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Cronaca
28.02.2015 - 09:380
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

È di Aldesago la coppia arrestata a Messina mentre cercava di comprare un bambino rumeno: 30 mila euro il ‘costo’ del piccolo

Svelata da LaRepubblica, la storia ha fatto presto il giro del Luganese: l’uomo, 57enne di origini siciliane, ha lavorato al Canva, il night club di Paradiso chiuso nel 2011. “Parlavano di adottare un maschio, era diventata un’ossessione per loro”

MESSINA/LUGANO – Un bambino venduto, 30 mila euro, un giro di carte false che si ripeteva dal 2008, l’appello alla malavita: sono gli estremi della storia rivelata ieri da LaRepubblica e che vede al centro una coppia residente da anni nel Luganese, precisamente ad Aldesago.

Come riferisce oggi il Corriere del Ticino i due coniugi, Lorella e Calogero Conti Nibali, entrambi di origine siciliana, vivono da una trentina d’anni nella frazione luganese: 48 anni lei, 57 lui, la loro storia ha presto fatto il giro del Luganese. L’uomo, cameriere di formazione, è infatti conosciuto da molti avendo lavorato nell’ambiente della ristorazione e, come tuttofare e cameriere, al Canva, il night club di Paradiso chiuso nel 2011. Negli ultimi tempi invece si occupava di giardinaggio e nautica. Ma conosciuto lo era anche per il suo impegno in associazioni di volontariato e per questo, come indicano le sconcertate testimonianze raccolte dal CdT, molti di quanti conoscono i due coniugi faticano a credere al loro coinvolgimento in una storia tanto buia.

Una brava persona, un uomo tranquillo e volenteroso, con il grande desiderio, insieme alla moglie, di avere un figlio. “Un maschio. Era quasi diventata un’ossessione. Me ne avevano accennato cinque o sei anni fa e il desiderio era quello di adottarlo”, racconta un conoscente al CdT. Un’ossessione che ha spinto i due coniugi a fare di tutto pur di avere quel bambino e che ha portato al loro arresto, qualche giorno fa, a Messina proprio durante la ‘consegna’ del piccolo rumeno di otto anni comprato per 30 mila euro con l’intermediazione di associazioni malavitose.

La vicenda su cui gli inquirenti italiani cercano ora di far luce è in realtà ben più intricata e inizia già nel 2008, quando i due coniugi hanno iniziato a preparare le ‘carte’ per l’arrivo del piccolo. È a quell’anno che risale infatti l’annuncio, fatto in Sicilia, della nascita di un bambino in realtà mai esistito, a cui nel tempo è stata fornita una ‘storia’ fatta di certificati medici e di altro tipo che ne hanno giustificato l’assenza per i sette lunghi anni a venire, fino a che, nelle periferie della Romania, non è stato individuato dai personaggi a cui la coppia si era rivolta, il bambino ‘giusto’ a cui attribuire quelle generalità.

La caccia ai complici in corso da parte delle autorità coinvolge quindi anche a vario titolo altri attori, dall’ostetrica a diversi medici che negli anni hanno firmato quei fogli “attestando” l’esistenza del bambino.

In carcere al momento, fra Messin e Catania, si trovano otto persone, tra cui la madre del bambino, che si era presentata allo ‘scambio’ con il fratello ventenne. La storia è emersa nel corso di un’altra inchiesta che riguardava alcuni degli intermediari siciliani coinvolti nella ricerca del bambino. Il pagamento era avvenuto il 17 gennaio scorso in una zona discosta nelle campagne di Nebrodi, fatto questo che per gli inquirenti prova che le persone coinvolte fossero coscienti di star agendo illegalmente.

I carabinieri hanno proceduto all’arresto intervenendo durante lo scambio, previsto qualche giorno fa a Messina. L’accusa, per le persone già finite in manette oltre ai due coniugi, è quella di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù.

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