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Politica e Potere
23.11.2014 - 11:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Presidio socialista, caustica la reazione dei comunisti: “E anche il PS ora se la prende coi frontalieri …per qualche voto in più!”

Duro il commento del Partito Comunista all’azione di volantinaggio promossa in via Nassa: “Proprio a ridosso delle elezioni, decide di seguire il populismo di Lega e UDC sui frontalieri quando per anni ha sostenuto l'europeismo più acritico"

LUGANO – Non si sono fatte attendere le reazioni al presidio organizzato dai socialisti luganesi fra Piazza San Carlo e Via Nassa per rivolgere “l'invito ai datori di lavoro di Lugano a procedere all'assunzione di personale residente e all'adozione di contratti collettivi di lavoro”, come scrivevano nella nota diramata venerdì.

Un’azione che molti hanno definito dal ‘sapore elettorale’, per usare un eufemismo. Se infatti c’era da attendersi un caustico commento dall’ala destra, altrettanto tagliente è la nota stampa inviata dal Partito Comunista.

“E così – scrivono – anche il PS, proprio a ridosso delle elezioni, decide di seguire il populismo di Lega e UDC sui frontalieri. I socialisti di Lugano hanno iniziato una campagna di sensibilizzazione per il …padronato (!). E questo affinché esso dia… priorità ai nostri (ma che strano senso di déjà vu!)”.

Ma, secondo i comunisti, non c’è “niente di cui stupirsi dell'atteggiamento opportunista della socialdemocrazia: già poche settimane fa gran parte del gruppo parlamentare del PS si era distinto per aver votato a favore dell'aumento delle imposte agli operai italiani. Operai che vengono in Ticino a costruire le nostre case e a prestare assistenza ai nostri malati e che non usufruiscono di praticamente alcun servizio, si vedono ora un aumento fiscale, quando invece nel contempo agli stranieri ricchi si concedono bonus fiscali indecenti”.

E l'assurdità, incalzano, “è che questa misura votata anche dal PS è pura e semplice propaganda. Con un aggravio fiscale di circa 22 franchi mensili nessun frontaliera rinuncerà a venire in Ticino, poiché la crisi sociale dell'UE è ben peggiore. Quindi è una proposta priva di alcun fondamento: essa serve solo da un lato a indicare gli operai stranieri come il capro espiatorio di tutti i problemi economici, e dall'altro a far credere alla cittadinanza che gli stessi partiti che hanno liberalizzazione senza ritegno il mercato del lavoro ora stanno a sentire le lamentele della popolazione. Un doppio inganno, da cui in parlamento ci si aspettava che almeno il PS si distanziasse”.

“Al posto di chiedere l'elemosina e seguire le sirene populiste sperando di raccogliere qualche voto ad aprile, peraltro dopo che per anni il PS ha sostenuto l'europeismo più acritico (con conseguente liberalizzazione del mercato del lavoro) – si legge ancora –, il Partito Comunista chiede invece di affrontare la questione del dumping salariale dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, senza fomentare ulteriore guerra fra poveri”.

Il Partito Comunista, conclude la nota, “affronta il tema del frontalierato in altro modo: anzitutto chiediamo che le assunzioni avvengano sulla base delle qualifiche e delle competenze e naturalmente a parità di salario. Ribadiamo cioè la necessità di minimi salariali per evitare proprio il fenomeno del dumping salariale”.

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