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11.04.2015 - 16:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

I migliori chef del mondo alla conquista del Cantone con S. Pellegrino Sapori Ticino. Stauffacher: “Dobbiamo puntare tutto sull’enogastronomia”

Una chiacchierata con il patron della rassegna, al via dal 3 maggio, è anche l’occasione per uno sguardo sul turismo del nostro cantone. “È inutile essere presenti ad Expo se poi ...”

LUGANO – “Non avevamo ancora comunicato nulla e siamo già quasi al tutto esaurito”. È entusiasta Dany Stauffacher mentre commenta la nuova edizione San Pellegrino Sapori Ticino a margine della conferenza stampa di lancio tenutasi negli scorsi giorni. “Il livello è come sempre altissimo” e infatti la rassegna porterà in Ticino 8 chef tra i 51 migliori ristoranti al mondo, di cui 4 tra i primi venti.

Un grande interesse ed entusiasmo, commenta ancora, che è emerso anche durante la conferenza stampa. “Non solo per la manifestazione in sé, ma anche e soprattutto fra gli albergatori e gli operatori turistici presenti”. La rassegna, eccezion fatta per Bellinzona, coinvolge infatti tutti gli enti turistici del cantone. “C’è una grandissima voglia di collaborare per cercare di affrontare uniti questo momento difficile”.

Bisogna riconquistare i vacanzieri e in questo senso “uno degli strumenti fondamentali resta l’enogastronomia”, commenta Stauffacher evidenziando l’obbiettivo con cui la sua manifestazione si ripropone al pubblico ormai da otto anni riscuotendo sempre maggiore successo.

“Abbiamo un territorio strepitoso, tra i più belli, e se ci aggiungiamo la nomea del buon cibo, e per tutte le tasche” il gioco è fatto. Se infatti S. Pellegrino Sapori Ticino si rivolge a un target medio alto, Stauffacher tiene a sottolineare che quando parla di enogastronomia è “in generale. C’è quella di alto livello, da ristorante stellato, che noi promuoviamo, ma in Ticino si mangia bene ovunque, anche la pizza o un piatto di spaghetti. Questo ci dà una marcia in più ed è un punto importante da promuovere”.

Oltre a portare in Ticino le eccellenze della cucina mondiale (quest’anno in gioco, dal 3 maggio al 14 giugno,  ci sono 29 stelle Michelin e un numero impressionante di punti Gault&Millau – per consultare in dettaglio il programma delle serate e degli eventi collaterali, clicca qui), la rassegna è stata anticipata come di consueto con tre momenti oltre Gottardo, tre cene (quelle del 30 marzo a Zurigo presso il Baur au Lac, del 13 aprile a Vevey presso il Grand Hotel Du Lac e del 15 aprile a Ginevra presso il Mandarin Oriental) che “vogliono promuovere l’enogastronomia di qualità del nostro cantone, grazie alla partecipazione di molti dei migliori Chef presenti sul territorio” e al rinnovato sostegno di Swiss Deluxe Hotels, brand che riunisce i migliori alberghi cinque stelle lusso della Svizzera.

Come ha dimostrato la serata del 30 marzo, racconta ancora Stauffacher, “l’enogastronomia ci permette di andare a Zurigo a presentare il Ticino di fronte a un centinaio di persone del settore: agenzie, operatori, giornalisti… qui abbiamo costruito a tavola contatti con gente che può servire al Cantone a livello turistico. È inutile essere presenti ad Expo se poi non andiamo là dove ci sono i turisti per il Ticino. E la Svizzera interna resta il primo bacino per noi. Pensiamo anche ai costi: lo zurighese che viene da noi sorride di fronte a un caffè a tre franchi, l’italiano invece…”

Bisogna, insomma, “cercare il genere di turista che più si adatta alla nostra offerta”. L’equazione è allora “averne meno, ma di qualità. Al Ticino il turismo di massa dovrebbe interessare relativamente, perché il territorio è piccolo”. E la massa “non è sinonimo di qualità e sviluppo”.

Stauffacher non è un ‘purista’ (“Non penso si debba parlare solo di alberghi a 5 stelle. Il 20enne che oggi frequenta i camping, sarà il 40enne di domani che, se ne avrà un buon ricordo, tornerà in Ticino con più possibilità di spendere”), ma invita ad abbandonare l’atteggiamento buonista dettato dal ‘politically correct’: “Io sono piuttosto per un sano realismo: il Ticino ha bisogno clientela di alto livello, che frequenti gli alberghi, che faccia acquisti portandosi a casa i formaggi, i salumi e i vini della regione. Prodotti di qualità che andranno poi ad alimentare un passa parola per noi benefico. Il cliente del 5 stelle insomma non si limita a pernottare, ma va al grotto, fa la spesa alla coop, ... È questa l’importanza di avere un livello di clientela medio alto, perché non aiuta solo gli alberghi o i ristoranti di lusso, ma alimenta tutta l’economia: un fattore da tenere a mente”.

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