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Cronaca
14.08.2014 - 16:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Triste e dimagrito: l'ultima foto di Robin Williams. Del Don: "Il modo in cui si è suicidato rivela un dolore tremendo"

Lo psichiatra ticinese analizza la tragica fine dell'attore: "Le modalità con cui si è ucciso lasciano pensare che non abbia pianificato la sua morte. Non è stata un'uscita di scena che potesse attenuare il suo dolore e quello di chi restava"

Orlando Del Don che idea si è fatto della depressione di Robbin William e del suo suicidio che ha commosso il Mondo intero?
"Mi ha molto impressionanto questa vicenda anche perché come tutti sono cresciuto con i suoi film che mi hanno emozionato e toccato nel profondo. Come molti suoi ammiratori, proponendosi lui pubblicamente come un personaggio eccentrico, vivace e sopra le righe, è una situazione che non mi aspettavo. È stato davvero un finale triste, doloroso...Anche le circostanze del suicidio mi hanno lasciato senza parole. Si è impiccato con la moglie in casa, da quel che scrivono i media. Sono segnali di un vuoto enorme, di una sofferenza incredibile".

Perché le modalità del suicidio l'hanno sorpresa? 
"Perché, come dicevo, il dolore provato da Williams deve essere stato tremendo per porre fine in questo modo alla sua vita. L'impiccagione tramite una cintura mentre la moglie dormiva nell'altra stanza, i tagli con cui si è ferito superficialmente ai polsi, lasciano presupporre che non sia stato un suicidio pianificato. Non è stata un'uscita di scena che potesse attenuare il suo dolore e quello di chi restava. È come se qualcosa lo abbia improvvisamene travolto. E più in generale questa vicenda mi fa pensare molto che la nostra solitudine sia in qualche modo strutturale e ce la portiamo dentro tutti. Tutti i giorni ci inventiamo qualcosa per stare al passo con i limiti che la vita ci impone. Ma poi quando ci ritroviamo soli a fare i conti con noi stessi possono accadere delle tragedie del genere".  

Williams si era più volte fatto ricoverare per sconfiggere la depressione. L'ultima volta un mese fa ma, a quanto riferiscono i media americani, i medici avrebbero sentenziato che era troppo tardi per una cura. La depressione può essere una malattia come il cancro che, arrivata a un determinato stadio, risulta incurabile?"
"No. Queste sono affermazioni che fanno alcuni specialisti per scaricarsi dalle loro responsabilità. Anche Freud sosteneva che dopo una certa età non si poteva più fare psicoanalisi ma poi questa tesi è stata ampiamente smentita. Piuttosto quello che io credo è che in certi momenti ad ucciderti non è tanto il baratro della solitudine o i sintomi della depressione, come può essere ad esempio l'apatia. Sono piuttosto i momenti di lucidità che ci portano a farla finita. Parlo di quella percezione acuta che a un certo punto si prova quando si è afflitti da queste patologie. La lucidità è peggiore dell'apatia, in questi casi. Non a caso in psichiatria la fase in cui il paziente si sta riprendendo è quella più delicata perché prende coscienza della sua situazione ma non ha ancora le risorse necessarie per sopravvivere. È quello il momento in cui può crollare tutto". 

E in Ticino come siamo messi con la depressione? È una patologia diffusa?
"La depressione è in rapida crescita ovunque quindi anche da noi. Bisogna però differenziare tra quella che è la solitudine e quella che poi è la vera patologia. La verità è che se rimaniamo fuori dal sistema ci sentiamo messi da parte. Ed è tipico di questo Mondo in cui per star bene bisogna essere iper attivi, sollecitati, coinvolti, perfino disturbati. Ogni giorno dobbiamo inventarci qualcosa da fare e di cui occuparci, altrimenti ci sentiamo tagliati fuori. E in questi casi o si ha una una personalità superciale in grado di non farci fare i conti con questo problema, o ci gettiamo nell'iper attivismo di cui dicevo per compensare, oppure la percezione acuta di questa nostra realtà può essere devastante. E purtroppo siamo immatturi per affrontare questa vita. Nonostante attraverso i media ci si interroghi a largo raggio su questa situazione, non abbiamo ancora trovato gli strumenti adatti per farvi fronte".   

Il nostro cervello è programmato chimicamente per evitare che ci facciamo del male. Come può accadere allora il suicidio?
"È la grande domande che nella psichiatria interroga tutti. L'istinto di vita dovrebbe essere superiore all'istinto di morte. Ma evidentemente ci sfugge un tassello. Quando ci si trova in quelle condizioni il nostro cervello non è più il solo responsabile di quel che accade, la nostra mente in qualche modo trascende. L'essere umano ha bisogno di senso ma quando percepisce, anche in maniera molto più severa e ingenerosa di quel che è la realtà, che questo è solo frutto di relazioni che possono cadere da un momento all'altro o che addirittura non ci sono, tutto crolla, anche quando abbiamo il favore della vita". 

Un'ultima domanda, dottore, quella dell'uomo della strada che in molti si sono fatti in queste ore. Come è possibile che un uomo molto ricco, realizzato artisticamente, gratificato dall'affetto di una miriade di persone, come era Robin Williams, possa suicidarsi come una persona qualunque che invece è confrontata con difficoltà molto contingenti come ad esempio dover arrivare alla fine del mese? 
"È la domanda che mi è stata posta ripetutamente nelle ultime ore. Un uomo brillante, capace, apprezzato da tutti, che ha trovato piena gratificazione in quello che ha fatto, a un certo punto si suicida in quel modo: perché? Penso che Williams mentre faceva tutto quel che ha fatto si è dimenticato di sé stesso. E invece bisognerebbe sempre tenere aperta questa questione, sollecitarla in continuazione. Non dobbiamo perdere il tempo della nostra esistenza. Questo è un fenomeno che tocca molti uomini dello spettacolo, dello sport e della politica. Finché sono sotto i riflettori a recitare per gli altri tutto va bene. Ma quando sono soli con loro stessi per chi recitano?"  

PS: La foto in apertura è stata postata il 30 giugno dalla pagina Facebook di una gelateria in Minnesota. Nell'immagine Robin Williams posa accanto a una ragazza dello staff.  

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