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Analisi
18.06.2015 - 11:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il centrosinistra come una cristalleria. Qualche idea per un'intesa Verdi e PS, ma sembra un libro di Philip K. Dick

La congiunzione garantirebbe l'elezione di due PS alla camera bassa, i Verdi in cambio potrebbero chiedere il sostegno alla candidatura di Savoia agli Stati

di Andrea Leoni

Mentre nel campo del centrodestra si scordano il passato - non meno tumultuoso negli ultimi due anni di quello dell'altro campo – e si preparano a sottoscrive un'alleanza politica ed elettorale che frutti alle federali, alle comunali, e chissà, forse nella legislatura cantonale; nell'area progressista regna il caos più assoluto. 

Il centrosinistra è una cristalleria dove basta il passo di un piccione, mica di un elefante, per provocare terremoti e frantumare idee, possibili intese, rapporti personali, partiti perfino. Il fattore principale di questa fragilità ansiolitica è tutta nello stato di precarietà in cui versano i due principali partiti, PS e Verdi, incapaci a tutt'oggi di superare pienamente la sconfitta elettorale alle Cantonali. 

I socialisti sono a questo punto della cronaca sotto i riflettori. L'addio sofferto e polemico del presidente Saverio Lurati, dopo breve riconferma, pone già di fatto un enorme problema: difficile per una forza politica programmare una strategia ed esporsi in possibili alleanze senza una guida che possa esserne garante per l'oggi e per il domani. A questo va aggiunta la spaccatura emersa all'ultimo congresso, proprio in tema di partnership. Metà partito, con in testa l'attuale direzione, voleva porre delle condizioni "anti-Savoia" per negoziare con i Verdi. Mentre l'altra metà, più qualcuno sufficiente per essere maggioranza sulla carta, ha scelto la via del pragmatismo: con gli ecologisti si negozia senza porre pre condizioni. Quest'ultima impostazione, promossa dalla Sezione di Lugano guidata da Raoul Ghisletta, ci porta al terzo punto: la questione europea. Domenica i luganesi di Ghisletta tenteranno in una conferenza cantonale di far passare una svolta storica nel programma e negli obbiettivi dei socialisti ticinesi. I giornali riportano oggi con dovizia di particolare le posizioni in campo. Noi ci limiteremmo a definirla una posizione euroscettica che chiede un'opposizione temporale alla Libera circolazione delle persone. La Direzione del partito, invece, pur annacquando con un po' di camomilla il discorso dell'adesione della Svizzera all'UE, ribadisce sostanzialmente una difesa della via bilaterale. 

Il dibattito appena sinteticamente esposto è da tempo nella pancia della sinistra ed è buona cosa che finalmente si sia deciso di affrontarlo per le corna. Il problema è che pare non esserci nelle due parti, specie in una, la disponibilità ad accettare una sconfitta. Che è presupposto indispensabile in qualunque partito che voglia confrontarsi non mettendo a rischio la proprio unità. E così, a mezzo stampa, già si annunciano possibili defezioni nel sostegno elettorale alla lista. O addirittura si lavora attivamente, par di capire, a ipotesi di scissione cercando di mettere insieme gli scontenti dei due principali partiti di area. 

Ma fuori da questa cristalleria, e dal suo clima, il Paese va avanti e scorre anche il tempo che manca all'appuntamento elettorale di ottobre. E allora anche se sembra un esercizio di fantascienza proviamo ad immaginare su quali basi potrebbero raggiungere un'intesa elettorale socialisti e Verdi. I numeri sulla carta parlano abbastanza chiaro. Una congiunzione regalerebbe in carrozza l'elezione di un secondo socialista al Nazionale:  Raoul Ghisletta. Decisamente improbabile l'1+1, del tutto impossibile 2 socialisti e 1 verde. A fronte di questo regalo cosa potrebbero chiedere in cambio gli ecologisti? L'unica opzione sarebbe una candidatura di area per gli Stati, nella persona del coordinatore Sergio Savoia. Una candidatura che considerato il quadro generale e gli umori sarebbe di bandiera ma pur sempre di prestigio per i Verdi: il risultato di Savoia in termini di voti personali alle Cantonali è stato straordinario. Non saranno sufficienti per vincere ma sono comunque tanti, se saprà riconfermarli. E in un'elezione maggioritaria come quella degli Stati potrebbero essere pesati con maggiore cognizione di causa. 

Quanto al vero nodo politico che divide attualmente i due partiti, la questione europea, in particolare i contingenti, se la posizione euroscettica di Ghisletta dovesse prevalere nel PS come è ovvio sarebbe tutto più semplice. Ma anche se non lo fosse sarebbe sufficiente ribaltare il discorso e mettersi d'accordo su un punto: il rispetto della volontà popolare. Lo stesso rispetto, per intenderci, che Verdi e socialisti pretendono dopo aver vinto l'iniziativa sui salari minimi domenica scorsa. Come dopo il 9 febbraio, anche da questo lunedì, c'è chi sta mettendo le mani molto avanti per quanto riguarda l'applicazione della decisione presa dal popolo ticinese. Il rispetto della volontà popolare sempre e comunque. Questo potrebbe essere il punto di convergenza da cui ripartire, al di là delle legittime differenze di opinione su contingenti o altro.   

Eppure più ragioniamo di ipotesi più ci sembra di scivolare nel Mondo di Philip K. Dick. Se con una mano rimaniamo aggrappati alla realtà ci convinciamo che non se ne farà niente. E con un sorriso ci sovvengono alla mente gli epici scontri tra Savoia e Ghisletta quando battagliarono con la mazzo chiodata sul carbone di Lünen. Oggi i due vanno a braccetto e forse dietro le quinte tessono un'alleanza per l'area progressista di domani. Da quel voto sono passati quattro anni. Quanti ne serviranno per un'idea di centrosinistra in Ticino?

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