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29.01.2015 - 13:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Frontalieri, offensiva dei Verdi: il Governo dica al Consiglio Federale che in Ticino c'è chi dice no. E il Gran Consiglio voti sull'accordo tra Svizzera e Italia

Gli ecologisti scrivono ai ministri chiedendogli di farsi portavoce della contrarietà di una parte del Cantone all'intesa con Roma. E presentano una risoluzione per bocciare l'accordo

BELLINZONA - Una lettera al Consiglio di Stato e una proposta di risoluzione da sottoporre al Gran Consiglio e da inviare alle Camere Federali. È una vera e propria offensiva quella lanciata oggi dai Verdi contro la bozza di accordo tra Svizzera e Italia. Nel mirino  degli ecologisti in particolare la parte dell'intesa tra Berna e Roma che concerne la nuova imposizione sui frontalieri. 

"Sull’accordo fiscale tra Svizzera e Italia - scrivono i Verdi in un comunicato stampa - bisogna che ognuno assuma le proprie responsabilità. Governo, Parlamento e partiti devono partecipare attivamente a questo passaggio cruciale per il futuro del nostro Cantone e dei suoi cittadini. Il tempo delle meline e delle posizioni annacquate è finito: le forze politiche hanno il dovere verso i ticinesi di dire con chiarezza e trasparenza da che parte stanno.  Di dire sì o no a quanto concordato tra i due Paesi".

"I Verdi del Ticino - prosegue la nota - hanno inviato ieri al Consiglio di Stato una lettera in cui esprimono la loro posizione contraria alla bozza di intesa tra Berna e Roma. Secondo il nostro Movimento l'accettazione di questo accordo sarebbe dannosa e umiliante per il nostro Cantone. Al Governo, in qualità di rappresentante delle nostre istituzioni democratiche presso la Confederazione, abbiamo chiesto di fare presente al Consiglio Federale che in Ticino larghi strati dell’opinione pubblica e del mondo politico si oppongono e si opporranno a questo accordo". 

"I Verdi del Ticino - argomentano ancora gli ecologisti - sono altresì convinti che il Gran Consiglio, nel suo ruolo di cinghia di trasmissione della volontà popolare, non possa astenersi dal prendere una posizione su un passaggio di tale portata storica. Non da ultimo, siccome nella bozza di accordo viene messa assurdamente in discussione una decisione importante appena presa dal Parlamento (aumento moltiplicatore per i frontalieri), è ancora più necessario che il Legislativo faccia sentire la sua voce. Per queste ragioni abbiamo presentato una risoluzione da inviare alle camere federali, a cui spetta il voto definitivo sull'accordo, in cui chiediamo che la bozza di accordo tra Italia e Svizzera, così come proposta nelle sue linee guida, venga respinta".  

"Confidiamo - termina la nota stampa - che i gruppi politici presenti in Parlamento, quale che sarà il loro voto, si assumano la responsabilità di prendere una posizione netta davanti al Paese, senza nascondersi dietro tattiche paludose per paura esporsi in un periodo pre-elettorale. Il Ticino ha pochissimo tempo per far pesare la sua posizione e tentare di invertire la rotta sciagurata concordata tra Berna e Roma sulle spalle dei nostri concittadini. Ci affidiamo alla responsabilità degli altri partiti affinché prevalga la necessità che il Legislativo si esprima su una tema così cruciale, rispetto ai purtroppo consueti calcoli partitici ed elettorali".  

Di seguito pubblichiamo per esteso i due atti parlamentari firmati a nome dei Verdi dal coordinatore Sergio Savoia e dal capogruppo Francesco Maggi.

Lettera al Consiglio di Stato

Signor Presidente del Consiglio di Stato, Signori Consiglieri di Stato,

Il prossimo 30 gennaio codesto Lodevole Consiglio di Stato incontrerà il Consiglio Federale per prendere conoscenza più dettagliatamente della bozza di accordo fiscale tra Svizzera e Italia e per esporre la posizione del nostro Cantone. 

Si tratta di un primo passaggio importantissimo per il futuro del Ticino e dei ticinesi giacché verosimilmente il Governo federale deciderà come muoversi anche in base al clima che respirerà nel corso di questo vertice. Non va infatti dimenticato che la parte dell'accordo riguardante l'imposizione dei frontalieri non è affatto chiusa ma dovrà essere definita tramite una “road map” che, negli auspici delle parti, dovrebbe concludersi entro la fine di giugno. 

