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14.10.2014 - 11:140
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Quei 30 milioni regalati agli altri comuni: la guerra che la politica di Lugano deve ai luganesi

La Città deve tagliare in modo strutturale in settori essenziali e nello stesso tempo staccare un assegno multimilionario per gli altri comuni. Municipio, Consiglieri Comunali e Gran Consiglieri della Città si uniscano contro questa ingiustizia

di Andrea Leoni

C'è una questione che il Municipio di Lugano non riuscirà mai a spiegare ai suoi concittadini. Che lo dica in italiano, in arabo, in greco, in latino o in aramaico. Il fatto che la Città dovrà tagliare 30 milioni di franchi per far quadrare i conti e al contempo 30 milioni di franchi di imposte dei luganesi usciranno anche quest'anno dalle casse cittadine con destinazione "altri comuni". Nessun comunicatore – e nell'Esecutivo di Lugano non mancano certo gli artisti della dialettica – potrà mai rendere digeribile questa equazione. E per un motivo molto semplice: si tratta di una clamorosa ingiustizia che si pone al di fuori di ogni logica. Siamo al Festival del paradosso. 

Questo esborso di decine di milioni all'anno è il frutto di una legge che si chiama perequazione finanziaria comunale. Lo scopo ideale della legge è nobile e corretto: i comuni finanziariamente più forti danno una mano a quelli più deboli e meno fortunati, sia per entrate fiscali che per posizione geografica. Come funziona? "Semplificando – citiamo dal sito del Cantone  - si può dire che i Comuni con risorse fiscali procapite maggiori della media cantonale versano un contributo ai Comuni con risorse fiscali procapite inferiori al 90% della media cantonale. I contributi dipendono dalle risorse di ogni Comune e dal moltiplicatore di imposta applicato". Naturalmente, lo ammettono implicitamente anche le autorità cantonali, la legge è molto più complessa e si articola su formule matematiche tipo: " Il surplus delle risorse fiscali dei comuni paganti (comuni con risorse fiscali pro capite superiori alla media), è determinato come segue: Srf: (rf co - rf ca) x pop.: coeff. art. 6 cpv. 1 della legge".

In tutta questa complessità, diciamo pure astrusità, manca il presupposto fondamentale che fa di una legge una buona legge: il buon senso. L'elemento cioè che rende una norma credibile, comprensibile e accettabile per i cittadini. La legge sulla perequazione finanziaria è invece un pachiderma tecnico, frutto di compromessi di basso cabotaggio fra chi tiene il coltello dalla parte del manico, i comuni che incassano (la stragrande maggioranza), e quelli pagano. Tutte queste formule e formulette da burocrati escludono dal contesto sia la politica che l'eccezione del presente. E in questo modo un giusto meccanismo di solidarietà si trasforma in una clava senza senso che colpisce alla cieca. Siamo alle solite. Ai soliti assurdi strumenti tecnici che stravolgono la realtà.

Così Lugano si trova nella situazione paradossale di dover bussare alle porte delle banche per chiedere prestiti nell'ordine di cento milioni per pagare gli stipendi e al contempo dover versare 30 milioni frutto delle imposte dei suoi cittadini e delle sue aziende agli altri comuni. Deve tagliare in modo strutturale in settori essenziali e cari alla popolazione – socialità, scuola, sicurezza, cultura, trasporto pubblico – e nello stesso bilancio staccare l'assegno multimilionario non solo a comuni periferici (che lo si fa anche volentieri), ma a città come Bellinzona e Locarno, che mo' ha i soldi anche per fare il Palacinema.  

Qualche scettico dirà: che aumentino ancora il moltiplicatore e facciano meno risparmi. In questo modo però il rischio concreto è che molti se ne vadano, il gettito cali, e di conseguenza diminuisca anche il contributo perequativo: a chi conviene?

È fatto ormai noto a tutti che Lugano nel recente passato ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità ed è stata travolta da una crisi senza precedenti. Senza dimenticare la trasformazione, per non dire l'estinzione, della piazza finanziaria. Il nuovo Municipio ha agito concretamente aumentando di 10 punti il moltiplicatore lo scorso anno e annunciando una manovra di risparmi titanica per l'anno a venire. Non si può dire che siano rimasti con le mani in mano non facendo autocritica e non intervenendo con la dovuta determinazione nelle faccende di casa. Ma i sacrifici non li devono fare solo i luganesi. 

Ed è anche per questo che l'assurda ingiustizia perequativa va in prima battuta corretta e poi sistemata definitivamente. Da quanto raccontano le indiscrezioni un mini gruppo misto cantone e comuni, proporrà al Consiglio di Stato una modifica del regolamento che, se accolta da i ministri, senza la necessità di passare dal Parlamento, potrebbe già dal prossimo anni produrre uno sconto di un paio di milioncini. Se la guardiamo nell'ottica della realpolitick, è meglio che niente. Se ci fermiamo alla politik, siamo all'elemosina. 

È chiaro che modificare sostanzialmente la legge è molto difficile e richiede tempi biblici. E la complessità sta soprattutto, come sempre, nel fatto che chi riceve, e sono tantissimi, non è disposto a rinunciare all'incasso acquisito. Ma, legge o non legge, il Municipio di Lugano ha il dovere di ingaggiare una battaglia per i suoi cittadini contro questa ingiustizia. L'Esecutivo è infatti pienamente legittimato a scatenare una guerra politica per cercare di ottenere, anche solo in via eccezionale, un'esenzione o un significativo taglio dei 30 milioni che deve versare. Perché Lugano non è che non vuole dare i soldi, semplicemente non li ha. E per essere convincente, se necessario, il Municipio metta in atto ogni strumento che possa essere "convincente" per la controparte (in qualche cassetto deve esserci ancora quella vecchia idea di un'iniziativa popolare…).  

Ma la guerra non deve farla solo l'Esecutivo. Su questo nodo cruciale stupisce il silenzio fdalle sezioni cittadine dei partiti, dei consiglieri comunali, dei Gran Consiglieri della Città. Se Lugano ha una possibilità di spuntarla la potrà sfruttare soltanto se tutti i rappresentanti della politica cittadina sapranno unirsi come un esercito dietro i municipali, mettendo da parte le divisioni partitiche. I luganesi ne sarebbero grati.  

 

  

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