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Salute e Sanità
24.10.2014 - 14:350
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

E se il Cardiocentro 'rilevasse' la Clinica Luganese? Giudici: "Non dico no, ma prima dobbiamo sapere che sarà di noi. È ora di ridiscutere l'accordo con l'EOC"

Il presidente della Fondazione Cardiocentro coglie la palla al balzo e dice: "La convenzione con l'Ente va rivista. Dobbiamo conservare il nostro spirito privato"

LUGANO – Per prima cosa bisognerà capire quanto può valere, sul mercato, la Clinica Luganese. Si parla per ora di una forchetta molto ampia: tra i cento e i duecento milioni di franchi. Terreno, edifici, esperienza, specialità e attrezzature mediche… La Clinica di Besso è un piccolo gioiello nel settore della medicina acuta. E poi c’è il valore aggiunto dato da un “marchio” storico, e dai medici e dal personale che vi lavora.

Ora che è stata ufficializzata la messa in vendita dell’istituto da parte dell’azionista unico, la Congregazione italiana delle Suore Infermiere dell’Addolorata – confrontate con la necessità di far fronte ai debiti dell’ospedale Valduce di Como e di render conto alle banche italiane – ci si chiede: ma chi potrebbe sostenere un investimento di quella entità?

Sicuramente un grande gruppo ospedaliero privato, come il Genolier, che già possiede le cliniche Ars Medica e Sant’Anna. In questo caso si perderebbe però il concetto di “non profit” che caratterizza la Clinica Luganese, la cui Fondazione ha sempre reinvestito i propri utili nello sviluppo della struttura.

Un’altra ipotesi, per continuare sulla via seguita finora, sarebbe quindi quella di trovare una fondazione che rilevi la proprietà. E se si facesse avanti il Cardiocentro? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Giudici, ex sindaco di Lugano e presidente della Fondazione Cardiocentro Ticino.

“Premetto che a mio avviso la Clinica Luganese rappresenta un patrimonio nel settore della medicina acuta che va assolutamente preservato – dice a liberatv -. Per quanto riguarda un nostro eventuale interesse a partecipare al futuro della Clinica, non dico un no di principio, ma dobbiamo anzitutto chiarire quale sarà il nostro, di futuro. Mi spiego: fintanto che non sappiamo se il Cardiocentro sopravvivrà nella sua attuale forma di gestione privata dopo il 2020, data in cui scadrà la convenzione con L’Ente Ospedaliero, come presidente non sono disposto a promettere nulla a nessuno”.

Quindi, lei coglie la palla al balzo per aprire un tavolo di discussione con l’EOC.

“Credo sia giunto il momento di ridiscutere la vecchia convenzione che prevede il passaggio del Cardiocentro all’EOC (tra l’altro il mese prossimo è in agenda un incontro tra le parti proprio su questo tema, nrd).
L’Ente potrà essere partner del nostro progetto, che però a mio avviso deve proseguire sulla strada finora percorsa, una strada che ha portato il Cardiocentro a livelli di eccellenza. Dobbiamo insomma preservare lo spirito privato nella gestione dell’istituto”.

La nostra fortuna, aggiunge Giudici, è stata quella di essere riusciti a realizzare una struttura che reinveste costantemente in ricerca, sviluppo e qualità, pagando adeguatamente collaboratori e collaboratrici.

“Quindi – conclude - prima di imbarcarmi in nuove operazioni o partecipazioni voglio capire e chiarire che ruolo avremo in futuro come Cardiocentro. Dateci le opportunità e le garanzie e ci muoveremo, ma non possiamo fare i salvatori della Patria senza sapere che fine faremo tra pochi anni”.

emmebi

 

 

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