In una dettagliata analisi pubblicata ieri dal Corriere del Ticino, il professor Marco Bernasconi spiega chiaramente che la nuova bozza di accordo è tutt'altro che vantaggiosa per il nostro Cantone. Nella migliore delle ipotesi infatti essa non porterà un solo franco in più nelle casse del nostro Cantone. Ma corriamo addirittura il rischio che il nuovo accordo comporti delle perdite per lo Stato rispetto all’accordo in vigore attualmente. 

Questa intesa tra Berna e Roma rappresenta, ai nostri occhi, un vero e proprio raggiro politico compiuto alle spalle del Ticino e dei ticinesi, per giunta messo in atto dopo che il nostro Cantone è già stato ampiamente sacrificato sull'altare degli accordi internazionali. Basti pensare ai gravissimi danni prodotti dalla Libera circolazione e al fatto che il nostro Cantone, al 1974, ha versato oltre 1 miliardo di franchi nell’ambito di un accordo (quello dei “ristorni” che è andato principalmente a beneficio della piazza finanziaria svizzera). 

A questo va aggiunta la proposta di tassazione “à la carte” per i frontalieri, appena licenziata dal Consiglio Federale. E, non da ultimo, la scandalosa clausola anti 9 febbraio che il nostro Paese ha inopinatamente accettato di inserire nella bozza discussa con Roma, calpestando un valore profondamente nostro: la democrazia diretta. Tutto questo rende per noi inaccettabile questo accordo. 

Vorremmo rendervi attenti sul fatto che nel corso dell'incontro con il Consiglio Federale sarete chiamati a rappresentare l'intero Ticino e non solo una parte. In qualità di nostri rappresentanti, e in ossequio ai più elementari principi della nostra democrazia, vi chiediamo rispettosamente ma con determinazione, di far presente al Consiglio Federale che vi sono forze politiche, come il nostro movimento – ma non solo – che si opporranno in ogni modo alla ratifica di questo accordo, gravemente dannoso, per il nostro Cantone e i suoi concittadini.  

Sicuri del fatto che vorrete accogliere la nostra istanza e farvi portavoce del nostro messaggio, vi porgiamo i nostri saluti e i nostri migliori auguri di buon lavoro.

Risoluzione alle Camere federali

“Rifiutare la bozza di accordo con l’Italia sulla tassazione dei frontalieri”

L’accordo con l’Italia in merito alla tassazione dei frontalieri rischia di rappresentare una soluzione peggiore del problema che è chiamato ad affrontare.

Va anche notato che l’Italia si sarebbe riservata di revocare l’accordo se la Svizzera attuasse i contingenti previsti dall’articolo costituzionale 121a votato dal popolo il 9 febbraio 2014. Un atteggiamento ben poco rispettoso della più importante istituzione svizzera: la democrazia diretta.

Secondo la bozza attuale al Ticino resterebbe, nella migliore delle ipotesi, una quota del gettito d’imposta dei frontalieri pari al 70% (oggi è il 61,2%). Se nell’accordo finale la quota del canton Ticino dovesse scendere al di sotto del 70%, saremmo di fronte a una concreta ipotesi di perdita del gettito, come ha dimostrato eloquentemente qualche giorno fa il prof Marco Bernasconi in un articolo sul Corriere del Ticino.

A questo va aggiunto che la decisione del parlamento cantonale, di tassare i frontalieri con un moltiplicatore unico del 100% verrebbe annullata dall’accordo. Il che significa, in pratica, che anche con una aliquota massima del 70%, l’operazione si concluderebbe con un nulla di fatto. Sotto il 70%, come detto, con una contrazione ulteriore. 

Da tempo immemore, ormai, esponenti politici di varia provenienza chiedono che il sistema di tassazione dei frontalieri sia rivisto per permettere al canton Ticino di avere accordi paragonabili a quelli in vigore con altri stati vicini (per esempio con l’Austria). Questo accordo, invece, se possibile peggiora ulteriormente la situazione.

Con questa risoluzione, il parlamento del Canton Ticino chiede alle Camere Federali di rifiutare i termini dell’accordo quali sono emersi nelle ultime settimane.

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