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Cronaca
29.04.2016 - 07:520
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'ombra della jihad sul Ticino. La storia di Abderrahim Moutaharrik, campione di kickboxing che si allenava a Canobbio. E il 'poema bomba' inviatogli dal Califfato: "Fai esplodere la tua cintura tra le folle"

Il 28enne di Lecco è stato arrestato ieri in un'operazione antiterrorismo

LUGANO/MILANO – Abderrahim Moutaharrik, 28 anni, nato in Marocco, a Beni Amir Est, ma cittadino italiano e residente a Lecco, il 25 marzo scorso era stato colpito da un divieto di entrata in Svizzera. Era sospettato di essere vicino al Califfato dello Stato Islamico.
Fino al settembre del 2015 Moutaharrik aveva frequentato quasi giornalmente il Fight Gym Club di Canobbio, dove si allenava sotto la guida dell’allenatore Andrea Ferraro, che ha dichiarato: "Su di lui non abbiamo mai avuto alcun sospetto". La pratica del kickboxing lo aveva portato per due volte alla conquista di un titolo svizzero nella sua categoria.
Abderrahim era solito salire sul ring con la maglietta nera di Daesh.

Ieri è stato arrestato insieme a sua moglie. Altre quattro persone (due latitanti) sono accusate con lui di terrorismo jihadista. L’operazione è scattata tra Lecco, Varese, Verbania e Milano e ha portato in carcere marocchini con cittadinanza italiana, alcuni dei quali avevano ricevuto dall’ISIS il preciso ordine di colpire l'Italia.

È la prima volta, hanno fatto sapere gli inquirenti, che vengono documentati messaggi personali indirizzati dal Califfato a individui residenti in Italia con l'incitamento a compiere atti di terrorismo.

Nel mirino: l'ambasciata d'Israele a Roma e il Vaticano. Il giudice per le indagini preliminari di Milano Manuela Cannavale ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei estremisti islamici, due dei quali sono latitanti, con l'accusa di "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale".

Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano in collaborazione con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sono state condotte dai carabinieri del Ros e dagli agenti dell'Ucigos e delle Digos locali. Nel mirino sono finiti in particolare Abderrahim e sua moglie, Salma Bencharki, 26 anni. La coppia stava organizzando un viaggio in Siria per unirsi al Califfato, portandosi dietro anche i figli di 2 e 4 anni, che adesso sono stati affidati ai nonni.

Ai due si sarebbe dovuto unire anche Abderrahmane Khachia, 33enne marocchino residente a Brunello, in provincia di Varese. Si tratta del fratello di Oussama Khachia, 30 anni, espulso nel gennaio 2015 dall’Italia e di cui è stata documentata l'uccisione in combattimento in Siria a inizio anno. Khachia, soprannominato “lo jihadista di Viganello” era stato espulso anche dalla Svizzera, proprio nel settembre 2015, come Moutaharrik.


In una conversazione intercettata dagli inquirenti il 6 febbraio scorso, Moutaharrik Abderrahim racconta a Khachia i suoi propositi: "Voglio picchiare (inteso come colpire, ndr) Israele a Roma. Sì, l'ambasciata". Per questo, aggiunge, "sono andato da un ragazzo albanese a Varese e gli ho detto di procurarmi una pistola, la volevo comprare da lui e forse lui si è insospettito di me e mi ha girato le spalle".

Il 25 marzo, sempre al telefono con Khachia, Moutaharrik dice: "Giuro che li attacco, sarò il primo ad attaccarli in Italia in questa crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l'attacco nel Vaticano con la volontà di dio".

Tra gli arrestati figura anche una donna, Wafa Koraichi, 24 anni, che abitava a Baveno, in provincia di Verbania) a pochi chilometri dal confine di Brissago. Suo fratello, Mohamed Koraichi, 32 anni, era partito per la Siria lo scorso anno con la moglie Alice Brignoli, di 39. Entrambi sono colpiti da un ordine di cattura, ma sono, appunto, latitanti. 
È stato proprio Mohamed Koraichi, insieme a un misterioso sceicco non identificato, ad aver inviato messaggi dalla Siria a Moutaharrik Abderrahim. L'8 aprile il kickboxer ha ricevuto anche una sorta di poesia, ribattezzata dagli inquirenti "poema bomba". Questo è il testo, contenuto nell’ordine di arresto:

"Fratello nostro Abderrahim! Questa poesia te la dedica lo Sceicco appositamente dalla terra del Califfato a Roma dove arriveremo, grazie a Dio, promessa sincera e certa, il titolo del poema, si chiama poema bomba. Ascolta lo Sceicco, colpisci! Dalle tue palme, eruttano scintille, e sgozza, che con il coltello, è attesa la gloria, fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo 'Allah Akbar', colpisci! (esplodi!) come un vulcano, agita chi è infedele, Affronta la folla del nemico, ringhiando come un fulmine, pronuncia 'Allah akbar' e esploditi! o leone! che non si abbassa (non si piega), questa é la brigata della gloria, che vince, questo é il nostro califfato, ritorna in cima, ridà all'islam la sua gloria, i suoi battaglioni che hanno scosso le vicinanze e sono andati ad annientare gli infedeli senza cedere.

Cancellare i confini che ci hanno decimato e riunirci dopo lo spargimento e l'allontanamento in ogni paese fortemente e concedere al falco gli eroi dei nemici. Oh stato islamico! Accendi il fuoco sulla folla affluente, versa sulla testa del crociato granate, non aver mai pietà finché non si spezza, nessuna vita tranne quella di un popolo che ha combattuto per Dio, il suo vero combattimento o come ha ordinato, guadagna il paradiso, come i primi combattenti e vai verso, oh Abderrahim, la gloria! Che chiama chi va verso essa. Grida Allah akbar".

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