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24.10.2014 - 07:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'uomo che per la Svizzera negozia con l'UE: "I contingenti per i frontalieri non sono la soluzione per il Ticino"

Parla Yves Rossier: "Sta a noi stabilire se è nel nostro interesse mantenere la Libera circolazione come adesso oppure se è più nel nostro interesse limitarla quantitativamente secondo le modalità dell’iniziativa del 9 febbraio"

BERNA/BELLINZONA - Quale futuro nei rapporti tra Svizzera ed Unione Europea dopo il 9 febbraio? E limitare i frontalieri con i contingenti è la vera soluzione per il nostro Cantone? Il Corriere del Ticino ha girato queste domande cruciali per il futuro della Confederazione e del Ticino a Yves Rossier, numero due della diplomazia elvetica e capo negoziatore per i rapporti con l'UE. 

Le risposte di Rossier al Corriere sono estremamente interessanti. Oltre a chiarire i confini entro i quali si gioca la partita con Bruxelles, il diplomatico mette l'accento anche sulla posta in gioco e le possibili conseguenze. Le parole del capo negoziatore, evidentemente, non piaceranno a molti in Ticino, ma ci offrono la prospettiva di un esperto che quotidianamente e concretamente deve negoziare con l'UE.  Di seguito riportiamo alcuni stralci salienti dell'intervista concessa al CdT. 

"L'UE non fa per noi delle regole speciali"

"La Svizzera, dopo il rifiuto dello Spazio economico europeo, ha sottoscritto accordi bilaterali nei settori dove c’erano interessi comuni con i Paesi europei. Ma una cosa va detta: la regola invalsa fin qui è che la Svizzera applica le decisioni prese dall’UE. Bruxelles estende alla Svizzera le regole in vigore nell’Unione: non fa per noi regole diverse da quelle valide per i Paesi membri. È così in tutti i campi, segnatamente per quanto riguarda la libera circolazione delle persone".

"Dalla Libera circolazione dipende tutto il resto"

"La sovranità non è in questione. È il popolo svizzero ad aver deciso in modo sovrano il no allo Spazio economico europeo e il sì agli accordi bilaterali, compresa – a più riprese – la libera circolazione delle persone. Certo, le nostre decisioni libere hanno delle conseguenze, che vanno assunte. E il voto del 9 febbraio ha come conseguenza che tutto l’iter delle nostre trattative in corso con l’UE (sull’elettricità, la ricerca…) dipende dalla possibilità di trovare una soluzione riguardante la libera circolazione delle persone. Se non si troverà una soluzione su questo punto, tutti gli accordi saranno in pericolo: d’altronde non solo quelli in discussione, ma anche quelli in vigore attualmente".

"I nostri interessi"

"Per la libera circolazione dei lavoratori la Svizzera deve ponderare i propri interessi. Sta a noi stabilire se è nel nostro interesse mantenerla come adesso oppure se è più nel nostro interesse limitarla quantitativamente secondo le modalità dell’iniziativa del 9 febbraio. Dobbiamo sapere che dalle scelte che faremo riguardo alla libera circolazione dipende l’insieme delle nostre relazioni con l’UE".

"Contingentare i frontalieri non è la soluzione per il Ticino"

"Rispetto profondamente la decisione dei Ticinesi e non voglio assolutamente sostituirmi alla valutazione dei difficili problemi specifici che devono affrontare. Ma le difficoltà e i problemi che esistono in Ticino potranno essere risolti con una limitazione dei frontalieri? Non ne sono certo. Prendiamo la disoccupazione, che è uno dei punti giustamente dolorosi. Se in Ticino ci sono 60.000 frontalieri e 6.000 disoccupati, anche supponendo che i 6.000 disoccupati non abbiano lavoro a causa di 6.000 frontalieri, ci sono 54.000 frontalieri di cui il Ticino ha visibilmente bisogno. Vogliamo limitarli? Con quali conseguenze per l’economia del cantone? Certo, bisogna garantire che questa categoria di lavoratori e le aziende che li assumono (italiane o no) non pratichino un dumping salariale che peggiora le condizioni di lavoro dell’insieme del mercato del lavoro ticinese. Ma la risposta che occorre adottare per combattere gli effetti perversi di questi fenomeni è la limitazione dei frontalieri? Sono altre, credo, le misure da adottare. Misure nazionali che possono e devono essere introdotte in modo ancora più incisivo".

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