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02.03.2015 - 15:410
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Anche l'associazione dei proprietari di immobili boccia la tassa sui letti freddi: "Un brutto segnale politico per chi ha una casa di vacanza"

La Catef risponde alla consultazione del DFE sui "letti freddi": "Invitiamo il Governo a non presentare un messaggio"

LUGANO – Anche la Catef, la Camera di economia fondiaria, si oppone alla tassa sui letti freddi. Oggi ha risposto alla consultazione avviata dal Dipartimento finanze ed economia. Nella presa di posizione esprime un “forte scetticismo nei confronti di questo nuovo balzello” e invita il Governo a non presentare un messaggio in suo sostegno.

La modifica della Legge tributaria cantonale in oggetto, ricorda la Catef, “è finalizzata a concedere ai Comuni la possibilità di prelevare un'imposta sulle residenze secondarie non destinate a scopi turistici, per un importo annuo massimo del 2 per mille del valore di stima ufficiale. Viene ritenuta un'imposta d'incitamento all'occupazione dei letti freddi, un tributo che rientra nella categoria delle cosiddette imposte d'orientamento che consistono nell'incoraggiare o nel dissuadere un determinato comportamento”.

Il nostro Consiglio direttivo, prosegue la Catef, preavvisa negativamente la proposta per i seguenti motivi:

“Si argomenta che la proposta costituisca per i comuni una possibilità e non un obbligo. ln verità non è difficile prevedere che con le gravi difficoltà finanziarie del Cantone e dei comuni, quelli finanziariamente più deboli che percepiscono importi sulla base della perequazione finanziaria cantonale, verranno "esortati" ad incrementare le loro entrate introducendo l'imposta. Di fatto quanto viene presentato come una facoltà, avrà invece una notevole incidenza quantomeno per i comun i finanziariamente deboli”.

“La soluzione proposta non è idonea ad incentivare un'occupazione più intensiva delle seconde residenze. Difficilmente il proprietario del rustico, della casetta di vacanza, o anche della villa di vacanza, deciderebbe di condividere il proprio alloggio con degli sconosciuti - dovendo poi peraltro pure pagare delle ditte che gli procaccino i turisti-clienti - per evitare il pagamento di questa imposta. Si ricordi inoltre che l'occupazione media è attualmente senz'altro inferiore al 25%; 90 giorni di occupazione all'anno non sono realmente ipotizzabili per un proprietario "vacanziero normale" (neanche se vi andasse quasi tutti i week-end sarebbe sufficiente a raggiungere l'occupazione minima!), sicché tutti coloro che non trovassero sufficienti turisti per coprire i giorni mancanti ai 90 sarebbero sottoposti al contributo”.

“La proposta si regge invece su considerazioni d'ordine finanziario: già attualmente la residenza secondaria è sottoposta a molti prelievi fiscali e contribuitivi; per citarne alcuni, sottostà all'incisiva tassa di soggiorno, all'imposta immobiliare, a quella sulla sostanza, al valore locativo imposto al 100% e che potrebbe raddoppiare (!!) in caso del "ventilato" raddoppio delle stime immobiliari come il Dipartimento delle Finanze intende proporre. A queste notevoli imposizioni si vorrebbe ora aggiungerebbe questo contributo per un importo fino a 22 milioni di franchi annui, che in verità salirebbero a 44 mio (!) in caso di raddoppio delle stime immobiliari”.

“Non va poi sottovalutata la competizione fiscale che potrebbe nascere fra i Comuni. Insomma, come qualcuno l'ha definito, un regalo avvelenato. Anche per il turismo, una pericolosa concorrenza per la tassa di soggiorno che non opera distinzioni fra letti caldi, tiepidi o freddi”.

“La proposta è intempestiva. La legge sulle seconde residenze è ancora oggetto di dibattito parlamentare ed è probabile che sarà oggetto di referendum. Il baricentro della commercializzazione è riservato solo alla nuova produzione e non all'esistente. Già questa considerazione indurrebbe per lo meno ad attendere l'evolversi dell'implementazione vera e propria, con particolare attenzione ad una giurisprudenza significativa”.

“La consolidata, diremmo quasi "storica" censura delle residenze di vacanza, considerata complice dello sfascio territoriale e soggetto poco redditizio per i Comuni che la ospitano. bisognerebbe dimostrarlo dati alla mano anche se dal profilo macroeconomico il verdetto non è poi così negativo come si suol far credere. ll fenomeno delle seconde residenze è già da tempo in stallo dopo la fiammata di domande inoltrate prima dell'entrata in vigore della nuova Ordinanza sulle abitazioni secondarie. Esso si ridurrà peraltro ulteriormente: costruzioni ex-novo con vincolo di commercializzazione non sono prospettabili in comuni bloccati”.

Questa tassa è “un ulteriore segnale che rischia di mortificare la volontà d'investire nell'esistente. Intendiamoci, stiamo parlando dell'intenzione e non dell'impossibilità finanziaria. Non è tanto l'importo in sé stesso del contributo ma piuttosto un ulteriore apporto al clima negativo che da tempo avvolge la residenza di vacanza. Un segnale che coinvolge quasi 70'000 proprietari non domiciliati, di cui ben il 90% (!) sono indigeni o comunque confederati (…). La proposta costituirebbe per lo straniero un'altra testimonianza della nostra imprevedibilità. Per tutti, indipendentemente dalla loro provenienza, un brutto segnale che verrà ancora ampliato con l'autocertificazione o il controllo sistematico tramite i servizi comunali”.

Red

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