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Analisi
30.10.2014 - 08:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

I Giardini di Porta Nuova: nel cuore della skyline di Milano. Fallitalia... sì, ma noi che futuro ci stiamo costruendo?

L'ANALISI: "Per nove anni è stato il cantiere più grande d’Europa, con venti architetti, duemila operai e 340'000 metri quadrati. Il Ticino non sarà ad Expo ma è bene che i ticinesi ci vadano per osservare un'altra realtà. GUARDA LE FOTO

di Marco Bazzi

Sarà “Fallitalia”, ma intanto si muove. Gireranno anche i soldi della Camorra e le tangenti svolazzeranno come farfalle in primavera...

Ma perché? Invece da noi i soldi sono sempre tutti puliti e limpidi come l’acqua della Verzasca? Vogliamo ammetterlo una volta per tutte che nelle nostre banche sono affluiti capitali che puzzavano lontano un miglio? E che i tesori dei contrabbandieri sono stati riciclati in progetti immobiliari? E nel nostro bel cantone non sono forse girate e girano tangenti? Noi le chiamiamo “commissioni”, che è un termine più educato, o scambi di favori. E sappiamo che una commissione per diventare giuridicamente tangente deve presumere il reato di corruzione di un funzionario o, più genericamente, di un pubblico ufficiale. Reato sempre molto difficile da dimostrare.

Nel Bel Paese che, va detto, è pieno di squali e di lupi mannari, non fanno tanti distinguo: le chiamano bustarelle e basta.

È chiaro, il fenomeno va commisurato alle dimensioni: un cantone di poco più di 300'000 abitanti contro un Paese di quasi 60 milioni. E con una tradizione di mafia (da salotto e da macelleria) e di corruzione che affonda le radici nella storia, prima del Regno e poi della Repubblica. I mali e i vizi dell’Italia li conosciamo. E il malvezzo si è ripetuto sui cantieri milanesi dell’Expo.

Ma da noi squali e lupi mannari non esistono? È sempre una questione di proporzioni. Se in Ticino una stella del calcio nasce ogni dieci anni, in Italia ogni dieci anni ne nascono mille…

Ma intanto l’Italia va avanti, nonostante la crisi, la disoccupazione, e la povertà sempre più diffusa tra la gente. Mentre noi, maestri delle geremiadi e delle lamentazioni, siamo qui ad azzannarci per costruire una nuova strada, o per realizzare un parco, ad accapigliarci per fare il Palacinema (che almeno lì c’è un privato che ci mette un po’ di soldi)… Siamo qui a discutere da anni se il raddoppio del Gottardo è o non è costituzionale, se il suo significato sta nel risolvere i problemi di sicurezza o nell’aprire la via a nuovo traffico...

Il Ticino è paralizzato dai ricorsi, dai referendum, dalle polemiche, da un parlamento che è ormai diventato un parlatoio, da personalismi, da ridde di interpellanze e interrogazioni, da un partitismo che si insinua in ogni piega della società, ma che non è nemmeno stato in grado di risolvere l’unico vero problema che andava risolto: l’invasione di manodopera estera.
Il Ticino è paralizzato da una politica di basso cabotaggio, dove pochi sono coloro che hanno visioni. Voci fuori dal coro.

C’è come l’impressione che noi ci culliamo, beati, nel nostro perfetto sistema politico fondato sulla democrazia diretta, che è un valore assolutamente prezioso se usata in modo intelligente ma può diventare dannosa se usata in modo demagogico.

Queste riflessioni, molto libere e magari anche un po’ semplicistiche, prendono spunto da una giornata a Milano. Da un giro, di giorno e di sera, nel nuovo quartiere di Porta Nuova, in particolare nei Giardini di Porta Nuova. In pochi anni, quella vasta area, prima quasi abbandonata al degrado della semiperiferia, ha cambiato radicalmente volto. E oggi anche Milano ha una sua “skyline”, come tutte le metropoli del mondo.

