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11.09.2014 - 16:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il chirurgo Robin Hood, i tre errori dell'EOC e il conflitto d'interesse di Paolo Beltraminelli

L'ANALISI - La fragilità della struttura ospedaliera, la scelta di non comunicare e la mancata segnalazione al Ministero Pubblico: ecco cosa si può imputare ai vertici dell'Ente confrontati con una vicenda assai complessa

di Andrea Leoni

Non è una vicenda che si presta a giudizi trancianti e neppure suggerisce soluzioni drastiche come quella avanzata dal Partito socialista che ha chiesto la testa del direttore dell'Ente ospedaliero Giorgio Pellanda. È una storia che si articola su più livelli e che evidenzia problematiche complesse e di diversa natura. 

Cominciamo con il dire che siamo di fronte a un caso del tutto inedito, almeno per chi non frequenta il mondo della sanità. Un chirurgo che sa far bene il suo mestiere, destinato a diventare primario dell'ospedale La Carità di Locarno, vìola le regole dell'azienda per cui lavora incassando dei soldi che non avrebbe dovuto incassare. Ma quel denaro - al contrario di quanto accade con chi con intenti truffaldini falsifica i documenti e gonfia le fatture - non finisce nelle sue tasche bensì in larga misura in quelle quelle di due capi clinica, ad avviso del medico sottopagati. Il chirurgo tiene per sé solo la parte che occorre per pagare il surplus di imposte dovute ai guadagni delle "prestazioni fantasma". Ma nelle sue tasche non si mette neanche un franco. Il modus operandi prosegue per tre anni e in tutto vengono distratti dal conto dell'EOC 100'000 franchi. Una volta scoperto il "trucco" il chirurgo restituisce l'intera somma. Queste infrazioni non hanno mai messo in pericolo la salute dei pazienti, a cui è stato sempre fatturato il giusto, e verso le casse malati non c'è stato alcun raggiro. Se le circostanze appena esposte saranno confermate è una storia incredibile…da Robin Hood della sanità.

Su questi elementi si è trovato a decidere il Consiglio d'Amministrazione. E ha dovuto prendere decisioni oggettivamente difficili: licenziare in tronco o no il chirurgo che ha violato le regole ma senza trarne profitto, senza truffare le casse malati, senza mai mettere in pericolo la salute dei pazienti? Come comportarsi con i capi clinica complici? Rendere pubblica o meno tutta questa storia? Una storia da segnalare al Ministero Pubblico?

Come sappiamo la maggioranza dei Consiglieri ha scelto la linea soft: via il chirurgo ma solo dall'anno nuovo, ammonimento dei due capi clinica, nessuna comunicazione pubblica e nessuna segnalazione in Procura. 

Sotto la pressione dei media, dell'opinione pubblica, della magistratura che ha deciso spontaneamente di voler approfondire, i vertici dell'EOC hanno cominciato a far filtrare e a chiarire pubblicamente alcuni aspetti centrali della vicenda. Nel comunicato diffuso quest'oggi è messa nero su bianco una delle chiavi di lettura più importanti per comprendere le ragioni della linea soft: "L’allontanamento immediato o la sospensione dei medici, la cui professionalità non è mai stata messa in discussione, avrebbe condotto alla paralisi del Servizio di chirurgia". I vertici dell'Ente ospedaliero hanno dunque fatto le loro mosse all'insegna della realpolitik, che quando è autentica, per sua stessa natura, è inaccettabile per larga parte dell'opinione pubblica e si realizza sui confini sfumati delle regole. Se il caso fosse divenuto subito di dominio pubblico e subito ci fossimo rivolti al Ministero, ci fanno sapere quelli dell'EOC, saremmo stati costretti quanto meno a sospendere immediatamente i tre protagonisti della vicenda. Ma la fattura di questa scelta l'avrebbero pagata i pazienti.

La tesi, pur ragionevole nel contesto estremista della ragion di Stato, presenta qualche palese fragilità. Se, ad esempio, il chirurgo e i capi clinica avessero commesso una truffa coi fiocchi o un omicidio cosa sarebbe accaduto? Evidentemente sarebbero stati licenziati in tronco e denunciati ma, seguendo il ragionamento dell'EOC, si sarebbe comunque verificato il rischio "della paralisi del servizio di chirurgia". E allora, tanto per cominciare, c'è qualcosa che non funziona nella struttura ospedaliera che, come ogni struttura ospedaliera, ha come primo compito quello di essere operativa sempre: accada quel che accada. 

Il secondo grave errore riguarda la comunicazione. L'Ente ospedaliero è un colosso pubblico e di conseguenza deve avere la forza e la responsabilità di affrontare l'opinione pubblica nei confronti della quale ha il dovere della trasparenza. Deve avere un management e dei Consiglieri di Amministrazione capaci di spiegare i problemi, di difendere le proprie scelte e di resistere alle pressioni mediatiche e popolari. Fino a prova del contrario e fintanto che gli azionisti confermano la fiducia.  

Il terzo grave errore è quello della mancata segnalazione al Ministero Pubblico.  Un Consiglio d'Amministrazione di un ente statale o parastatale, su questioni che hanno anche solo l'odore di poter avere rilevanza penale, non può permettersi di "ponderare" affidandosi al parere dei legali o a valutazioni personali. La chiarezza e la trasparenza viene prima di ogni cosa in queste aziende. E per sì o per no, la segnalazione la si fa e basta: anche a tutela dei medici coinvolti che potrebbero uscirne completamente puliti. La si fa, insomma, per spazzare via anche il minimo dubbio e per evitare la figuraccia che l'EOC sta facendo in questi giorni, dopo che la Procura ha saggiamente deciso di approfondire d'ufficio.  Non si può lasciare alla magistratura la responsabilità di scelte che il management e la politica, il CdA dell'EOC è zeppo di politici, hanno il dovere di assumersi.

Vi sono infine ancora due aspetti su cui vale la pena soffermarsi. Il primo riguarda il castigo per i due capo clinica, complici del chirurgo, che i soldi al contrario de loro capo li hanno intascati (in nero?). Sulla base di quali valutazioni l'Ente ha deciso di sanzionarli con un semplice ammonimento?

L'altro punto invece è tutto politico e riguarda il ruolo di Paolo Beltraminelli. Il ministro della sanità pare che fosse tra quelli della linea dura per risolvere il caso. Favorevole, per intenderci, al licenziamento in tronco. Dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico, ma lui in quanto membro del CdA la conosceva da molto prima, ha incaricato i vertici del suo Dipartimento di svolgere un'inchiesta. Perché, molto più semplicemente, non ha segnalato il caso al Ministero Pubblico? Se il CdA dell'Ente Ospedaliero aveva deciso di "no" nulla gli impediva di avvisare la Procura come direttore del DSS, facendo valere la regola che un funzionario o un uomo di Stato, se viene ha conoscenza di un potenziale illecito, ha l'obbligo di segnalarlo. La verità è che la rete in cui è rimasto impigliato Beltraminelli non è altro che il colossale conflitto di interesse fra la sua funzione di ministro e quella di Consigliere d'Amministrazione dell'EOC. Dia retta al suo presidente Giovanni Jelmini che già lo aveva detto a Patrizia Pesenti o al presidente dell'Ordine dei Medici e deputato PPD Franco Denti: i due ruoli sono incompatibili. E lo si vedrà ancora più chiaramente con la pianificazione ospedaliera (a proposito, butta male...), dove Beltraminelli svolge da una parte il ruolo di pianificatore e dall'altra quella di dirigente di quelli che devono essere pianificati. Non può funzionare senza pasticci. 

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