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18.09.2014 - 19:540

Ucraina: Poroshenko a USA, dateci armi non si vince con coperte

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L'Ucraina chiede esplicitamente armi agli Stati Uniti per equipaggiare i suoi soldati impegnati nel sanguinoso conflitto nelle regioni russofone del sud-est contro i miliziani separatisti sostenuti da Mosca.

Il presidente ucraino Petro Poroshenko - negli Usa per una visita ufficiale di due giorni - non ha dubbi in proposito, e intervenendo al Congresso ha dichiarato che Washington deve fornire armi all'alleato ucraino perché "non si può vincere una guerra con una coperta" e ai soldati di Kiev servono "urgentemente ulteriori attrezzature militari, letali e non letali".

Se gli Usa decidessero di soddisfare la richiesta di Kiev ci sarebbe sicuramente un'ulteriore e pericolosa escalation delle tensioni con la Russia, ed è per questo che finora l'amministrazione Obama si è rifiutata ufficialmente di fornire armi di attacco all'Ucraina.

Ma la situazione a est resta tesa, e in una recente conversazione telefonica il leader del Cremlino Vladimir Putin avrebbe lanciato al presidente ucraino Petro Poroshenko una vera e propria minaccia avvertendolo che i suoi soldati sono in grado di entrare in due giorni non solo in Ucraina, ma anche in Polonia, in Romania e nei Paesi baltici. Almeno stando alla Suddeutsche Zeitung, che cita fonti diplomatiche Ue.

Ma da Mosca arriva puntuale una secca smentita e secondo il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, la minaccia riportata dalla testata tedesca - che sembra fare il paio con la telefonata in cui Putin aveva detto a Barroso di essere in grado di "conquistare Kiev in due settimane" - è semplicemente "una bufala".

Le relazioni tra Russia e Ucraina restano intanto infuocate, e mentre le forze armate di Kiev denunciano allarmate che Mosca ha ammassato circa 4000 soldati al "confine amministrativo" tra l'Ucraina e la ormai russa Crimea, il presidente Poroshenko vola negli Usa per incontrare Obama e prendendo la parola al Congresso Usa avverte gli alleati occidentali che il conflitto nel sud-est "non è solo una guerra ucraina" ma anche di Europa e Stati Uniti.

Washington sembra essere almeno in parte dello stesso parere e oggi ha annunciato che concederà al governo di Kiev aiuti per 53 milioni di dollari: con un pacchetto di sostegno all'esercito ucraino da 46 milioni e sette milioni che saranno invece destinati alle organizzazioni che forniscono assistenza umanitaria agli abitanti delle regioni dilaniate dal conflitto.

Ma a Poroshenko evidentemente non basta, e nel suo applaudito discorso al Congresso Usa il presidente ucraino ha chiesto senza indugi armi agli americani rimarcando che "coperte e visori notturni sono importanti, ma non si può vincere una guerra con una coperta" e chiedendo quindi a Washington di "non lasciare l'Ucraina da sola di fronte a questa aggressione" da parte della Russia, che è accusata di armare e addestrare i miliziani, ma anche di mandare reparti del proprio esercito a combattere nel Donbass contro le truppe di Kiev.

Poroshenko ha poi tracciato un controverso parallelo tra la situazione nel suo Paese e quella in Medio Oriente affermando che "come Israele, l'Ucraina ha il diritto di difendere il suo territorio" e ha soprattutto ribadito la sua richiesta agli Usa di concedere a Kiev uno status speciale di difesa e di sicurezza come Paese non membro all'interno della Nato.

L'Ucraina prova insomma ad allontanarsi dalla sfera di influenza di Mosca per avvicinarsi all'Occidente, che ha colpito la Russia con pesanti sanzioni per le sue responsabilità nel conflitto nel Donbass e per l'annessione della Crimea a marzo. Il Cremlino ha risposto a queste sanzioni con un embargo sulle importazioni di prodotti agro-alimentari da Ue, Usa, Canada, Australia e Norvegia, ma a Putin le restrizioni imposte dall'Occidente non vanno proprio giù e oggi ha denunciato che si tratta di una violazione dei principi dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (Wto) e ha invece difeso le sue contro-sanzioni perché - a suo dire - non sono finalizzate a punire o influenzare altri Paesi ma solo a perseguire gli interessi nazionali russi.

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