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17.11.2014 - 12:040
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Denti: "Questa pianificazione è un pasticcio: se non cambia va rispedita al mittente. E sul mio futuro politico vi dico che..."

Intervista al presidente dell'Ordine dei medici dopo la riconferma per un nuovo mandato: "È una grande soddisfazione e un riconoscimento per il lavoro svolto in questi anni. Ma ora guardiamo al futuro: ci aspettano sfide complicate"

Franco Denti, alcuni giorni fa è stato rieletto alla carica di Presidente dell'Ordine dei medici. Con quali sentimenti ha vissuto questa nuova investitura da parte dei suoi colleghi?   
"È ovviamente una grande soddisfazione. Poi essere eletto per acclamazione fa sempre molto piacere. È raro che un presidente dell'Ordine sopravviva per così tanto tempo…Diciamo che è stato un bel riconoscimento del lavoro svolto in questi otto anni. Ma dobbiamo subito guardare al futuro perché abbiamo di fronte a noi seri problemi sia per quanto riguarda la difesa della categoria sia per ciò che concerne l'offerta sanitaria ticinese".

Perché dopo otto anni si è ripresentato per un altro mandato?
"Ci sono ancora alcuni progetti che vorrei portare avanti e terminare. Nei prossimi due anni poi arriverà da Berna la pianificazione della medicina ambulatoriale che sarà una questione non da poco. Su questo tema dovremo essere molto presenti con autorevolezza. Se poi il Consiglio degli Stati approverà la mozione di Jürg Stahl che mette di fatto fine alla libera scelta del medico, dobbiamo tenerci pronti alla possibilità di un referendum". 

Quali sono in particolare i progetti che vorrebbe portare a termine?
"Sono due. Il primo punta ad aumentare la formazione all'interno del corpo medico sulle cure palliative. Dobbiamo avere dei servizi che non per forza devono essere ospedalieri. Il secondo progetto riguarda la facoltà di medicina: se arriverà vorrei che non fosse una facoltà di serie B e che avesse un orientamento verso la medicina di famiglia. In un Cantone con molte periferie come il nostro una medicina di prossimità è fondamentale".

Tornando invece alle sfide in ambito politico, sia sul piano federale che cantonale. Dalla risposta che mi ha dato prima si coglie chiaramente la volontà da parte sua di proseguire con un'azione "di lotta e di governo", fatta di disponibilità al dialogo e alla mediazione ma anche di piazza e referendum quando occorre.  
"Sicuramente, questo è un tassello del mio modo di agire. Abbiamo potuto applicarlo e continueremo a farlo perché in questi anni l'Ordine si è conquistato un grado di autorevolezza molto importante. Accanto alle battaglie referendarie o di piazza abbiamo sempre portato degli studi e delle proposte concrete. Proprio per questo siamo continuamente sollecitati dal DSS, dagli uffici della sanità, dalla stessa FMH. Naturalmente tutto questo è stato possibile grazie al grande sostegno da parte dei medici verso la presidenza e il Consiglio direttivo dell'Ordine".

Insomma il corpo medico ticinese che spesso appare diviso si ricompatta solo all'interno dell'Ordine?
"Credo sia un'analisi perfetta. Oggi all'interno del corpo medico ci sono differenze e problematiche soprattutto legate al tariffario. Però credo che tutti si riconoscono nell'Ordine e nei suoi organi direttivi. Noi ci siamo dati come regola principale quella di informare sia internamente che verso l'esterno. E soprattutto vogliamo ascoltare. Penso che in questi anni abbiamo riportato tranquillità negli studi medici. Abbiamo rimesso gli assicuratori al loro posto. E ci siamo battuti costantemente a difesa della libertà di contrarre del medico, al di là di dove lavora. Infine ma non da ultimo, nella nostra azione, abbiamo sempre messo in cima alle priorità l'interesse del paziente".  

