LUGANO – “Ohibò, un procuratore generale che prende posizione su una votazione federale? La giustizia che si mette a far politica? E la tanto decantata separazione dei poteri?” Lorenzo Quadri affida al proprio profilo Facebook il commento alla notizia ‘dell’esercito’ messo in campo dalla CORSI a favore del nuovo canone generalizzato. Un commento tagliente al cui centro vi sono l’equità del nuovo sistema di finanziamento, il prospettato indebolimento del servizio pubblico in lingua italiana, ma, soprattutto, la presenza fra i firmatari di John Noseda.
All’appellone in difesa della revisione diramato ieri dalla cooperativa che gestisce la RSI hanno infatti aderito personalità del mondo politico, economico e giudiziario (vedi suggeriti). “Non mi pare si siano mai viste cose del genere: il lobbysmo spinto della CORSI per portarsi a casa la nuova imposta pro saccoccia, aumentabile a piacimento, è andato fuori giri. Non bastava importunare i municipi con metodi da piazzista. Si va ad accattonare sostegni anche nei tribunali”, stocca Quadri.
E sull’equità, aggiunge, è il colmo che si classifichi come tale “una nuova imposta che è la negazione dell'equità stessa. Si costringe a pagare anche chi non vuole o non può usufruire delle prestazioni per cui sborsa: ma siamo in Svizzera o in Corea del Nord?”
Del tutto fuori luogo, conclude, “il ricatto sul presunto indebolimento della RSI in caso di no al canone obbligatorio. Il problema della disparità tra i costi della RSI e le risorse prelevate sul territorio non viene affatto risolto trasformando un canone (causale) in un'imposta. E poi: ad usare il sistema del ricattino Doris Leuthard ci aveva già provato con la vignetta autostradale a 100 franchi. Abbiamo visto come è andata a finire. C'è chi dagli errori proprio non impara”.