L’edificazione del Progetto Porta Nuova è iniziata nel 2005 ed è praticamente terminata. Per nove anni è stato il cantiere più grande d’Europa e ha coinvolto venti architetti e duemila operai su una superficie di 340'000 metri quadrati. In questi anni sono sorti grattacieli, piazze, centri culturali, negozi e giardini. E il quartiere si è rianimato e, come si dice in gergo architettonico, è stato “riqualificato”.

È chiaro che sono numeri che noi non possiamo permetterci, non fosse altro per gli spazi. Pensiamo poi all’investimento globale, che ammonta a oltre due miliardi di euro. Il finanziamento è stato garantito da privati, e questo è un dato che dovremmo considerare, in un Cantone dove è sempre lo Stato che deve finanziare le grandi opere.

Della cordata guidata dalla Hines, una delle più grandi società immobiliari del mondo, fa parte anche l’imprenditore Salvatore Ligresti, che non è certo in odor di santità, anzi! Ma non è questo il punto.

Il punto è che noi, a Lugano, stiamo spendendo poco meno di un decimo di quella somma (certo, in Svizzera tutto costa di più) per costruire il LAC, a carico della Città che con le finanze dissestate che si ritrova dovrà anche sborsare parecchi milioni all’anno per riempirlo, animarlo e gestirlo. Un’operazione che al di là del prestigio del nuovo Polo culturale, sarà una perdita secca di svariati milioni che peserà come un vitalizio al contrario sulle spalle contribuenti.

Il resto del previsto sviluppo della città sembra essersi arenato: fatta la Vedeggio-Cassarate non si sente più parlare, per esempio, del Nuovo Quartiere di Cornaredo e dei suoi “grattacieli”. Ma anche il grande progetto per la riqualifica del Pian Scairolo pare essere finito in un cassetto. Per non parlare del polo espositivo del Campo Marzio… O del Lungolago...

Lugano deve tirare la cinghia, va bene. Ma i soldi in questo cantone ci sono e certi investimenti si potrebbero fare coinvolgendo investitori privati, creando fondi di investimento, per esempio.

Il Ticino all’Expo di Milano, che aprirà tra pochi mesi, non ci andrà in veste ufficiale (se ci andrà, perché non si è capito bene a che punto siamo rimasti). Ma forse vale la pena che i ticinesi ci vadano per vedere (per guardare da vicino e osservare) un’altra realtà a pochi chilometri da noi.

Non vogliamo fare i modernisti sfrenati, ma invece di azzannarci ancora una volta sui fondi per andare all'Expo, perchè non abbiamo promosso qualcosa di nuovo coinvolgendo i privati (ma bisognava pensarci sei o sette anni fa)? Non solo la riqualifica di un quartiere ma anche di un'area urbana che dà sul lago, su uno dei due laghi... Sarebbe stato qualcosa che si poteva mostrare al mondo. Se i privati continuano a costruire vuol dire che i soldi ci sono e allora perchè non convogliarli verso progetti di interesse pubblico invece di limitarsi a contare i palazzoni e le megaville che spuntano qua è là sulle colline?

A furia di sentirci dire che stiamo affondando, affonderemo davvero.

Prendiamo solo un esempio banale: la Feltrinelli (anche se non è una novità mondiale) ha creato nei Giardini di Porta Nuova una libreria dove si può non solo leggere e acquistare libri, ma anche fare colazione o pranzare, degustare vini o piatti preparati al momento. Un concetto di “fusion” tra cultura ed enogastronomia. Il tema di Expo è l'alimentazione... Ma poi quella libreria resterà, e ne spunteranno altre simili. Promuovere la cultura e la letteratura è anche portarla tra la gente...

Una realtà, ci limitiamo a Milano, che sarà un concentrato di tutti i vizi del mondo, ma che vive, cresce e si sviluppa. 

Fallitalia… Sì, ma e noi, che futuro ci stiamo costruendo?

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