LUGANO – Dove finisce la logica, inizia il design. Una massima che ben riassumerebbe quanto accaduto con il capitolato per la fornitura degli arredi delle caffetterie del LAC. Capitolato che, inoltre, ha creato qualche malumore per il fatto di esser stato realizzato in Italia: le pagine recano infatti il timbro della POLI.Design, Consorzio del Politecnico di Milano “che promuove il Design attraverso progetti di formazione, consulenza per la valorizzazione e comunicazione”, come si legge sulla loro pagina. Il documento reca però la firma, oltre a quella di Fabio Caresi, dell’architetto Aldo Cingolani, volto noto del mondo del settore e già direttore generale della Giugiaro Design, divisione della società del famoso designer di automobili Giorgetto Giugiaro.
Torniamo alla massima: il capitolato contiene circa una decina di piani che illustrano arredi, banconi e attrezzatura tecnica per la ristorazione con un 'concept' di puro design. Forse troppo. Già perché disegni e istruzioni tecniche (nella gallery, a mo’ di esempio, quelli di poltrona e banco caffetteria) erano talmente fatti bene che i concorrenti non sono stati in grado di comprenderli e hanno tempestato l’ufficio tecnico di domande. Tanto che recentemente, il 20 maggio scorso, il Dicastero edilizia si è visto costretto a redigere e a trasmettere a tutti gli offerenti un documento che colmasse il vuoto di informazioni presente nel capitolato.
Nel documento trovano così risposta una quindicina di domande, crucci e segnalazioni di errori che riguardano i più disparati elementi di arredo: dalla sedia al tavolo lounge, dal banco guardaroba a quello caffetteria. Quattro pagine in cui si danno delucidazioni sui materiali, sui loro trattamenti e in cui si forniscono vere e proprie traduzioni sul significato dei termini usati. Insomma, anche in questo caso, LAC fa rima con pasticciaccio.