BERGAMO – Voleva denunciare pubblicamente gli effetti della macumba fatta contro di lui e invece a esser denunciato è stato lui, Roberto Calderoli, esponente leghista vicepresidente del Senato.
Fra le varie sortite per cui il senatore italiano è balzato ai (dis)onori della cronaca, anche i pesanti epiteti rivolti all’ormai ex ministro Cécile Kyenge. Epiteti a cui, dal Congo, il padre della donna ha risposto il settembre scorso con una macumba fatta per proteggere la figlia dagli strali di Calderoli.
Ora, a mesi di distanza da quel rito, Calderoli, postando sul proprio profilo Facebook una foto di lui con in mano un lungo serpente con la testa maciullata, scrive: “Non sono mai stato superstizioso ma dopo la makunba che mi ha fatto il papà della Kyenge mi è capitato di tutto e di più. Quello che potete vedere nell'allegato è il serpente che ho catturato questa mattina nella cucina di casa mia. A voi sembra normale che un serpente di due metri sia nella cucina di una casa di Mozzo?”
Ma al posto della ‘solidarietà’, Calderoli ha visto scatenarsi la rabbia degli utenti, con oltre quattrocento commenti contro il suo gesto. Gesto per altro illegale. Il serpente in questione è infatti un biacco, specie, frequente nelle campagne e nei giardini, protetta dalla legge a livello europeo e di cui sono vietate la cattura e l’uccisione.
Che agli effetti della macumba a Calderoli ora tocchi anche aggiungere la denuncia che è stata sporta contro di lui dal Partito animalista europeo?