tanti altri loro colleghi che hanno l'umiltà di comprendere il loro ruolo e sono felici di sostenere i loro allievi, magari regalando "mezzo punto in più", non tarpando le ali al loro talento.  

Immagino la delusione di Gaia in questo momento. E comprendo la frustrazione di un genitore che sa a quale duro lavoro fisico è sottoposta la figlia ogni giorno. Molto spesso l’unica scelta, per chi può permetterselo, è rivolgersi alle scuole private che sono molto più aperte al dialogo e permettono allo sportivo di conciliare sia gli studi che la carriera senza subire conseguenze ingiuste. Ma non può essere questa la soluzione: dobbiamo puntare a una scuola pubblica che metta il talento, quando è autentico, degli allievi (nella sport, nella musica e in qualsiasi altra disciplina) davanti alle rigidità sciocche dei programmi e ai capricci di quei professori che non lo sanno cogliere e valorizzare.

Alla famiglia Nesurini il mio incoraggiamento a battersi contro queste “discriminazioni”. A Gaia, oltre ai miei complimenti e al mio in bocca al lupo, esprimo tutta la mia solidarietà da ex sportiva: Vai avanti, non mollare!”.

*ex sportiva d'élite

 

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