Tornando ai temi di politica sanitaria. A suo avviso siamo di fronte soltanto a uno dei normali periodi complicati che di tanto in tanto si presentano oppure siamo di fronte a un passaggio epocale per la sanità in Ticino e in Svizzera? 
"Sicuramente siamo in un periodo molto complicato. Manca in campo sanitario una visione verso il futuro. Ci sono pressioni che vengono dall'interno del sistema stesso. Il criterio economico la farà sempre più padrone. La nostra principale sfida è quella di far crescere qualitativamente l'offerta sanitaria in Ticino e al contempo mantenere per tutti la possibilità di accedere alle cure" 

Sotto la sua presidenza il vostro principale avversario sono state le casse malati. Pensa che sarà ancora così?
"Sicuramente. Almeno se loro continueranno a volersi arrogare il diritto di scegliere con quale medico, infermiere o fisioterapista, lavorare. Noi difendiamo la libertà dei medici e dei pazienti". 

Voi avete fatto numerose battaglie contro gli assicuratori, ma alla fine la situazione non sembra molto migliorata. Crede che in futuro ci saranno dei risultati concreti per i ticinesi oppure alla fine il modello non cambierà sostanzialmente?
"In primis le battaglie vanno fatte se sono giuste e non perché si è sicuri di vincerle. In seconda luogo grazie alle battaglie fatte in Ticino qualcosa si è mosso a Berna. Naturalmente il lavoro non è finito: bisogna continuare a combattere. Il mio auspicio è che su queste tematiche, oltre alla sensibilità che abbiamo raggiunto unanimemente a livello di Gran Consiglio, si aggiunga anche quella del Consiglio di Stato e della Deputazione ticinese alle camere. Per me chi siede in Governo e chi va a Berna deve rappresentare prima gli interessi dei ticinesi e poi quelli dei singoli partiti". 

Chi è il migliore e il peggiore Consigliere di Stato con cui ha lavorato?
"Non rispondo". 

Il migliore o peggiore Consigliere Federale?
"Il peggiore senza dubbio Pascal Couchepin, anche se due o tre cose le aveva azzeccate ma poi i suoi non gliele hanno fatte fare. Il migliore in assoluto invece è Alain Berset".  

Venendo alla stretta attualità politica. In Ticino è caldissimo il dossier della pianificazione ospedaliera. Qual è il suo auspicio?
"Così come è arrivato il messaggio è un pasticcio. A livello di Ordine dei medici, se la commissione non lo modificherà in modo significativo, siamo per rimandare la proposta al mittente. La Commissione sta lavorando e lavora bene, però siamo giunti a un punto tale che o si hanno garanzie per i cambiamenti necessari delle cose che non vanno o è inutile continuare a discutere sul sesso degli angeli e il messaggio va rimandato indietro". 

Senta dottor Denti, negli ultimi giorni si è molto discusso anche del suo futuro politico. Il PPD di Lugano ha addirittura diramato un comunicato chiedendole di chiarire pubblicamente le sue intenzioni. Cosa risponde?
"Per quanto concerne la sezione di Lugano avrei preferito ricevere una telefonata prima che il comunicato fosse divulgato…Personalmente ho sempre privilegiato i rapporti personali rispetto alle questioni partitiche o mediatiche. In secondo luogo è inutile raccontarci frottole: a causa delle scelte sui circondari il PPD avrà sicuramente un solo Gran Consigliere espressione della Città di Lugano. E quel posto è già assegnato per via dinastica. Per cui la domanda che mi sono posto è quella di sapere se accanto alla carica di presidente dell'Ordine è opportuno avere un incarico anche a livello politico. Ma la risposta non c'è l'ho ancora. Sicuramente, quando avrò deciso, i primi a saperlo saranno il presidente della sezione di Lugano e il capogruppo in Gran Consiglio". 

Può dirci almeno, al di là del fatto se si candiderà o meno, se ha già deciso di lasciare il PPD?
"No comment".

AELLE

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