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Politica e Potere
30.07.2014 - 10:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La storia di Gaia diventa un caso politico. Savoia: "La scuola faccia autocritica". Boneff: "Atto di arroganza. E preoccupa il DECS"

La disputa tra le istituzioni scolastiche e la famiglia della giovane ginnasta ticinese d'élite suscita reazioni trasversali. Dopo l'interrogazioni di Michele Guerra intervengono duramente anche il coordinatore dei Verdi e il deputato PPD

BELLINZONA - Continua a far discutere il Mondo politico la vicenda della giovane ginnasta Gaia Nesurini e della lotta che la sua famiglia ha ingaggiato con il DECS per l'ormai celebre 4 in educazione fisica che le ha impedito, per lo 0,1, di ottenere la media per accedere alla scuola superiore per gli sportivi d'élite (leggi articolo correlato). Un caso fatto di molte sfaccettature, oltre al "fattaccio" della nota, che ieri ha già fatto scattare un'interrogazione da parte del deputato leghista Michele Guerra.

Savoia: "Come allievo prima e come padre poi ho vissuto situazioni che gridano vendetta al cielo"

Questa mattina sul suo blog Sergio Savoia ha dedicato un lungo articolo alla vicenda: "Niente scuola sportiva per Gaia dunque. Il padre della giovane ginnasta si incazza, giustamente. Scrive la cosa su Facebook. E il Dipartimento scrive a lui dicendogli... che non deve esprimere il proprio dissenso su Facebook. In pratica il DECS tra le molte cose che fa e le molte che dovrebbe fare, trova il tempo di monitorare le pagine facebook dei genitori degli allievi? L'interrogazione di Michele Guerra mi sembra perfettamente giustificata e attendo con trepidazione la risposta del solerte Manuele Bertoli. 

"Premesso che il mio livello di conoscenza della vicenda si limita a quanto pubblicato dalla stampa - aggiunge il coordinatore dei Verdi - trovo che il caso illustri in maniera assolutamente perfetta alcune delle cose che non vanno nella nostra scuola. La prima: una visione meccanica e fondamentalmente psicotica del rapporto tra docenti e allievi. I docenti non insegnano, certificano. Un docente che ha a cuore la propria materia e i propri allievi coe può non voler incoraggiare una delle poche ginnaste dotate e di talento che abbiamo? Dovrebbe capire che quel che conta non è ciò che avviene nella palestra delle medie o sul registro delle presenze ma quel che succede nella testa e nella vita degli allievi. Questo sta dietro la parola "maestro". Non voglio condannare un docente di cui non so nulla ma mi sembra veramente che la valutazione sia grottescamente burocratica. 

Altro aspetto che non necessariamente è applicabile a questo caso ma che mi viene riportata alla mente da questo caso: la maggioranza dei docenti lavora benissimo. Ma la minoranza che lavora male è comunque sostanzialmente indiscutibile. La mia esperienza di padre mi ha portato a contatto con docenti il cui comportamento era ridicolmente (o scandalosamente, fate voi) inadeguato. La risposta implicita? Sopporti signor Savoia, tanto poi l'anno prossimo suo figlio cambia scuola, o cambia opzione e non ce l'ha più quel docente lì. Sì, ma altri ragazzi continueranno ad averlo e cosa diciamo ai genitori di quei ragazzi lì, e a quei ragazzi che sono sostanzialmente vittime del sistema? Nelle nostre scuole ci sono docenti demotivati, con problemi di dipendenze, con zero capacità didattiche, che tirano alla fine dell'ora, del semestre, dell'anno. Ebbene su queste persone le possibilità di intervento, non per punire intendiamoci, ma per migliorare e risolvere situazioni insoddisfacenti, sono a zero. Sia chiaro: sono un difensore accanito della scuola pubblica (nel mio post precedente ho difeso la povera docente messa alla berlina perché non ha risconosciuto il Beltrafaccione). Ma ho vissuto come allievo prima e come padre poi situazioni che gridano vendetta al cielo e di fronte alle quali un genitore è veramente impotente. 

"E la ciliegina sulla torta - conclude Savoia - è che un genitore non può nemmeno lamentarsi su Facebook senza incorrere nella solerte reprimenda del DECS (velocissimo quando si tratta di intervenire per difendere la corporazione ma meno zelante quando si tratta di riflettere sulla fondamentale mitomania di una decisione che rischia di danneggiare la carriera di una giovane motivata e disciplinata). Mi ricorda un po' quel caso in cui un allievo preso con il telefonino a filmare in classe disse: "così almeno tutti vedono come insegna questo professore". Un professore che unanimemente era considerato una mina vagante. Risultato? Punito l'allievo, intoccato il professore... È giusto? La scuola ticinese deve guardarsi dentro finalmente, in modo autocritico. Proprio perché teniamo a lei, vogliamo che i suoi docenti (e non solo gli allievi) ne siano degni. E un po' di trasparenza e apertura verso le critiche non può che fare bene".  

Boneff: ""Intravvedo perciò un atto di arroganza del docente..." 

Significativa anche la posizione espressa su Facebook da Armando Boneff, membro della Commissione scolastica del Gran Consiglio: "No - scrive il deputato PPD - a parer mio non è logico che ad una ginnasta d'élite non vengano riconosciute le doti particolari nella materia in cui eccelle; è troppo improbabile che una persona capace di dominare il suo corpo non sia in grado di svolgere esercizi pensati per chiunque. Può invece darsi che non sia molto motivata a farlo perché ha superato quel livello di difficoltà e lo ritiene inutile. Un eventuale "rifiuto d'ordine" andrebbe semmai sanzionato con una nota negativa sulla condotta, non nella materia insegnata". 

"Intravvedo perciò - aggiunge Boneff - un atto di arroganza del docente che vuole livellare la classe verso il basso, forse, per incapacità sua di gestire un talento che gli sfugge di mano. Mi preoccupa anche la posizione del Dipartimento che si affretta a difendere il maestro evidenziando quanto l'istituzione scolastica miri alla mediocrità globalizzante, probabilmente in tutte le materie. Ciò è esattamente il contrario di quanto vorrei succedesse nella Scuola ticinese come membro della Commissione speciale scolastica".
  

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