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19.12.2015 - 11:140
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Zeman spara a zero sulla Roma: "I calciatori fanno quello che vogliono, ne avevo sempre dodici sul lettino e due bloccati sul Raccordo Anulare"

Bordate al vetriolo dell'attuale tecnico del Lugano sulla sua ex squadra che sta attraversando una grave crisi di risulati: "Eravamo diversi, io e la società, nell’analizzare le vicende, nell’osservare le situazioni. Io privilegio la professionalità"

LUGANO/ROMA - "A Roma i calciatori fanno quello che vogliono". Firmato Zdenek Zeman. Il tecnico del Lugano, intervistato dal Corriere dello Sport, spara a zero sulla sua ex squadra. Nel mirino del boemo giocatori e dirigenti giallorossi con cui Zeman ha lavorato ha lavorato nella stagione 2012-2013, prima di venir esonerato. Il club giallorosso e il tecnico boemo non si erano lasciati per nulla bene. E interpellato sulla grave crisi di risultati che sta attraversando la Roma, Zeman ne ha approfittato per togliersi qualche sassolone dalla scarpa. "Io - ha detto l'allenatore - ho l’abitudine a costruire e stavamo cercando di farlo anche in quel caso. A Roma i calciatori fanno quello che vogliono, ne avevo sempre dodici sul lettino e due bloccati sul Raccordo Anulare e non mi andava bene. C’è un senso della professionalità che va tutelato, sempre, ed io a questo miravo". Ma a Zeman non fu consentito di portare il lavoro a termine, nonostante in quella stagione, nel periodo natalizio e con una squadra oggettivamente inferiore a quella attuale, si trovava a soli 2 punti dalla zona Champions: "E dunque la distanza, nei dialoghi - chiosa il boemo - non era rappresentata dai risultati: eravamo diversi, io e la società, nell’analizzare le vicende, nell’osservare le situazioni. Io privilegio la professionalità". "È concetto diffuso - ha detto ancora l'attuale tecnico del Lugano - che l’orientamento dell’organizzazione interna è mutata: un club ha interesse a tenere elevato il valore del proprio calciatore e questo induce a subirne certi atteggiamenti. Prima si parlava di gruppo, adesso domina l’interesse individuale e poi ci sono squadre nelle quali trovi dieci stranieri ed un solo indigeno: diventa tutto più complicato, perché sono estrazioni diverse, culture lontane, hanno bisogno di ambientamento". Infine, l'ultima stoccata al vetriolo: "Vedere le ultime partite è stato triste. Ho avuto modo di commentare la sfida con il Barcellona e non è stato semplice. Ci fossi stato io si sarebbe detto: le solite squadre di Zeman".
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