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Politica e Potere
24.01.2015 - 15:090
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Congresso socialista con Manuele Bertoli show: "Ogni popolo ha la classe politica che si merita: adesso serve uno scossone!"

Il Consigliere di Stato socialista: "Fino a quando il popolo sosterrà le forze impegnate nella comunicazione più che nell’azione concreta non ci sarà un cambiamento"

MENDRISIO – È partita la campagna elettorale del partito socialista. I delegati del PS, riuniti in congresso a Mendrisio,  hanno infatti dato luce verde questo pomeriggio alle liste per il Consiglio di Stato e per il Gran Consiglio.

La rosa per il Governo, lo ricordiamo, comprende oltre all'uscente Manuele Bertoli, Amalia Mirante, Tatiana Lurati Grassi, Ivo Durisch ed Henrik Bang. L'obbiettivo del partito è chiarissimo e conosciuto da tempo: confermare Bertoli in Consiglio di Stato e cercare di guadagnare qualche deputato in Gran Consiglio.

E proprio il discorso del ministro socialista era probabilmente il momento più atteso della giornata. Un discorso, quello di Bertoli, che non ha deluso le attese per contenuti politici e accenni polemici: "Per un cambio di passo – ha detto il Consigliere di Stato alla platea - è necessario uno scossone politico che può venire soltanto dal popolo. Se le elezioni del 2011 hanno arriso alla Lega dei ticinesi, che in mezzo a mille incoerenze ha saputo dare a molti elettori l’illusione di rappresentare un cambiamento nel segno di una maggiore attenzione al Ticino e ai ticinesi, ben presto la falsità di questo preteso cambiamento si è manifestata con tutta la sua forza, perché dietro agli slogan non c’è e non c’è mai stato un progetto politico coerente, una visione, un indirizzo politico definito. Il peggior risultato prodotto dalle elezioni 2011 è però stato un altro, ovvero il premio popolare alla propaganda invece che all’azione concreta. Un fenomeno che ha dato avvio ad una stagione politica di grande confusione, nella quale purtroppo molti altri attori hanno immaginato più opportuno concentrare le proprie energie attorno al marketing, alla comunicazione politica, piuttosto che al lavoro paziente di costruzione di soluzioni condivise e sostenibili per i problemi della comunità. Se la legislatura che si sta concludendo è stata a tratti anche caotica, ciò è da ascrivere a questa scelta popolare, che personalmente ritengo pericolosa, che naturalmente può essere modificata unicamente dal corpo elettorale stesso".

"In democrazia – ha proseguito Bertoli - ogni popolo ha la classe politica che si merita. Fino a quando il popolo sosterrà le forze impegnate nella comunicazione più che nell’azione concreta questa confusione continuerà ad accompagnarci, rappresentando anche un ostacolo ai cambiamenti effettivamente necessari. Ma se, come spero, il segnale alle elezioni 2015 sarà di altro tipo, allora diventerà possibile riprendere la strada delle modernizzazioni nel solco delle vere tradizioni del nostro Cantone che comprendono la capacità di affrontare le sfide e le difficoltà con spirito di adattamento, voglia di fare e competenza".

Nel corso del suo intervento Bertoli ha tuttavia riconosciuto che non vi è stato un grande cambiamento in Governo con il passaggio dalla maggioranza relativa PLR a quella leghista: "Probabilmente in una sola occasione avremmo potuto avere un orientamento differente, mi riferisco al blocco dei ristorni del 2011, votato 3 a 2 come è noto. Blocco che tra l’altro venne deciso in maniera piuttosto kafkiana, prima prendendo la decisione, poi cercandone a posteriori scopi ed argomentazione, giungendo infine qualche mese dopo a revocare il provvedimento senza aver minimamente raggiunto nessuno degli obiettivi declamati. Quel blocco alla fine comunque un effetto positivo lo ebbe, va detto, poiché aiutò a far ripartire il dialogo italo-svizzero, ma ripeto, è probabilmente l’unica decisione che con un altro Consiglio di Stato sarebbe stata presa diversamente".

Non poteva mancare un accenno al voto del 9 febbraio: "Nessun futuro di sviluppo sarà possibile se il nostro Paese sceglierà definitivamente la via dell’isolamento, ma l’apertura deve essere vigorosamente sostenuta da tutele degne di questo nome a favore dei residenti. Su questo obiettivo devono poter convergere sia le forze che difendono gli interessi dei lavoratori, sia le forze che intendono salvaguardare la Svizzera come piazza economica di successo e di avvenire. Il nuovo articolo 121a della Costituzione deve essere applicato correttamente o superato da una nuova chiamata alle urne, ma non bypassato come sembrerebbero volere alcuni, ad esempio il presidente di Economiesuisse".

