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Politica e Potere
26.04.2015 - 11:120
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il nuovo assetto di Governo e Parlamento nei commenti di Quadri e Vitta: conciliabilità stabile impossibile, ma l'appello va al lavoro di squadra

Quadri: “Vitta ha le competenze. Non si poteva cominciare prendendo a pesci in faccia il neoministro”. Vitta: “Un'intesa programmatica di legislatura con la Lega non è immaginabile, dobbiamo essere coerenti”

LUGANO – Lo si può pensare come un confronto a distanza quello che si è consumato sulle pagine di oggi dei due domenicali. Da una parte, sul Mattino, l’editoriale di Lorenzo Quadri. Dall’altra, sulle colonne del Caffè, l’intervista a Christian Vitta. Fra gli argomenti trattati in entrambe gli interventi: l’attribuzione del DFE e la questione della maggioranza assoluta ‘liberal-leghista’ in Parlamento.  Vediamo quindi cosa emerge dalle rispettive dichiarazioni ‘sull’altro’.

Cominciamo dalla ‘poltrona che scotta’. Vitta aveva manifestato fin da subito il proprio interesse per il Dipartimento delle finanze e dell’economia e a lui è andato senza troppe polemiche. “La Lega non l'ha rivendicato ed era il dipartimento a me più congeniale”, ha commentato al Caffè. E “non si può negare – rileva infatti Quadri –, che, per formazione e curricolo professionale, tra i cinque “ministri” Vitta sia quello con le competenze più adatte”. Le motivazioni che avrebbero potuto portare a negargli il seggio, aggiunge, sarebbero state quindi solo di tipo partitico. Un genere di motivazioni “contrarie allo spirito leghista che ha sempre voluto dare la precedenza alle competenze personali”.

Per Quadri, fatto salvo che “non si potranno accettare dal nuovo direttore del DFE altri quattro anni di politica del “sa po’ fa nagott” e del servilismo”, “l’attribuzione dei Dipartimenti uscita dalla seduta costitutiva appare come la più sensata”. Anche perché cominciare prendendo “a pesci in faccia il neo-ministro già nella seduta costitutiva del governo non sarebbe certo stato un buon inizio di collaborazione” e anzi “avrebbe significato iniziare la legislatura con una frattura insanabile tra le due forze maggiori”.

Alla collaborazione invoca anche Vitta: “Gestire il Dfe non è affatto facile, ma per tutti i dipartimenti ci sono delle difficoltà. Io sono convinto che le Finanze e l'economia riguardino tutto il governo, per cui ci vuole un vero lavoro di squadra con un senso di responsabilità collettiva verso il Paese”.

Si passa quindi alla questione del Parlamento, dove Lega e PLR insieme raggiungono 46 seggi, che equivalgono, nella teoria, alla maggioranza assoluta. Ma nella pratica, su una stabile conciliabilità dei rispettivi punti di vista emerge un certo scetticismo, per diverse ragioni, da entrambe. Soprattutto da parte di Vitta, che commenta: “Un'intesa programmatica di legislatura con la Lega non è immaginabile. Dobbiamo essere coerenti anche con quanto abbiamo sostenuto nella campagna elettorale. Difficile pensare che si troveranno delle convergenze stabili”. E anche per Quadri la maggioranza assoluta non vuol dire molto di per sé, ma ne cerca le ragioni in casa PLR, dove “le votazioni compatte sono un’utopia”.

Questo però “evidenzia la necessità per le due formazioni di trovare delle intese per governare”, aggiunge Quadri. E anche per Vitta, pur nell’impossibilità di una ‘convergenza stabile’, sarà quantomeno “necessario individuare quattro, cinque priorità su cui lavorare assieme, cercando di allargare il consenso ad altri partiti che condividono questi obiettivi. Il Paese si aspetta questo da noi".

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