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27.08.2014 - 07:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Stime, l'altolà di Cattaneo: "Così è un minestrone difficilmente digeribile: ci sarà un referendum"

Il presidente del PLR si mostra molto scettico sul progetto di revisione delle stime immobiliari attualmente sul tavolo del Governo. Critiche anche dalla CATEF

BELLINZONA - Per ora regna la prudenza. A dire il vero accompagnata da un certo scetticismo. All'indomani della pubblicazione del documento governativo sulla revisione delle stime immobiliare (con tutto quel che ne comporta), il Corriere del Ticino ha raccolto opinioni a caldo nel mondo politico ed economico. Opinioni, va sottolineato, che si basano ancora su un progetto di messaggio non definito. In Consiglio di Stato, infatti, la discussione è aperta. E più di un ministro ha intenzione di proporre delle correzioni al documento allestito dal Dipartimento di Laura Sadis. Ma restiamo a quel che c'è sul tavolo oggi. Il presidente della CATEF Gianluigi Piazzin interpellato dal CdT si limita a fare qualche domanda retorica, con qualche mezza risposta: "È vero o no che in Ticino la situazione delle stime è anticostituzionale? In quale misura: 50, 70 o 100 miliardi di franchi? È vero o no che il patrimonio immobiliare ticinese vale sul mercato 150 miliardi? È vero o no che gli altri Cantoni in fatto di stime sono più diligenti? È vero o no che l’impatto per il proprietario viene neutralizzato? È vero o no che il valore locativo viene neutralizzato? A mio avviso, per i proprietari di sostanza immobiliare non tutto viene neutralizzato. Ricordo che in occasione dell’ultima revisione generale era stato fatto un patto dapprima con il Parlamento e poi con il Paese. Per questo, a livello politico sarà molto difficile far passare una proposta del genere". Anche il presidente del PLR Rocco Cattaneo non risparmia critiche: "Bisogna fare una premessa. Abbiamo - spiega al Corriere del Ticino - una situazione finanziaria molto grave, una spesa pubblica fuori controllo, nessuna revisione dei compiti dello stato, una fiscalità fra le peggiori per le aziende e gli alti redditi e il rischio della partenza di grossi contribuenti. E che si fa? Si mischiano le cose proponendo un minestrone difficilmente digeribile. Si penalizza la proprietà per finanziare riforme fiscali. Gli sgravi invece vanno fatti perché lo richiede la situazione economica, attraverso una revisione dei compiti dello Stato e senza andare a penalizzare, come in questo caso, il ceto medio. Se il Governo concretizzerà davvero questo progetto credo che ci sarà un referendum. Fintanto che il Consiglio di Stato non dimostrerà di aver fatto tutto il possibile per bloccare l’evoluzione della spesa penso che sarà difficile parlare di un ulteriore aggravio fiscale".
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