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Cronaca
26.04.2015 - 08:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Destinazione Lugano per la “santona” che guarisce a parolacce e santini. “Da noi non è autorizzata a praticare”

Mereu, medico chirurgo dalle ‘innovative’ idee in fatto di metodi diagnostici e cura delle malattie, ha confessato durante il servizio a lei dedicato de Le Iene di “aver residenza in Svizzera”. Ma il medico cantonale mette il guardia

LUGANO – È andato in onda giovedì scorso il servizio de Le Iene dedicato a Gabriella Mereu, medico chirurgo iscritta all’albo di Cagliari dalle ‘innovative’ idee in fatto di metodi diagnostici e cura delle malattie. Ma nel servizio (qui il link) la “santona"  che cura le paralisi con le parolacce e i tumori con i santini (una medaglietta della Madonna, debitamente protetta da un preservativo, inserita nel canale vaginale curerebbe ogni male), fa un’altra candida confessione che ci coinvolge più direttamente. La ‘dottoressa’ ha infatti dichiarato all’inviata Nadia Toffa di non fatturare un ‘ghello’ in Italia, dato che “recentemente sono passata a una fiscalizzazione in Svizzera, dove ho la residenza”.

Da una piccola ‘indagine’ de Il Caffè risulta infatti che la Mereu ha fondato, in ottobre, una società a Lugano, la “Terapia verbale Sagl”. Il domenicale ha quindi raggiunto il “presidente della gerenza” della società che a fatica ricorda il nome della donna. “Mi pareva volesse fare delle conferenze. L'ho vista solo il giorno del rogito”, dichiara l’uomo aggiungendo di aver firmato, come ‘presidente ad interim’ diciamo, “in attesa che prendesse il permesso di dimora”. Operazione fatta centinaia di volte dall’uomo e da qui la sua difficoltà a ricordare. “Io do fiducia, una società di Lugano mi passa dei clienti, di solito italiani, che vogliono mettere su una Sa. A volte mi dicono, tu stai dentro due o tre mesi, tanto poi esci quando prendono la dimora. Ne avrò firmate 500”.

Appurato il futuro arrivo della “santona” in Ticino, la parola passa poi al medico cantonale. Giorgio Merlani, contattato dal domenicale, si dice perplesso da questa società: “Non mi piace che venga usata la parola 'terapia'. Anche perché questa persona non risulta essere registrata, né aver riconoscimenti federali per i suoi titoli”. E senza una esplicita autorizzazione cantonale, aggiunge, né la signora Mereu, né altri, possono esercitare qui la professione sanitaria. E se, come capita, qualcuno lo fa di nascosto, “allora interveniamo”. Più difficile invece controllare le attività non sanitarie, sottile linea d’ombra in cui sembra camminare la Mereu. La guaritrice dispensa i suoi consigli e diagnosi nel corso di conferenze (50 euro a capo la quota di partecipazione) e in pubblico dichiara sempre che i suoi metodi sono da affiancare alle terapie convenzionali. Solo a porte chiuse dissacra il lavoro “di quegli ignoranti” dei suoi colleghi (“Bisogna lasciare i medici senza clienti. Sono loro pericolosi”, afferma filmata di nascosto da Le Iene).

“Come non si può proibire che uno scriva un libro con opinioni particolari in ambito medico”, spiega Merlani, “così non si possono nemmeno vietare le conferenze. Ciò che si può fare è invitare le persone alla prudenza. E ricordare che, senza autorizzazione, non si possono mettere le mani addosso ai pazienti, né fare altro pretendendo che siano terapie”.

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