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Secondo Me
01.03.2015 - 12:530
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Andrea Giudici: “Letti freddi, imposte calde! Una punizione per i proprietari di rustici contro ogni logica ed equità”

SECONDO ME – “I molti, spesso ticinesi, che hanno riattato queste abitazioni salvandole dall’abbandono verrebbero colpiti due volte e per motivi contraddittori: prima per un reddito locativo ipotetico, poi perché la residenza non è locata”

di Andrea Giudici*

Non condivido la proposta, in consultazione, di consentire ai comuni l’assoggettamento delle residenze secondarie a un’imposta nel caso di un’occupazione inferiore a 90 giorni in un anno.

Si tratta di un’ulteriore imposta non equa per i proprietari e neppure efficace per i comuni ticinesi.

Questa misura colpirebbe in larghissima parte i proprietari di rustici, in maggioranza notoriamente ticinesi, che li hanno riattati nelle valli e dove vi trascorrono vacanze estive e anche invernali. Alcuni di loro hanno ricevuto queste testimonianze di vita contadina dai parenti o li hanno acquistati per motivi affettivi legati alle origini familiari, salvandoli da uno stato di abbandono e mantenendoli in vita con spese e sacrifici non indifferenti.

Che di una nuova imposta si tratti e non di una tassa appare chiaro, poiché non vi corrisponde alcuna nuova controprestazione pubblica.

I rustici e in genere le abitazioni secondarie sono già fiscalmente toccati dalle imposte in maniera rilevante. In primo luogo dall’imposta sulla sostanza. In secondo da un’imposta sul reddito presunto, cioè un reddito locativo in realtà inesistente, ma tecnicamente computato come se il rustico fosse locato a terzi al valore di mercato della zona. Deve essere qui rilevato che lo Stato ha già ridotto l’agevolazione fiscale sul reddito presunto prevista per la residenza primaria. Un’ulteriore sovrapposizione eventuale con l’imposta sui letti freddi significa che si intende colpire lo stesso proprietario sulla mancata occupazione della residenza, tassandolo due volte per motivi contradditori: una prima volta per un reddito locativo ipotetico, una seconda perché la residenza non è locata, ma occupata dal solo proprietario nel suo periodo di ferie disponibili. Una punizione contro ogni logica ed equità.

In terzo luogo il rustico è soggetto all’imposta comunale sulla proprietà immobiliare. Per finire i proprietari di un rustico devono pagare la tassa di soggiorno, corrispondente al numero dei letti disponibili, che siano occupati o meno. Un’eccezione della legge che intendeva escludere i residenti ticinesi dal pagamento della tassa di soggiorno era stata dichiarata incostituzionale dal Tribunale Federale. Analoga sorte avrebbe l’idea, ventilata da alcuni, di prevedere un’eccezione per l’assoggettamento dell’ipotizzata nuova imposta a favore dei residenti ticinesi.

La nuova imposta non è neppure nel beninteso interesse dei comuni, specie dei più deboli finanziariamente. Infatti, se questi comuni non utilizzassero la facoltà di imporre ulteriormente le residenze secondarie (in sostanza i rustici) con la nuova imposta, rischierebbero di vedersi decurtare dallo Stato, almeno in parte, aiuti finanziari con l’argomento di non avere essi stessi esaurito le proprie potenzialità di ricavo fiscale.

Una tentazione che non si può affatto escludere, considerate le condizioni difficili delle finanze cantonali e le discussioni in corso sulla perequazione intercomunale.

La solidità finanziaria dei comuni e del Cantone deve essere ricercata finalmente sul lato della diminuzione delle spese, piuttosto che inventando nuove imposte o tasse.

*deputato PLR al Gran Consiglio

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