LUGANO - Nell'ultimo numero del periodico “Fare impresa” il direttore dell’Associazione industrie ticinesi, Stefano Modenini, ha scritto un articolo intitolato “Quando lo Stato è ostile all'economia”. In un’intervista al Corriere del Ticino, Modenini spiega il suo pensiero e lancia siluri alla politica.
“La comprensione dello Stato nei confronti dell'economia e del suo funzionamento si è affievolita – dichiara al Corriere -. Una minore comprensione che si esplica a volte in un atteggiamento di principio colpevolista nei confronti di aziende e imprenditori, accusate di offrire posti di lavoro poco interessanti; altre volte sviluppando maggiore e inutile burocrazia. Tutto ciò sullo sfondo di un clima da campagna elettorale perenne che distoglie molti dal comprendere le difficoltà oggi di fare impresa a livello globale e cercare di mantenere l'occupazione in Ticino”.
E sempre sulla politica, aggiunge: “Il clima politico da continua campagna elettorale mette sotto pressione anche l'amministrazione pubblica, che applica leggi e regolamenti alla lettera per non sbagliare, dimenticandosi a volte il buon senso. Abbiamo poi constatato una scarsa conoscenza da parte di diversi politici del tessuto imprenditoriale. In Ticino abbiamo numerose aziende a buon valore aggiunto attive nel mondo, che offrono posti di lavoro a condizioni dignitose, ma che sono del tutto sconosciute o quasi. Visitando alcune aziende con politici abbiamo colto persino il loro stupore nell'apprendere il grado di competitività delle imprese ticinesi”.
Per le aziende e per l’AITI, spiega Modenini, “i punti di riferimento sono dati dalla capacità dei partiti e dei loro rappresentanti di saper leggere la complessità della realtà e proporre soluzioni a medio-lungo termine, andando al di là del populismo e delle proposte che scatenano gli applausi ma che sono o illusorie o del tutto inapplicabili”.
Modenini non se la prende tanto con il Governo - “Sono cinque persone con cui si può parlare” -, ma con il Gran Consiglio, dove per trovare maggioranze occorre il consenso perlomeno di tre partiti. “Farei comunque un discorso più generale – conclude -: abbiamo un disavanzo strutturale della finanza pubblica, i gettiti d'imposta non sono più sufficienti a pagare il costo dello Stato e il Cantone ha perso competitività. In tale situazione continuare a fare politica come se fossimo sempre in campagna elettorale è da irresponsabili”.
red