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Politica e Potere
22.05.2015 - 18:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

‘Dissidenti’ Verdi, Merlo: “Se hanno temi e alternative a Savoia, le presentino. Ma vedo solo molte contraddizioni e poche proposte. E Gysin…”

“Poteva far sentire “l’altra voce”, come già sul 9 febbraio. Anche se, di fondo, io mi chiedo se esista questa seconda corrente...”, così la presidente del Comitato cantonale, che rispedisce al mittente i j'accuse

BELLINZONA – Sergio Savoia, contro cui si scaglia il j’accuse della lettera aperta dei 18 ‘dissidenti’ dei Verdi, pubblicata oggi dal Corriere del Ticino, preferisce non commentare. Spetta solo all’Assemblea, si limita a dire il coordinatore contattato da Liberatv, giudicare il suo operato. “Per il resto non voglio esprimermi, non è questo il mio modo di far politica”. La palla passa quindi al destinatario della missiva, il Comitato cantonale dei Verdi, e più precisamente alla sua presidente, Tamara Merlo che, al contrario dei proclami, vede molte contraddizioni e poche proposte nelle parole della “altra” corrente di partito.

E questo, a cominciare dalle modalità scelte perché dell’esistenza di questa lettera aperta, racconta, si è appreso dai media, quando fra i suoi firmatari ci sono due membri del comitato, riunitosi proprio giovedì sera. “Come presidente ne prendo atto. Sicuramente da parte mia c’è sconcerto e delusione per i metodi utilizzati perché se qualcuno pensa di voler risolvere i problemi con il dialogo, non lo fa certo attraverso la stampa, ma di persona. Le occasioni di incontro per farlo sono molte e, in generale, la porta dei Verdi è sempre aperta. Ma biosgna essere coerenti, corretti e seri, non pretestuosi. Non si può parlare di riflessione e poi proporre un ultimatum a mezzo stampa”.

I j’accuse contenuti nella lettera si concentravano essenzialmente sulla politica portata avanti da Savoia negli ultimi anni e l’impostazione che ha dato al partito. Punti su cui Merlo tiene a ricordare che “queste decisioni sono prese democraticamente dal partito. Savoia è stato riconfermato l’anno scorso in Assemblea – e non da una risicata maggioranza, come alcuni vogliono far credere – e a gennaio sono state votate le liste e il programma per le elezioni”. Momento, aggiunge, seguito a un fitto periodo di riunioni e incontri organizzati per decidere la campagna: “C’erano quindi molte occasioni per parlarsi ed esprimere opinioni divergenti”.

Per Merlo si tratta in realtà di polemiche in certo senso sterili. “Non credo siano queste le cose che importano al cittadino ed è triste sprecare tempo ed energie per diatribe che si possono quasi dire personali, visti i numeri. Soprattutto in questo momento, in cui siamo impegnati in una importante battaglia come ‘Salviamo il lavoro in Ticino’, che sarà al voto a breve (il 14 giugno). È qui che dovremmo concentrare gli sforzi, quelli di tutti noi Verdi”.

Non è però la prima volta, sottolineiamo, che si assiste all’esplosione di un malcontento per la virata effettuata sotto la coordinazione di Savoia. “Ho in realtà l’impressione che siano spesso le stesse persone. Fra i firmatari della lettera abbiamo chi ha già dato le dimissioni dai Verdi, chi ‘latita’ da diverso tempo, chi era stato proposto per far parte del Comitato ma ha rinunciato. Ecco, chiedono di non partecipare, o di fatto non lo fanno, e poi criticano le decisioni prese… mi sembra contraddittoria come posizione, è il proverbiale problema della pagliuzza e della trave: si dice che manca dialogo, ma poi lo si evita. Non si usano gli strumenti della democrazia per raggiungere i propri obbiettivi, e anzi, la si calpesta contestando con altri mezzi decisioni prese a maggioranza. Mi sembra insomma che ci sia una personale situazione di insofferenza fra quelli che ‘hanno perso’, fra la minoranza. Ma la democrazia si fa coi numeri, e ai noi Verdi, che spesso facciamo battaglie bellissime ma senza riuscire a ottenerne i numeri, dovrebbe essere un concetto chiaro”.

Se mancano le firme altisonanti, se dietro alla missiva ci sono “le stesse persone”, a guidare i diciotto c’è Greta Gysin, è infatti la sua presenza a caricare la lettera di valore politico. Per Merlo, a cui chiediamo di commentare questo aspetto, anche per l’ex deputata vale la stessa critica di fondo appena mossa, proprio in quanto parte, fino al 19 aprile, del gruppo parlamentare e quindi del Comitato cantonale. “Greta era dunque in una posizione privilegiata per far sentire “l’altra voce”, come aveva già fatto in occasione del 9 febbraio. Anche se, di fondo, io mi chiedo in generale se esista davvero questa seconda corrente, perché l’unica posizione distinta ha riguardato solo il voto sull’immigrazione di massa”.

Ma veniamo al nodo, oltre all’aut-aut sulla loro permanenza nel partito, i ‘dissidenti’ lanciavano anche la separazioni dai Verdi svizzeri. Insomma, tira aria di rottura?

“Abbiamo avuto una sola e ben nota posizione divergente, quella sul 9 febbraio, per il resto non vedo nessun problema con i Verdi svizzeri. E anche su questo aspetto, abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con le co-presidenti – con cui parliamo direttamente e non a mezzo stampa –, e anche coi rappresentanti delle altre sezioni cantonali presentando le ragioni del Comitato e le peculiarità del Ticino, siamo riusciti a farci capire e chiarirci. Se ora, a maggio 2015, ci sono ancora malumori per il voto del 9 febbraio, trovo siano energie sprecate e sintomo anche di una difficoltà ad adeguarsi alle regole democratiche del partito e al Paese”.

Sul fronte interno invece, Merlo crede che questo sia il messaggio lanciato da un piccolo gruppo poco conciliante e non sintomo di una tensione interna, che non c’è. “Se se ne vanno sarà una decisione personale: l’ultimatum è stato posto da loro, noi non abbiamo mai imposto a qualcuno di andarsene dai Verdi. Detto ciò, nessuno verrà trattenuto con la forza: per stare bene in un gruppo bisogna partecipare, non si può stare a lato e poi criticare”.

Insomma, per Merlo, i veri problemi non sono quelli denunciati, ma la denuncia stessa, che dà un’immagine distorta, in tensione, dei Verdi ticinesi.  “Mi chiedo se siamo di fronte a un danno di immagine provocato da queste diciotto persone e “peggio per noi” oppure se siano state minate le fondamenta di coesione del partito. Ebbene, temo si tratti semplicemente della prima ipotesi: non di qualcosa di concreto, ma solo di una maniera poco corretta di affrontare i problemi senza farlo veramente”, conclude Merlo, lanciando però un messaggio ai ‘dissidenti’.

“Se hanno in programma delle tematiche, dei toni e soprattutto delle persone alternative a Savoia e al Comitato eletto, devono semplicemente portarle in assemblea, sottoporle agli altri membri e farsi votare. Ma poi bisogna anche saper accogliere quanto questa deciderà e vedo in questo, nella difficoltà di accettare il voto, il vero problema”.

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