ULTIME NOTIZIE News
Politica e Potere
20.09.2014 - 17:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Mirante, l’economista della rosa PS: “Una socialista al DFE? E perché no? Le competenze non hanno colore politico"

A dialogo con la candidata socialista: il ruolo di municipale, la corsa al Governo, gli interessi, i temi cari... “Nonostante per prima sia una gran chiacchierona, ho l’impressione che oggi a livello politico si parli molto e non si lavori a sufficienza”

TAVERNE – Volto nuovo nella politica cantonale, Amalia Mirante, classe ’78, è una delle due donne socialiste in lizza per le elezioni cantonali 2015. L’abbiamo contattata per conoscerla meglio e l’intervista quindi non può che cominciare con una presentazione. Perciò, ci dica, chi è Amalia Mirante? Quali sono le sue attività e interessi?

“Domanda non facile… Brevemente, per quanto riguarda la mia attività, sono di formazione economista. Ho conseguito la licenza all’USI e ho anche trascorso un anno in Belgio dove ho ottenuto il diploma in etica economica e sociale. Rientrata, ho conseguito il dottorato in economia politica sempre all’USI. Attualmente sono docente sia alla SUPSI sia all’USI e mi occupo soprattutto di macroeconomia ed etica economica. Politicamente invece sono municipale a Taverne Torricelle e questa è la mia seconda legislatura. Nel poco tempo libero che rimane cerco di andare a nuotare, giusto per fare un po’ di attività fisica. Una mia grande passione è però la lettura, ma, come spesso capita, il tempo da dedicargli è sempre troppo poco e libri si accumulano sul comodino”.

Veniamo proprio al ruolo di municipale: anche nell’ottica della sua candidatura, cosa le ha dato questa esperienza?

“È sicuramente arricchente e insegna ad avere responsabilità. Chiaro, parliamo di problematiche e decisioni di grandezze diverse, ma l’esperienza da municipale è ugualmente interessantissima: bisogna imparare a decidere, a fare e soprattutto a esser capaci di trovare soluzioni condivise. Si impara che è fondamentale saper prendere un problema e bombardarlo da più fronti fino a trovare la soluzione migliore e in questo è cruciale esser capaci di collaborare con i colleghi. Un aspetto fondamentale in un Esecutivo, se no nessun progetto vedrà mai la luce ed è poi proprio dal confronto che questi vengono fuori ancora più forti, grazie ai diversi punti di vista e alle diverse sensibilità che vi hanno lavorato”.

Mirante, ma perché ha deciso di candidarsi al Consiglio di Stato? e quali sono le tematiche che più le stanno a cuore?

“Se glielo chiedessero, credo sarebbero in molti a dire di sì ad occhi chiusi. Perché io ho accettato? Penso di avere le qualità e le competenze adatte a poter dare un contributo nella risoluzione dei problemi che abbiamo a livello cantonale. …ecco – aggiunge ridendo –, senza peccare di modestia insomma! I temi che sento maggiormente miei sono quelli legati all’economia e in generale al suo andamento nel nostro paese: dalla struttura produttiva a tutti quei problemi legati al mondo del lavoro, che diventano sempre più pressanti in Ticino. Senza scordare che dietro ci sono anche i problemi delle aziende stesse. E dall’economia discendono poi i temi legati alle disuguaglianze, a cominciare da quelle salariali a quelle di genere come le disparità fra uomo donno e la conciliabilità fra lavoro e famiglia. Ma anche i temi legati alla formazione, di base e superiore, e alla ricerca e allo sviluppo. Viste anche le competenze datemi dal mio lavoro, queste sono le tematiche che vivo maggiormente e in cui mi sento di poter lavorare con più facilità e poter dare qualche suggerimento”.

Lei è un’economista e sentendo i temi da lei citati, ipotizzando una sua elezione, la domanda sorge spontanea: una socialista al DFE?

-ride- “Se il mondo dipendesse esclusivamente da me, potrei risponderle: ‘perché no?’ Le competenze non hanno colori o appartenenza politica: persone abili ci sono da destra a sinistra, passando per il centro; questo in tutti gli ambiti. E come non credo che la socialità sia solo una sensibilità delle persone di sinistra, lo stesso vale per gli altri temi. Se dovessi essere eletta accetterei qualunque dipartimento, applicandomi con il metodo, che sento mio, tipico della ricerca scientifica e accademica: affrontare i problemi sviscerandoli e cercando soluzioni condivise e condivisibili create insieme ai colleghi”.

Quali sono i suoi obbiettivi quindi?

“Sicuramente ottenere il miglior risultato possibile. Ma credo anche nella possibilità di far sentire, all’interno del proprio gruppo come fuori, posizioni che magari possono apparire differenti o nuove mantenendo però sempre la stessa coerenza. Penso per esempio all’economia, in politica se ne discute spesso ma senza riuscire ad arrivare a presentare meccanismi o connessioni su cui bisognerebbe soffermarsi di più. Quando l’economia cantonale va male, alla base ci sono moltissimi fattori: dai salari bassi, che hanno un legame scontato con il problema della domanda e dei consumi, ad aspetti legati al mondo della formazione fino alle aziende che offrono posti di lavoro che vengono però occupati da persone in arrivo da altri mercati. C’è quindi una concatenazione di possibili punti su cui si può agire, mentre spesso in politica mi sembra si tenda a puntare sulla ricerca della soluzione unica, che dato la complessità del problema, è una chimera”.

Infine, qual è il suo sguardo sulla politica cantonale e sul modo di far politica in Ticino?

“Personalmente, anche a livello comunale, preferisco definirmi un buon tecnico piuttosto che un buon politico. Questo perché sono convinta che quello che so fare meglio è dare il mio contributo in base alle mie competenze, da quelle più tecniche a quelle di metodo. E passando allo sguardo sulla politica, nonostante io per prima sia una gran chiacchierona, ho l’impressione che oggi a livello politico si parli molto e non si lavori a sufficienza. Insomma, personalmente credo non sia necessario comunicare in ogni caso cercando il consenso sempre o presentare soluzioni quando ancora queste non sono state ben ponderate e studiate. E se c’è un appunto da fare alla politica oggi nel cantone, ma non solo, è proprio questa ricerca della soluzione lampo di cui parlavo prima. Insomma, in generale risulta che tutti abbiamo qualcosa da dire, ma intanto mi chiedo chi stia facendo. I problemi del paese sono noti e trovo che la soluzione debba arrivare condivisa, studiata assieme e sostenuta da tutti, se no continuiamo ad andare avanti ognuno per la sua strada e il problemi non solo restano lì, ma aumentano”.

ibi

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
politica
temi
problemi
competenze
economia
socialista
soluzione
lavoro
economista
ricerca
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved