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17.10.2014 - 13:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Doni d’amore: uno sguardo su donne e rituali nel Rinascimento

Ripercorrere il ruolo della figura femminile attraverso gli oggetti che le venivano regalati in uno di quei rari momenti in cui la cultura dell’epoca la celebrava. Questo il fil rouge della mostra inaugurata alla Pinacoteca Züst di Rancate

MENDRISIO – Ripercorrere il ruolo della donna in epoca tardogotica e rinascimentale attraverso gli oggetti che le venivano regalati in uno di quei rari momenti in cui la cultura dell’epoca celebrava il suo essere figura femminile. Questo il fil rouge che lega le tre sezioni in cui è articolata la mostra temporanea inaugurata sabato scorso alla Pinacoteca Züst di Rancate e visitabile fino all’11 gennaio prossimo.

“Doni d’amore. Donne e rituali nel Rinascimento”, questo il titolo dell’esposizione, presenta infatti al pubblico una selezione di preziosi oggetti che tra il XIV e il XVI secolo venivano offerti alla donna per celebrare il fidanzamento, il matrimonio e la nascita di un erede (momenti a cui sono dedicate le tre sezioni). In queste occasioni la cultura del tempo conferiva alla figura femminile, solitamente relegata all’ambito domestico, un ruolo fondamentale che le famiglie abbienti festeggiavano con fastose cerimonie e commissionando pregiati manufatti da offrirle in dono.

Dal cofanetto contenente piccoli oggetti in avorio e costose cinture, che il futuro sposo inviava alla giovane per suggellare il fidanzamento, ai gioielli e alle suppellettili, offerte dal marito e dal suo parentado o portate in dote dalla sposa il giorno delle nozze, fino a comprendere un desco da parto e stoviglie in maiolica, utilizzati per servire alla puerpera il primo pasto rinvigorente dopo le fatiche, e lo scampato pericolo, del parto; oggetti tra le cui forme, accompagnato dalle testimonianze contenute nei documenti dell’epoca, il visitatore potrà leggere il valore simbolico attribuito alla donna in queste occasioni e osservare il mutare delle tradizioni legate a queste celebrazioni.

Un esempio ne sono i cassoni dipinti che figurano tra i negali nuziali, arredi – dentro i quali riporre il corredo – che fino alla metà del XV secolo venivano commissionati dal padre della sposa ed esibiti durante il corteo che dalla dimora natale la scortava a quella del marito, per poi essere collocati all’interno della camera padronale, mentre a partire dalla seconda metà del ’400 la loro committenza spetterà allo sposo e alla sua famiglia.

Attraverso questi oggetti sarà quindi possibile delineare una storia del ruolo della figura femminile in epoca tardogotica e rinascimentale e dei rituali che ne segnavano il passaggio da fanciulla posta sotto la tutela del padre a sposa assoggettata al marito. Passaggio che, oltre ad essere vincolato da accordi privati, richiedeva cerimonie pubbliche per comunicare all’intera cittadinanza il potere politico ed economico acquisito dai due casati attraverso l’alleanza matrimoniale.

Queste celebrazioni costituivano l’occasione per ribadire il proprio rango sociale e ostentare le risorse finanziarie di cui si poteva disporre, fino al punto che per arginare l’eccessivo sfarzo delle feste e dei doni le città furono costrette a emanate leggi suntuarie. Furono proprio pregiati oggetti come la valva di specchio eburnea con la scena dell’Assalto al castello d’amore in mostra nella sezione dedicata al fidanzamento, il cassone inedito dipinto e dorato proveniente dal Museo veronese di Castelvecchio in quella del matrimonio e la testa di martora in cristallo di rocca con smalti e rubini della collezione Thyssen-Boernemisza nella sezione della nascita a indurre le autorità a limitare e regolamentare le spese consentite.

Il valore di questi preziosi manufatti non si limitava però alla sola dimostrazione e celebrazione l’opulenza dei committenti, la scelta dei materiali sottintendeva significati più intimi e reconditi: dall’allusione erotica degli oggetti da toeletta in avorio, materia dalla coeva letteratura equiparata per il suo candore e levigatezza all’incarnato femminile, ai messaggi beneauguranti degli anelli, dovuti alle proprietà delle pietre preziose incastonate. A questi contenuti in alcuni casi si sovrapponeva quello suggerito dalla conformazione stessa dell’oggetto: gli anelli detti maninfede evocavano, per il motivo delle due mani intrecciate, la promessa di matrimonio sancita dalla stretta di mano, mentre il cofanetto richiamava, per la sua funzione di contenere e custodire, il grembo femminile ricettacolo del seme maschile. Altre volte, le valenze simboliche erano desunte da antiche tradizioni, come nel caso della cintura considerata emblema di castità, e perciò tipico dono di fidanzamento, in relazione al rito di epoca romana di annodare alla vita della sposa un nastro sciolto dal marito la prima notte di nozze.

Sempre alla sfera simbolica sono da ricondurre le iconografie scelte per decorare questi splendidi manufatti. I temi, riproposti su oggetti in materiali diversi, erano per lo più attinti dalla storia antica e dalla letteratura e volti a esaltare le virtù muliebri di purezza, obbedienza e fedeltà, qualità all’epoca ritenute essenziali per una moglie. Per il desco da parto e le stoviglie in maiolica destinati alla puerpera si prediligevano, invece, scene di nascita riprese da quelle di ambito sacro – esposti in mostra insieme a un trattato medico sul concepimento e la nascita – in modo da sottolineare la buona riuscita del parto e l’incolumità della madre.

La mostra, a cura di Patricia Lurati, è arricchita dall’accostamento dei manufatti con dipinti coevi nei quali essi si trovano raffigurati, evidenziandone così il significato attribuito loro. Le opere esposte provengono dai maggiori musei italiani e svizzeri oltre che da collezioni private e si potranno ritrovare nel catalogo realizzato in occasione della temporanea, in cui le illustrazioni sono accompagnate da saggi e schede con un taglio prettamente interdisciplinare in modo da evidenziare i valori sociali e simbolici che questi oggetti assumevano per la società del tempo e renderli così immediatamente comprensibili anche per il pubblico più vasto.

Per maggiori informazioni sugli orari d’apertura e i biglietti di ingresso: http://www4.ti.ch/decs/dcsu/ac/pinacoteca-zuest/in-mostra/in-mostra/

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