Henrik Bang: "Sul lavoro non dobbiamo mollare di un millimetro"

Dopo Bertoli hanno preso la parola gli altri quattro candidati al Governo. Ecco alcuni estratti dei loro discorsi. Cominciamo da Henrik Bang:  "Come mai le forze di destra giocano a melina e insabbiano qualunque misura a tutela di salari dignitosi? La risposta è molto semplice perché grazie al dumping salariale e alla deregolamentazione del mercato del lavoro vi è gente che guadagna un sacco di soldi e qui non mi riferisco agli onesti artigiani e ai piccoli imprenditori ticinesi bensì agli sciacalli pseudo manager che guardano unicamente al proprio tornaconto.

Fare azienda in modo sano, elargire salari minimi dignitosi, impiegare manodopera locale e promuovere la formazione dei giovani sono concetti chiari su cui noi socialisti non dobbiamo mollare neanche di un millimetro, io di sicuro non lo farò".

Amalia Mirante: "Ma perché mai i socialisti dovrebbero candidare un’economista?"

Queste invece le parole di Amalia Mirante: "La domanda che mi è stata posta più di frequente in questi mesi e alla quale cercherò di dare risposta in maniera un po’ particolare sarà: ma perché mai i socialisti dovrebbero candidare un’economista?  Beh, esiste un’economia ed esistono economisti che sanno leggere oltre le cifre e che hanno capito da un pezzo che Economia e Socialità non solo possono, ma devono procedere di pari passo e con la stessa velocità di crociera.  Un’economia ed economisti che credono in un sistema economico al servizio dell’individuo e creato per soddisfare i bisogni di tutti.  Un’economia ed economisti che credono che all’imprenditoria lo Stato debba garantire  margini normativi di manovra che le permettano di assolvere ai suoi compiti, anche quello di generare giusti profitti. Ma per una certa economia e certi economisti il discorso non si esaurisce qui: ai partner sociali, imprese e associazioni di categorie, si chiedono condizioni di lavoro sane, rispettose della dignità, delle qualifiche e delle diversità di genere". 

Ivo Durisch: "Mendrisiotto avanguardia dei disagi lavorativi"

Ivo Durisch, da buon Momò, ha messo al centro del suo discorso le problematiche della regione: "Una  politica lungimirante e coraggiosa dovrebbe combattere la speculazione finanziaria e immobiliare, lo sfruttamento del territorio,  promuovere ricerca e formazione e facilitare l’accesso al credito a chi crea  posti di lavoro retribuiti in modo adeguato. Sia per il territorio sia per l’industria la parola d’ordine deve essere risanamento e questo inteso anche come risanamento dei posti di lavoro. Ecco allora che il Mendrisiotto, oggi avanguardia dei disagi lavorativi, territoriali e viari, potrebbe trasformarsi in avanguardia di nuove intese". 

Tatiana Lurati Grassi: "Non si risolvono i problemi con un tweet"

Infine Tatiana Lurati Grassi: "La società Ticinese avanza di conseguenza bisogni e sottopone richieste sempre più complesse che impongono la necessità di trovare, all’interno delle attività amministrative e politiche uno spazio riconosciuto, chiaramente definito e legittimato in cui inserire anche delle politiche sociali legate al lavoro, alla formazione e riqualifica professionale che siano perseguibili e che soprattutto mettano le preoccupazioni al centro dell’iniziativa di ognuno di noi, di chi si mette a disposizione ed è chiamato ad amministrare e governare la cosa pubblica. E' vero, oggi, specialmente il web tende a semplificare molto la realtà. A proporre soluzioni semplicistiche a tutti i problemi. Con un tweet taluni risolvono conflitti, creano piena occupazione, insomma risolvono tutti i problemi. Il web manda il messaggio che tutto sia facile, che tutto sia semplice, invece i problemi sono complessi, i problemi vanno affrontati con serietà, hanno bisogno di studio e di confronto. Non possiamo dare risposte adeguate ai cittadini se non allarghiamo la lente. Oramai le grandi decisioni vengono prese altrove. Non possiamo quindi risolvere i problemi del Ticino se non capiamo cosa succede fuori dai confini e oltre il San Gottardo".

Red

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