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Politica e Potere
30.09.2014 - 06:350
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Expo, Gobbi sulla linea di Zali: "No ai soldi di Swissloss e no a una partecipazione istituzionale del Ticino"

Il ministro leghista: "Il personale assunto dalla Cancelleria può essere cancellato. Vorrei capire se i privati sono ancora d’accordo di finanziare da soli la partecipazione”

BELLINZONA – Anche il ministro Norman Gobbi si allinea su Expo alla posizione del suo collega leghista Claudio Zali: “Sostengo che i soldi pubblici per finanziare la presenza del Ticino non potranno più essere utilizzati – dice al Corriere del Ticino -. Oggi non me la sento di sbattere la porta in faccia ai ticinesi che hanno detto no”.

La garanzia del fondo Swisslos, spiega Gobbi, aveva un senso negli scorsi mesi. “È servita come garanzia durante la fase nella quale era in essere il referendum e si attendeva il voto dei ticinesi. Ora, alla luce della volontà popolare va cambiato paradigma. Si tratterà di capire se i privati sono disposti a finanziare una partecipazione pubblica del Ticino ad Expo 2015 o se vogliono procedere in diversa maniera”.

No, dunque, all’utilizzo di soldi pubblici, “e no a una presenza istituzionale del Cantone. D’altronde non si può fare votare e poi fare finta di nulla”.

Secondo il ministro il coinvolgimento dei finanziatori privati “andava fatto ben prima, durante l’elaborazione del progetto. Questa vicenda ha mostrato troppe falle e oggi tutti paghiamo il prezzo di numerosi errori”. E aggiunge: “Vorrei capire se i privati sono ancora d’accordo di finanziare da soli la partecipazione”.

Bisogna trovare un milione e mezzo di franchi, mentre tra promesse e fondi garantiti oggi ce ne sono 935.000. Non sarà facile, ammette Gobbi. Ma dei tagli si possono fare subito: “Ad esempio il personale assunto dalla Cancelleria può essere cancellato. Mi spiace, ma si impongono delle scelte. D’altronde anche la Confederazione lo ha fatto, annullando le nomine all’USTRA dopo il no del popolo all’aumento della vignetta autostradale”.
La via d’uscita, conclude, era il rapporto di minoranza presentato dalla Lega in Gran Consiglio, che stabiliva un tetto massimo di 1,7 milioni (anziché 3,5) per la partecipazione del Ticino. Infatti, se i gruppi politici avessero seguito quella via il referendum non ci sarebbe stato.

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