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Salute e Sanità
17.09.2014 - 06:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Claudio Bassetti, luminare di neurologia: "Cassa unica? Non mi convince. Ma sugli assicuratori più controllo politico"

"Nell'iniziativa ci sono elementi che condivido, ma nei paesi in cui la sanità è statalizzata non si è andati verso un miglioramento qualitativo. E noi abbiamo uno dei migliori sistemi al mondo. Forse va rivisto l'elenco delle cure di base"

BERNA – Ci ha riflettuto a lungo. Ha ponderato le ragioni del sì e le ragioni del no. Le ragioni "del cuore” e quelle "della testa”. Alla fine ha pronunciato la sua diagnosi. Voterà no all’iniziativa che propone una cassa malati unica.
Claudio Bassetti è uno di quei medici che, comunemente, vengono definiti “luminari”. È professore ordinario di neurologia all’Università di Berna, è stato presidente della Società svizzera di neurologia, e perfino di quella europea.
Nato a Bellinzona, oggi vive a Berna, ma in Ticino torna spesso, anche perché è consulente al “Neurocentro della Svizzera italiana”. Il professor Bassetti è uno che la sanità, non solo quella elvetica, la conosce molto bene. E non lesina critiche all’attuale sistema di finanziamento basato sulle casse malati.
 
“Premetto che non voto secondo le posizioni di questo o di quel partito, ma in base alle convinzioni che maturo di volta in volta sui singoli temi – dice a liberatv -. Oggi abbiamo sul piano sanitario una situazione che non soddisfa una larga parte di cittadini: è quella  legata ai costi della salute. Si vorrebbe migliorare questo aspetto ricucendo i costi attraverso un radicale cambiamento del sistema: passando dall’attuale regime delle casse malati private a una cassa unica e pubblica. Ma dopo molte riflessioni sono arrivato alla conclusione che una cassa unica non consentirebbe di risolvere i problemi”.
 
Nell’iniziativa in votazione il 28 settembre, spiega Bassetti, “ci sono elementi che condivido e che mi hanno portato, appunto, a un’attenta valutazione. La decisione di votare ‘no’ non l’ho presa a cuor leggero. Parto infatti dall’idea che la sanità è un bene pubblico e che lo Stato ha il dovere di garantirla a ogni cittadino. Non approvo il fatto che ci siano delle casse malati che fanno dei profitti senza condividerli con gli assicurati, o che spendono molti soldi per promuovere la propria immagine. Questi sono elementi negativi che con una cassa unica verrebbero a cadere”.
 
Ma la soluzione di una cassa unica, spiega il professore, “non mi dà garanzie di sicurezza. Credo piuttosto che oggi la via sulla quale dobbiamo lavorare e insistere sia quella di ottimizzare il sistema esistente. Occorre fra l’altro migliorare il controllo politico sulle casse malati, che non dovrebbero funzionare solo con logiche di profitto”.
 
Bassetti sottolinea a questo punto un dato importante: “Il sistema sanitario svizzero è probabilmente il migliore, o uno dei migliori, al mondo, anche nel servizio offerto ai cittadini meno abbienti. E nei paesi dove esiste un sistema gestito dallo Stato non si è andati nella direzione del miglioramento qualitativo della sanità. Abbiamo un sistema che funziona: bisogna però correggere alcune distorsioni sul piano della competizione tra casse malati, e stabilire cosa esattamente devono garantire come copertura sanitaria minima. In altre parole rivedere il ventaglio delle cure di base e stabilire che alcune prestazioni devono andare a carico dell’assicurazione privata. Non si tratta di aprire la strada a una medicina a due velocità, ma di trovare un corretto esostenibile equilibrio tra le prestazioni sanitarie fondamentali e il costo che ogni cittadino deve sostenere per contribuire a finanziare il sistema”.
 
È chiaro, prosegue Bassetti, che oggi tra la popolazione, e anche tra gli stessi medici, c’è un malcontento abbastanza diffuso nei confronti delle casse malati.
“Un malcontento che condivido, quando vedo assicuratori malattia che rincorrono i pazienti meno onerosi – ossia più giovani e sani -, o che realizzano profitti senza ridistribuirli. Quindi, nella proposta socialista c’è, come spesso accade nelle iniziative colorate di idealismo, qualcosa di profondamente giusto. Ma abolire un sistema basato su una competitività un po’ distorta ma che comunque funziona, in favore di una cassa unica è alla fine una scelta che non mi convince. 

Ho fortissimi dubbi che si possa migliorare la sanità statalizzandola. Rischiamo di andare verso un sistema che si rivelerà poco efficiente, perché lento e macchinoso, che paradossalmente aumenterà il malcontento dei pazienti, senza necessariamente portare ad una riduzione dei costi”. Le esperienze di “sanità di Stato”, conclude Bassetti, “non ci dimostrano, infatti, di aver prodotto un sistema anche solo solo lontanamente paragonabile al nostro. “Abbiamo una sanità molto cara ma anche di eccellenza. Questo la popolazione lo sa, e credo sia giusto ricordarlo. I fautori della cassa malati unica citano spesso come modello il sistema danese, ma in Danimarca per sottoporsi ad alcuni interventi chirurgici elettivi bisogna aspettare molti mesi. Se si finesse per scegliere una sanità di Stato dovremmo adeguarci a condizioni molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Ma l’iniziativa per una cassa malati unica va salutata positivamente perché, a mio avviso, contribuirà alla riflessioni e misure che porteranno ad un miglioramento e alla correzione delle distorsioni del sistema attuale”.

emmebi

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