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Politica e Potere
17.08.2014 - 10:260
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Manuele Bertoli torna alla carica sul 9 febbraio: "Ecco perché bisogna votare di nuovo"

Dopo il discorso del primo agosto che tante polemiche aveva suscitato, il presidente del Governo torna alla carica ribadendo le sue tesi. E sulla Lega dice: "Vive di marketing politico con tanti slogan e pochi contenuti reali"

BELLINZONA - Manuele Bertoli torna alla carica sul 9 febbraio e sulla necessità che si torni a votare sugli accordi tra Svizzera ed Europa. Il presidente del Consiglio di Stato, dopo l'ormai celebre discorso del primo di agosto che tante polemiche aveva sollevato, ribadisce e approfondisce la sua tesi in una lunga intervista pubblicata stamane sul Caffé. "Bisogna capire - afferma Bertoli - se vogliamo davvero rompere con l'Ue. Il 9 febbraio si è votato contro l'immigrazione di massa, ma gli effetti di questo voto sono andati al di là di ciò che chiedeva l'iniziativa stessa. Ora è necessario fare chiarezza. La voglia di chiusura che si manifesta nel nostro cantone non fa che rafforzare un' analoga tendenza nazionale. Con gravi conseguenze. Il pericolo maggiore è di natura economica. Sono in gioco la nostra ricchezza, il nostro benessere. Questa voglia di chiusura si è espressa anche con un voto popolare, ed è sacrosanto rispettare la volontà del popolo, ma si sono rimessi in discussione i nostri rapporti con l'Ue da cui dipende il futuro della nostra economia. Mi sembra giusto sottolineare questo rischio". Il presidente del Governo spiega dunque perché è importante votare di nuovo: "È opportuno farlo nei limiti previsti dalla nostra costituzione ed entro tre anni dalla votazione del 9 febbraio. Quello delle relazioni con l'Ue è un problema cruciale che non può essere liquidato col risultato di una votazione, contro l'immigrazione di massa, che chiedeva una cosa ma che ha avuto anche ben altri effetti. Effetti che oggi sono ben chiari a tutti, c'è la consapevolezza che si rischia di far saltare gli accordi bilaterali. Con conseguenze disastrose per l'economia nazionale di cui pagheranno il prezzo soprattutto i ceti deboli". Votare di nuovo, dunque. Ma non solo. "Mi pare importante ragionare sull'opzione voto - dichiara Bertoli al domenicale - come del resto fa anche il Consiglio federale. Ma ponendo ai cittadini la vera domanda: vogliamo davvero rompere con l'Europa? Altrimenti, senza questo voto, per salvare i rapporti con l'Ue si finirà con l'annacquare quanto chiedeva l'iniziativa Udc, e ciò sarebbe irrispettoso della volontà popolare. Ma non bisogna solo andare a votare, è altrettanto necessario pensare a delle nuove e più incisive riforme che compensino gli effetti indesiderati degli accordi Ue. Misure come, ad esempio, il diritto all'alloggio, una regolazione più efficace del lavoro interinale o per tutelare il diritto al lavoro, che possono essere decise anche dal Cantone". Infine il ministro socialista risponde a una domanda sul localismo esasperato che starebbe attanagliando il Ticino, contagiando un po tutti i partiti: "Sono le conseguenze delle elezioni del 2011 che hanno premiato la Lega. Altri partiti, sbagliando, hanno pensato di sintonizzarsi sullo stesso registro politico per recuperare i voti persi. Ma non è solo un discorso di localismo identitario, è anche cambiato il metodo di fare politica. La Lega vive di marketing politico con tanti slogan e pochi contenuti reali, perchè così si vincono le elezioni. Ma ciò rende caotico e confuso il confronto politico. Gli altri partiti dovrebbero capire che la gente non vuole slogan, ma soluzioni dei suoi veri problemi".
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