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Salute e Sanità
28.09.2014 - 08:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Da medico dell’HCL alla Clinica Luganese. Andrea Canonica racconta la sua esperienza in “prima linea”

Pubblichiamo la prima di una serie di interviste su vari argomenti di medicina realizzate in collaborazione con la Clinica Luganese di Besso, per conoscere un po’ più da vicino il lavoro dei medici

LUGANO – Pubblichiamo qui la prima di una serie di interviste su vari argomenti legati alla medicina che abbiamo realizzato in collaborazione con la Clinica Luganese di Besso. Cure intense, chirurgia viscerale, chirurgia dell’obesità, infeziologia, medicina interna: sono termini noti, già sentiti, ma di cui spesso, da pazienti, ci sfugge il vero significato. Questo ciclo di articoli sarà quindi l’occasione di conoscere un po’ più da vicino il lavoro dei medici, ma con un attenzione anche verso i dottori stessi. Ogni intervista proporrà infatti alcuni loro aspetti personali: una parte ritrattistica in cui si parlerà di come è nata la passione per la medicina e del lungo percorso accademico che da studenti li ha trasformati in dottori.

Cominciamo oggi con il dottor Andrea Canonica, con cui affrontiamo il tema della medicina interna e del servizio offerto all’ammalato.

Andrea Canonica, innanzitutto ci parli di lei: chi è e come è nata la sua passione per la medicina?

“Sono nato a Lugano da una famiglia ticinese. Ho sempre voluto fare il medico già da quando andavo alle scuole elementari, una professione che per tutta la famiglia era ritenuta di un livello troppo alto sia per la difficoltà degli sudi sia anche per gli sforzi economici da sostenere. Malgrado le difficoltà, dopo la maturità liceale mi sono iscritto alla facoltà di medicina a Losanna, dove ho completato tutti i miei studi aiutandomi con lavori estivi e grazie a sacrifici da parte della mia famiglia”.

Dove e come si è formato in qualità di medico?

“Dopo gli sudi a Losanna e il dottorato a Berna, ho lavorato in Ticino, inizialmente con l`ambizione di diventare chirurgo, ma poi, dopo due anni tra chirurgia ed ortopedia, sono passato alla medicina interna. Rapidamente sono diventato capo clinica all’ospedale Civico di Lugano, dove ho acquisito una grande esperienza anche nel campo della medicina d’urgenza nel reparto di pronto soccorso e di cure intensive. Nel 2001 ho aperto uno studio medico privato a Vezia mantenendo una percentuale di lavoro all’ospedale dapprima come consulente ed in seguito come medico del personale. Ho pure collaborato con il Cardiocentro Ticino al momento della sua apertura creando il Day Hospital tuttora funzionante. Dal 2001 al 2011 sono stato anche medico sociale dell`Hockey club Lugano mentre ora lo sono della sezione giovanile. Il 2011 è anche l’anno in cui ho iniziato la mia collaborazione con la Clinica Luganese come medico accreditato nel reparto di  medicina interna sostituendo il dottor Mario Beretta Piccoli, che andava in pensione”.

Veniamo proprio alla sua collaborazione con la Clinica: per un medico che vantaggi offre una realtà privata come la vostra rispetto a un grande ospedale pubblico?

“In questa realtà si possono gestire in modo più autonomo i pazienti ricoverati sia quelli del proprio studio medico sia quelli a noi inviati da colleghi medici curanti. Il rapporto che abbiamo con i medici curanti è nettamente più stretto e collaborativo di quello che si può avere in ospedale, perché questi qui possono partecipare direttamente alla cura dei loro pazienti ricoverati”.

Lei si occupa di medicina interna: ci spieghi meglio, per chi forse non lo sa, che cos’è esattamente e che casistica tratta a Lugano-Besso, cui altro vanto è l’approccio interdisciplinare adottato.

“La nostra casistica è ampia e abbraccia ogni campo specifico della medicina interna con anche casi complessi che necessitano di una presa a carico multidisciplinare. Una necessità a cui in Clinica riusciamo a rispondere con assoluta semplicità dato che ci conosciamo tutti personalmente. Il contatto con tutti i colleghi specialisti è quindi molto stretto ed amichevole con grande disponibilità da parte di tutti e grande collaborazione interdisciplinare. Personalmente dedico alla Clinica il 50% della mia attività: il mio ruolo è di gestire un reparto di medicina interna con una media fra i 15 e i 25 pazienti. Inoltre, io come gli altri colleghi, abbiamo anche il compito di formare giovani medici che ci affiancano nella gestione dei pazienti”.

In questo senso la Clinica Luganese si differenzia da altre strutture private per il “servizio all’ammalato”, ci spieghi meglio questo vostro atout.

“Il sevizio di pronto soccorso e il servizio di picchetto 24 ore al giorno ci occupano mediamente per una settimana al mese, in cui siamo a disposizione per tutte le problematiche di medicina interna che si presentano sia nella struttura sia in pronto soccorso. In Clinica quindi i pazienti  sono presi a carico sempre da medici specialisti, internisti, chirurghi, ortopedici, endocrinologi, reumatologi e via dicendo (al contrario quindi degli ospedali dove spesso sono i medici assistenti in formazione ad occuparsi direttamente dei pazienti). Questo comportante evidentemente anche una qualità delle cure superiori rispetto alle strutture pubbliche”.

Infine, quali sono le sue ambizioni e speranze per il suo futuro e quello della Clinica Luganese?

“La Clinica secondo me avrà sempre più successo se saranno sempre gli specialisti in prima fila ad occuparsi in modo diretto dei pazienti, se verrà mantenuto e eventualmente potenziato il rapporto stretto con i medici curanti  rendendoli sempre più partecipi e tenendoli tempestivamente al corrente delle cure prestate ai loro pazienti. Per quello che mi riguarda, desidero continuare con questa collaborazione e lavorare direttamente per valorizzare la clinica con nuove idee, che riguardano in particolare la formazione dei medici giovani, i nuovi sistemi informatici e la presa a carico sempre più stretta e professionale dei pazienti”.

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