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Politica e Potere
05.09.2014 - 11:230
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Massimo Fini: "Stato islamico e Occidente. Ognuno se ne stia a casa sua: è la soluzione migliore per tutti. Il benessere ci ha infiacchito. Non abbiamo più valori..."

Intervista al giornalista e scrittore: "Se l'IS decidesse di portare la guerra in Europa sarebbe un disastro. Valori cristiani? Il Papa mi sembra Renzi. E viceversa"

di Andrea Leoni

LUGANO - "Ognuno se ne stia a casa sua: questa è la soluzione migliore per tutti". Sembrerà di primo acchito una conclusione banale, facilona, financo razzista per molti perbenisti. Una conclusione di quelle che si berciano in bettola o in qualche rozzo comizio di provincia. Ma così non è. Perché Massimo Fini, prima di arrivarci a quella conclusione, ragiona, racconta, cita, provoca, intrecciando pensieri a parole da gomitoli di storia e di cronaca che conosce molto bene. Da anni ormai scrive di islamismo radicale, di Occidente e occidentali, due "parolacce" che non gli piacciono, di terrorismo e di eserciti vigliacchi, a cominciare da quello americano, delle guerre "disgraziate" in Afghanistan e Iraq e dei mostri che nascono a ripetizione dopo il taglio dell'ultima testa.

Non fa sconti a nessuno ma non per quel meschino equilibrismo che ha avvelenato la nostra professione. E neppure per cercare il parallelo giustificazionista più amato dai pacifisti "Peace and Love - "e però gli americani..." - che in realtà cela una cattiveria frustrata che fa orrore. Non c'è mai buonismo nei suoi articoli, nei suoi libri, nelle sue interviste. Sono sempre parole ruvide, provocazioni urticanti, battute che stampano la smorfia anziché la risata. Il bello di leggere e ascoltare Massimo Fini è che non si è mai totalmente d'accordo con lui. E questo, ben inteso, vale per quelli che lo apprezzano, non per i molti che lo detestano. Non si trova mai consolazione e pace nelle sue opinioni. Ma si riscopre umanità più autentica in sintonia con la sua natura. Che vuol dire più feroce, più meschina, spesso imprigionata nelle sue ipocrisia e catechizzata nella stretta osservanza dei dogmi del potere. Ma pure più libera, più spericolata, con un intelletto e un istinto più vivace, e sì, più divertente, come avrebbe sottolineato Mark Twain distinguendo gli individui che popolano l'inferno e il paradiso.    

"Nel suo deambulare alla ricerca di spazi liberi ha collaborato con quasi 100 testate", si legge nella sua biografia. E alcune di queste testate hanno segnato la storia recente e passata del giornalismo italiano "L'Europeo", "Il Giorno", "L'Indipendente", "Il Fatto Quotidiano". Per raccontare ciò che accadeva nel Mondo lo ha girato in lungo e in largo:  in Europa, (Germania ovest ed est, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Francia, Ungheria, Bulgaria, Turchia), negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Egitto, in Israele, in Libano, in Giordania, nell' Iran di Khomeini, in Sudafrica.  Ha scritto anche una decina di libri. Saggi che spaziano nel campo filosofico, culturale e politico ("La ragione aveva torto"; "Elogio della guerra", "Sudditi. Manifesto contro la democrazia"). E poi romanzi, testi di teatro, biografie: da quella di "Nietzsche", a quelle del Mullah Omar e di Nerone, di cui ha scritto: "Nessun personaggio storico, a esclusione forse di Adolf Hitler, ha mai goduto di così cattiva stampa. Egli fu, in realtà, un grandissimo uomo di Stato.

Massimo Fini non è una voce controcorrente ma contro. Nel senso che si pone contro anche chi va, o crede andare, controccorente. Dicono sia di destra e lui sottolinea, beffardo, "la destra è una cosa seria". A me l'eco dei suoi pensieri mi riportano a Céline, Carmelo Bene, Cioran, Poe, Nietzsche ovviamente. Forse è per questo che ci piace tanto starlo ad ascoltare.   

Cominciamo dalla più stretta attualità. Che idea ti sei fatto di queste decapitazioni ad opera degli uomini dell'IS (Stato Islamico)? 
"Secondo me queste decapitazioni disonorano questo movimento che sul campo di battaglia si sta dimostrando fortissimo. Con queste esecuzioni credono di intimorire gli occidentali ma secondo me ottengono l'effetto contrario. In generale posso dire che il prigioniero di guerra va sempre trattato con rispetto. Ma abbiamo visto come anche gli americani ad Abu Ghraib o a Guantanamo non abbiano per nulla rispettato i detenuti. E si sa che umiliare il nemico è peggio che ucciderlo. Chi invece ha sempre trattato con rispetto i prigionieri sono i Talebani, sia gli uomini che le donne, e ne abbiamo testimonianza diretta da ex carcerati. La cosa non mi sorprende affatto: il  popolo afgano, nonostante gli sia passato sopra l’islamismo, resta una comunità con dei valori tradizionali molto solidi"

L'effetto di questi video in Occidente è stato dirompente.
"Certo che sì. Noi non siamo più abituati alla brutalità e al sangue della guerra. Poi, nella pratica, vorrei sapere che differenza c'è tra tagliare la gola a uno e sparare un missile con un drone uccidendo trecento persone. Detto questo, ribadisco, umiliare e decapitare un prigioniero davanti a una telecamera è un atto che disonora chi lo compie".

Perché uccidono i giornalisti?
"Mi pare ovvio: ottengono un'audience molto maggiore rispetto a che se uccidessero un altro tipo di prigioniero. Secondo me sbagliano anche tatticamente perché rischiano di non trovare consenso neppure nel radicalismo islamico". 

Come pensi che reagiranno gli Stati Uniti a questi "messaggi all'America" come chiamano i combattenti dell'IS i video delle decapitazioni?
"Non lo so, è difficile da prevedere. Penso che queste uccisioni spettacolari faranno intensificare l'invio dei droni da parte degli Stati Uniti. Ormai non sono più in grado di sfidarli sul campo: sanno combattere solo con le macchine".

In una recente intervista hai detto che l'Is rappresenta la più grande minaccia con cui l'Occidente si trova confrontato da anni. Perché?
"La questione più interessante da seguire e al contempo più pericolasa per l'Occidente è che si sta formando una sorta di internazionalismo islamico. Nelle fila dello Stato Islamico non ci sono solo combattenti siriani o iracheni, ma anche somali, libici, e vi sono convergenze con un movimento diverso come Boko Haram in Nigeria".  

Insomma, l'Is potrebbe far breccia in una larga parte del Mondo islamico. 
"Direi che la base del consenso è molto vasta e può allargarsi sempre di più. A furia di questi attacchi da parte degli occidentali anche un islamico moderato finisce inevitabilmente per stare dalla parte degli estremisti. Il che non significa che si arruola e diventa un combattente, ma che entra a far parte in quell'area di simpatizzanti che è fondamentale per questo genere di movimento. Non ci scordiamo che gli attacchi mossi dagli Stati uniti e dai loro alleati non sono solo militari ma anche economici e culturali. A moltissimi islamici non sta bene che gli occidentali vadano nei loro paesi a dire  come si deve vestire una donna o quale stile di vita debbano avere. Come del resto, viceversa, non dovrebbe star bene a noi. Sono queste azioni che scatenano la reazione e fanno trovare terreno fertile all'islamismo radicale. Ricordo un episodio simbolico avvenuto qualche anno fa alla Tv egiziana: per protestare contro queste ingerenze occidentali, tre presentatrici andarono in onda con il velo. Un fatto mai avvenuto nella storia". 

Torniamo al punto: perché sono un così grande pericolo per l'Occidente?
"Sono 100'000 uomini e come detto godono di un ampio consenso e di enormi finanziamenti. E poi gli islamici sono tanti e sono sparsi in tutto il Mondo. Se decidessero di portare la guerra in Occidente per noi sarebbe una catastrofe. Ci attaccherebbero con l'unica tattica che possono permettersi, ovvero il terrorismo kamikaze. D'altra parte uno fa la guerra con i mezzi che ha. E qui ci sono troppi obbiettivi sensibili, impossibile controllarli tutti". 

Quindi cosa dovrebbe fare l'Occidente?
"Capire che quella per ora è una guerra civile tra sunniti e sciiti. E meno ci immischiamo e meglio è per tutti".

Ognuno a casa sua, insomma.
"Esatto. È banale dirlo: ma se tu porti la guerra a casa mia io la porto a casa tua. Tutti gli interventi occidentale si sono rivelati dei boomerang. Prendiamo l'Iraq, eliminando Saddam Hussein, per cui io non provo nessuna simpatia, è nato l'IS. La verità è che solo un dittatore sanguinario poteva tenere insieme tre comunità come quelle che popolano l'Iraq".    

Ma non pensi che per la struttura e il consenso su cui si fonda lo Stato Islamico potrebbe avere ambizioni maggiori? Potrebbero muovere guerra all'Occidente anziché limitarsi a conquistare i territori dove è attualmente impegnato.
"Non lo so, è difficile da dire. Secondo me se il loro vero obbiettivo fosse l'Occidente sbaglierebbero grossolanamente".  

Il re dell'Arabia Saudita, che è sospettata di essere tra i finanziatori dei guerriglieri dello Stato islamico, ha detto che se gli occidentali non intervengono entro un paio di mesi ci saranno azioni terroristiche sia in Europa che negli Stati Uniti. Come leggi questa dichiarazione?  
"Premesso che tutti forniscono armi a tutti, è difficile capire che gioco fanno questi. Posso dire che i sauditi sono wahabiti e quindi rappresentano l'islam più radicale di tutti. Bin Laden, ammesso che sia mai esistito, ma questo è un altro discorso, era un wahabita".  

