BERNA – Le banche svizzere hanno registrato dal 2008 un deflusso di denaro stimato a quasi 350 miliardi di franchi. È quanto risulta da un recente studio realizzato dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (PwC), divulgato oggi dall’ats.
Lo studio si basa sui dati forniti dalle statistiche della Banca Nazionale Svizzera relative agli attivi in gestione negli istituti del Paese tra il primo gennaio 2007 e il primo gennaio 2014. Ne è emerso che questi sono aumentati fino al 2008, anno in cui hanno cominciato a crollare vistosamente, nonostante l’apporto di nuovi capitali (50-100miliardi) a opera dei clienti istituzionali.
Una vera e propria emorragia dovuta “a somme ritirate prima di tutto da clienti privati all’estero”, come ha precisato il direttore dei servizi finanziari in Svizzera della società Martin Schilling.
Circa 100 miliardi, infatti, sarebbero stati ritirati dai clienti stranieri per coprire le multe legate alla regolarizzazione dei loro averi. Mentre il resto sarebbe legato a prelievi di clienti che avrebbero rimpatriato il denaro nel proprio Paese o che l’avrebbero trasferito presso altri centri finanziari.
nonostante le conclusioni, funeste, dello studio, Schilling rimane ottimista per il futuro delle banche elvetiche, dicendosi certo che saranno in grado “di attirare nuovi capitali quando potranno riportare in Svizzera patrimoni regolarizzati e distinguersi da altri prestatori per la qualità irreprensibile del loro servizio e le loro eccellenti performance, perché i clienti che presentano una situazione conforme alle regole in vigore sono molto più esigenti di quelli che dispongono di denaro sporco".