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18.08.2014 - 08:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Post 9 febbraio: Bertoli non molla... gli altri neppure! "Lasci la presidenza", "Sabotatore: nuoce al Ticino", "Diabolico"

Savoia, Quadri, Marchesi, Dadò e Del Don scatenati dopo l'intervista del presidente del Consiglio di Stato in cui ha ribadito la necessità di votare di nuovo sui rapporti tra Svizzera e UE

BELLINZONA - Se Manuele Bertoli non molla...figuratevi gli altri. L'intervista del presidente del Consiglio di Stato pubblicata ieri sul Caffé (leggi articolo correlato) ha come prevedibile riacceso le polemiche sorte dopo l'ormai celebre discorso del primo agosto che Bertoli ha tenuto a Locarno. Tutto prevedibile, si diceva. Perché il tema è lo stesso: il post 9 febbraio. E perché il ministro socialista ha ribadito il concetto con ancora più chiarezza: c'è bisogno di un nuovo voto per far scegliere agli svizzeri una volta e per tutte quali rapporti avere con l'Unione Europea. 

L'intervista di Bertoli ha spopolato in rete e naturalmente dai suoi oppositori - i vincitori della campagna del 9 febbraio in Ticino (Lega, UDC e Verdi) - sono piovute critiche al vetriolo. Sergio Savoia è stato tra i primi a scagliarsi contro le parole di Bertoli, invitando il ministro socialista a lasciare la presidenza del Governo.  

Savoia: "Bertoli lasci la presidenza del Governo"

"Ecco il triste spettacolo di un presidente del governo di un cantone dove 7 cittadini votanti su 10 hanno detto sì il 9 febbraio, che vuole rigiocare la partita, sperando che ciò che è uscito dalla porta (la libera circolazione delle persone) rientri dalla finestra di un voto ad hoc "sui bilaterali". Chi fa così si candida a fare il rappresentante di una minoranza. Può essere legittimo, intendiamoci. Ma chi fa così non è più il presidente di tutti. Questa posizione del presidente del Consiglio di Stato non è infatti istituzionalmente lecita", attacca il coordinatore dei Verdi in un articolo pubblicato sul suo blog personale. 

"Il cittadino Manuele Bertoli - prosegue Savoia - ha diritto a tutte le sue opinioni. Il consigliere di stato Bertoli può, senz'altro, far sentire la posizione del suo partito in governo. Ma il presidente del consiglio Bertoli deve invece comportarsi in modo molto diverso. Perché come presidente egli deve (ripeto, "deve", non "può") rappresentare l'unità del paese, specialmente quando si discute a Berna di come implementare il 9 febbraio e dal Ticino devono venire indicazioni univoche e in linea con il volere popolare, così chiaramente espresso. Come pretendiamo che la volontà dei ticinesi in merito al 9 febbraio venga presa seriamente in considerazione al momento della messa in pratica del voto del 9 febbraio se il nostro presidente del governo dice che bisogna rivotare?".  

Quindi, la richiesta: "Ora - scrive Savoia - delle due l'una. Se Bertoli vuole proporsi come il punto di riferimento della minoranza europeista in Ticino, libero di farlo. Ma lo deve fare lasciando il ruolo di presidente del Consiglio di Stato. Altrimenti, se vuole rimanere nel ruolo di presidente (utilissimo, in quanto a visibilità nell'anno pre-elettorale) allora accetti non solo gli onori  ma anche, e soprattutto, gli oneri della carica. Sia cioè colui che interpreta e rappresenta i cittadini e non il leader di una fazione installato nel punto più alto dello stato".  

Dadò: "Non c'è nulla da rivotare"

" La votazione é stata fatta. Non c é più nulla da rivotare", sentenzia in sintesi il capogruppo PPD Fiorenzo Dadò.  

Quadri: "Nuoce al Ticino: faccia ill suo dovere"

Più articolato il pensiero di Lorenzo Quadri: "Il presidente del CdS Bertoli - scrive il Consigliere Nazionale leghista sulla sua bacheca - ribadisce che il voto del 9 febbraio va rifatto, e perché? Ma perché non va bene ai kompagni, ovviamente! Ulteriore superflua dimostrazione di autoritarismo di sinistra: le votazioni vanno rifatte finché non si ottiene il risultato voluto. Perché il popolo non decide: decide la casta".

"Purtroppo per Bertoli&Co - aggiunge Quadri - non è così che funziona. Visto poi che Bertoli non è più il presidente del P$, ma attualmente presiede il governo ticinese, faccia il suo dovere: si impegni per concretizzare il voto sull'iniziativa "contro l'immigrazione di massa", invece di continuare a denigrarlo e a metterlo in discussione: un atteggiamento inaccettabile che oltretutto nuoce agli interessi del Ticino e sabota le giuste rivendicazioni ed aspettative dei ticinesi nei confronti di Berna. Anche perché il voto è lì, e da lì non lo leva nessuno".

"O vuoi vedere che la sinistra - quella che si sciacqua la bocca con la legalità, la responsabilità, la correttezza, eccetera - non si vuole assumere le proprie responsabilità di governo?", conclude il deputato federale. 

Marchesi: "Bertoli ha la testa più dura del muro"

E veniamo all'UDC, con le parole del vicepresidente Piero Marchesi: "Non c'e' proprio nulla da fare per Bertoli. Si ostina a prendere a testate i muri, pensando di avere la testa più dura del muro. Questo è il Presidente del Governo ticinese, che non rispetta quanto il popolo ha deciso il 9 febbraio". 

"Vorrei ricordargli che lui, come membro del Consiglio di Stato - scrive ancora Marchesi - deve unicamente farsi portavoce della volontà del popolo verso il Consiglio Federale, che con il 68% ha deciso cosa vuole o non vuole dall'UE (tra l'altro lo paghiamo, e anche bene). Per il resto ci penserà il Consiglio Federale e la diplomazia svizzera a valutare tutti i scenari possibili. Ma questo proprio non lo vuole capire, o forse non riesce a capirlo!".

Del Don: "Perseverare è diabolico"

Infine un altro esponente democentrista, il Gran Consigliere Orlando Del Don: "Sbagliare è umano, pazienza .... ma perseverare è diabolico!!!".

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