Ma se gli occidentali si ritirassero in buon ordine e lo Stato islamico dichiarasse ugualmente guerra all'Occidente, tu cosa faresti?
"Io tornerei alle sane vecchie abitudini. Si riconosce il Califfato e gli si dichiara guerra ufficialmente. A quel punto sarebbe lecito intervenire con la forza. Anche se non mi pare che in Occidente ci siano le basi necessarie per affrontare un conflitto di quel genere"

Pensi che i Paesi europei e gli Stati Uniti non troverebbero d'accordo?
"L'accordo lo potrebbero anche trovare spinti dalla necessità. Ma io credo che noi non abbiamo più la forza morale per combattere. Questi si fan saltare in aria per la causa mentre qui nessuno sarebbe pronto a sacrificare neanche un dito". 

Perché?
"Il benessere ci ha fatto male, ci ha impigrito, infiacchito. C'è gente, gente giovane intendo, che rinuncia a un viaggio in macchina solo perché c'è il temporale, figurati se dovessero andare in guerra…Invece vedo che molti europei, non solo islamici, si arruolano nell'Is per combattere. Mi sono fatto l'idea che in democrazia la vita è talmente noiosa che alcuni ragazzi scelgano di andare lì solo per movimentarla un po', per riscoprire un brivido di vitalità". 

Quei ragazzi che tu citi sono quelli a cui poi lo Stato islamico potrebbe far capo per sferrare degli attacchi in Europa? 
"Sì, certo, non c'è dubbio"

Torniamo all'Occidente infiacchito. Bella e brutta, pulita e insanguinata, ma anche noi in Europa abbiamo una lunga storia che è stata fondata su valori filosofici e culturali forti. Non è che non abbiamo nulla alle spalle. Pensi che sia impossibile recuperarli?
"Non è che i valori si recuperano da un giorno all'altro. E poi dipende molto da cosa sei circondato, in che contesto vivi. Non può essere un valore, come accade oggi, passare dalla Punto alla BMW. E poi anche i valori cristiani che spesso vengono richiamati da molti mi chiedo che cosa rappresentino oggi. Il Papa, per dire, sembra una specie di Renzi della Chiesa. E viceversa. Per difende i nostri valori bisogna innanzitutto averli. E a me oggi paiono scomparsi".

Parliamo allora della difesa dell'identità e delle tradizioni. In Svizzera, per esempio, in nome di questa difesa identitaria il popolo ha deciso di vietare l'edificazione dei minareti, percepiti come simboli di conquista. Cosa ne pensi?
"Sono d'accordo con la difesa dell'identità, però a una condizione molto precisa: il rispetto di quella altrui. All'inizio della Lega di Bossi i padani organizzavano dei convegni culturali. Loro che erano definiti rozzi e ignoranti, li facevano, mentre Forza Italia non ne ha mai organizzato uno, per dire... Comunque sia era stato invitato ad uno di questi dibattiti. La platea era composta dalla classica base leghista dell'epoca: artigiani, piccoli imprenditori, eccetera. Io dissi a quel pubblico: fate benissimo a voler difendere la vostra identità, io sono d'accordo, ma allora per coerenza dovete smetterla di portare le vostre fabbriche puzzolenti in Tunisia per sfruttare la manodopera…". 

Una curiosità. Da quando è scoppiato mediaticamente il fenomeno Is, c'è un proliferare di citazioni di Oriana Fallaci, per far passare l'idea che la giornalista avesse previsto tutto nella trilogia "La Rabbia e l'orgoglio". Tu cosa ne pensi?
"Ho conosciuto bene la Fallaci all'Europeo, anche se io ero un giovane inviato e lei era già "Oriana super star". Secondo me dopo la morte di Panagulis ha completamente perso la testa. I suoi saggi sono solo delle invettive islamofobe. E per me uno ha tutto il diritto di essere islamofobo. Quando è uscito il primo libro e mi hanno chiesto cosa ne pensassi, ho letto le prime dieci righe è ho detto "no, basta!". Ripeto, sono solo invettive, a me interessa il ragionamento".   

Se l'islamismo radicale prendesse piede in Europa quanto sarebbe grave il pericolo? Qual è l'aspetto più preoccupante di quel Mondo, cosa ti piace di meno?  "Sicuramente sarebbe un grave pericolo. Intanto la loro è un'ideologia totalitaria: non mi piace il fatto che vogliono imporre il loro Mondo a tutti gli altri. In qualche modo si tratta di una versione religiosa del totalitarismo occidentale che vorrebbe esportare la nostra democrazia, la nostra cultura, il nostro stile di vita nei paesi islamici". 

Ma, dovendo combattere in Europa, alla fine tu con chi staresti?
"Come diceva Montanelli, turandomi il naso, starei con gli europei".

 

 

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