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06.01.2015 - 08:030
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Il presidente Edy Pironaci: "Vi racconto il miracolo del nostro Biasca... E in Ticino adesso ci vorrebbe una squadra che valorizzi i i giovani talenti"

Tutto nacque nell'85, quando un gruppo di ragazzi diede vita all'HC Iragna. Ora il club è in prima lega e ha chiuso la prima parte della stagione al terzo posto

BIASCA – Una promozione arrivata quasi per caso e ora la chiusura della prima parte della stagione al terzo posto e con solo quattro lunghezze di ritardo sulla capolista Winterthur: questo è il ‘miracolo’ dell’Hockey Club Biasca, che, approdato in prima lega nel 2013 dopo la rinuncia dell’HC Chiasso e grazie al partenariato con l’HCAP di cui è farm team, ha saputo dimostrare con i propri risultati di avere i numeri per competere nella massima categoria delle leghe minori.

“È valsa certamente la pena compiere questo salto. Le condizioni sono favorevoli e abbiamo la possibilità di avere giocatori di ottimo livello”, commenta Edy Pironaci, presidente del club. “Dopo un primo anno dai risultati discreti – ma siamo comunque riusciti a qualificarci per i playoff, anche se ne siamo usciti subito, eliminati dal Dübendorf, che avrebbe poi vinto il torneo –, sulla scorta dell’esperienza fatta ci siamo riorganizzati e abbiamo corretto il tiro, riuscendo così a mettere assieme una rosa molto competitiva. E i risultati ora si vedono: abbiamo concluso al terzo posto un’ottima prima fase, che ci ha anche visto primi per qualche giornata”.

E questa sera, martedì 6 gennaio, dopo la meritata pausa, il Biasca ospiterà in casa l’EHC Chur Capricorns. “Il nostro obiettivo è terminare il master round fra i primi tre ed arrivare a metà febbraio con la squadra al top per affrontare i play off e fare bene nella fase finale”.

Un obiettivo che il team ha dimostrato di aver le carte per poter rincorrere e che testimonia della molta strada fatta dal club da quando, nel 1985, un gruppo di ragazzi appassionati di hockey si riunì, organizzando allenamenti e partite là dove la natura lo permetteva (nessuna pista ufficiale ad ospitarli) e dando vita al primo nucleo dell’HC Iragna (questo il nome fino al 2007).
Allora c’era Maurizio Parini (che dall’87, anno della fondazione ufficiale del Club e della sua iscrizione in quarta lega, al ’99 ne fu presidente fondatore), ma c’erano anche Endrio Rusconi, l’attuale vice dell’HC Biasca 3 Valli, ed Edy Pironaci.

“È vero, io ci sono dall’inizio, da quando fu fondata la squadra. Con gli anni ci siamo detti che si poteva guardare più lontano, anche grazie alla collaborazione con l’Ambrì, che si è fatta più stretta dal 2005 con l’ascesa in seconda lega. Fino al livello della terza lega tutto resta molto amatoriale, ma poi il gioco - ora noi siamo da due anni in prima - si fa più impegnativo: anche a livello di budget”.

Nonostante sia un campionato amatoriale, spiega Pironaci, “è organizzato in modo molto strutturato con uno staff tecnico completo, dal medico al massaggiatore, e con l’esigenza di uno spazio di ghiaccio importante. Il livello di gioco della prima lega ticinese richiede alle squadre un budget attorno ai 250 mila franchi. Senza contare che si gioca contro club della Svizzera interna che hanno a disposizione mezzo milione, se non un milione di franchi. Una delle difficoltà è quindi anche quella di riuscire a reperire i fondi necessari. Non sempre è facile, ma a Biasca sta funzionando bene: siamo un gruppo collaudato, che è cresciuto dalla base fino alla prima lega, cosa che oggi ci permette di gestire al meglio questa categoria e questi costi”.

Spostando l’attenzione sui giocatori, Pironaci racconta che “il team ha recepito benissimo il cambiamento e i ragazzi sono molto contenti della nuova situazione, che dà loro anche una possibilità in più. Il Club negli anni ha cercato sempre nuovi spunti, soprattutto per dar loro l’occasione di continuare a giocare a un certo livello”. 

Uno dei problemi per i giovani hockeysti è che arrivati attorno ai 20 anni e finita la formazione, se non si è stati selezionati per le varie leghe nazionali, non si hanno molti altri sbocchi e continuare a giocare a un certo livello è difficile. 
“Un ragazzo sa già attorno ai 16 anni se potrà ambire alla nazionale A, ma gli Inti Pestoni sono pochi. Di fenomeni che riescono a fare il salto dai juniori alle squadre di élite ne nasce uno ogni tot di anni, per tutti gli altri lo spazio manca poiché ci sono poche squadre. C’è quindi una moltitudine di ragazzi che pur avendo raggiunto un buon livello di gioco non ha prospettive. Ed è un peccato. Il nostro intento, la filosofia del club, è anche quello di fornire un’alternativa a questi ragazzi, per non veder buttati via quindici anni di formazione”.

Ma in generale, aggiunge, questa è un’opzione che manca: “Se i giovani hanno la possibilità di continuare, possono aumentare ancora il loro livello di gioco e mantenerlo. Azzardo forse, ma quello che si dovrebbe e sarebbe ottimo fare in Ticino è creare una società o una nuova squadra a cui possano ambire, un’opzione diversa ma ulteriore rispetto alle leghe nazionali”.

Infine, chiediamo a Pironaci quali siano i progetti futuri per la squadra: qualche svolta in vista? “Per il futuro l’obiettivo primario è sempre quello di far bene e dare la possibilità ai ragazzi che si formano di giocare a un ottimo livello. Quello che succederà l’anno prossimo è ancora presto per dirlo: tutto dipenderà dalla discussione in corso con l’Ambrì, che sicuramente avverrà nelle prossime settimane. Ma le idee ci sono…”

IB

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